29 Marzo 2024

L’Angolo Letterario: a cura dott. Carlo Contaldi

INIZIO IIa PARTE

Riprendiamo … dicevo Sdegno a parte.

La mia dedizione alla poesia nasce molti anni fa quando scelsi di scrivere non un racconto della mia vita o romanzi o altro di simile ma scrivere, semplicemente (senza intenzione di pubblicare, preferisco ascoltare più che dire) su quello che è ed era il mio invisibile o come amo definire l’inconscio il mio/nostro “estraneo”; oggi, comunque, si direbbe: lo psichismo.

Il primo titolo che diedi al mio libretto (mai pubblicato) fu suggestivo, lo intitolai semplicemente: “C.P.” che significa appunto “Cultura psichica”.  All’epoca (parlo del periodo della mia preadolescenza-adolescenza) si era intrisi di onnipotenza si era convinti che la materia fosse tutto e dunque ero convinto che lo psichismo fosse come un muscolo, bastava allenarlo per rinforzarlo (parafrasavo il termine cultura fisica = C.F.).

In realtà ero in linea con lo strutturalismo scientifico, tutto italiano, dell’epoca; la psiche veniva identificata con il cervello.

Il concetto di cultura psichica mi fu un po’ più chiaro, poi, con il passar degli anni: ricercare esercizi sul come migliorare se stessi rileggendo quell’estraneità dalla propria psiche. Lo scopo del libretto fu quello di incontrare “l’estraneità” che era in me (non è un gioco di parole) ma come farlo?

Agli inizi pensai di farlo con la scrittura, confrontandomi con altri poi con la poesia e ancora ricercando verbi, aggettivi, neologismi, parole che da sempre hanno sedotto il mio intelletto, hanno entusiasmato le mie emozioni seppur, spesso, hanno lasciato il sapore dell’incompiuto e dell’inganno! Da allora in poi capii che bisognava affiancare, a questo strutturalismo della psiche, concetti ben più ampi provenienti dalla poesia, dalla letteratura abbracciando temi cari alla filosofia, alla saggezza orientale e occidentale di natura non materiale, insomma.

Partendo, allora, dalla struttura (neuroanatomia e psicofisiologia) sono giunto ai testi antichi e alla stessa psicologia (a metà tra ciò che si vede e ciò che non è visibile ) dove “I rimossi della psiche sono polvere lasciata sotto il tappeto” bisognava, a mio parere, trovare il nesso mirabile tra poesia e psiche perché ero convinto che da questo nesso potevano esserci anche delle soluzioni terapeutiche.

Sapevate, per esempio, che Carl Gustav Jung fu uno dei primi a sostenere che la poesia potesse aiutare nelle terapie, nella cura della psiche?

Pensai, così, che la poesia (letta o scritta) era come un alimento come cibo per la mente e per la psiche. Cosa fare? Bisognava non accantonare ma rivisitare quell’ateismo scientifico che mi ero costruito nel corso degli anni, per

poi edificarlo con lo studio dei “Sapienziali” ovvero i testi classici, testi di cultura (appartenenti ad altri popoli) testi di medicina (Ippocrate, Paracelso), o di antiche tecniche di ricerca o di filosofia, religione purchè sempre rigorosamente affiancati dall’impronta scientifica e biologica.

Nel frattempo il verseggiare non mi abbandonava e continuavo particolarmente in quei momenti in cui il sonno della ragione (parafrasando Goja) lasciava spazio all’eterea creatività!

Appuntavo tutto ciò che era di mio interesse con la lettura, nello studio o anche semplicemente mentre ascoltavo discorsi fra gente comune (per strada) con amici, in treno ed occasionalmente in qualche viaggio … io appuntavo tutto in modo quasi ossessivo.

Il sonno della ragione genera mostri io non sono molto convinto di questa frase costruita per far paura a chi vorrebbe isolarsi e immergersi nel mondo del creativo in un mondo fatto di solitudine, riflessione, incontro più che scontro con se stessi.

Ricordo con nostalgia la mole di appunti che in tre-quattro giorni riuscii a scrivere mentre ero ospite nella capanna di un vecchio pescatore e custode di barche (a mio parere una delle più sagge persone che abbia mai incontrato; quello fu uno di quei pochi momenti in cui mi trovai in un mondo in cui la solitudine non mi dava la sensazione di esser solo ) … fui attratto subito dal suo modo semplice, schietto e ammantato di oculato discernimento che aveva nel raccontare la sua vita, le sue esperienze e i fatti in generale anche di cronaca, la sua esposizione, le sue considerazioni erano di una chiarezza disarmante che non necessitavano di critica, osservazione o aggiunte perchè pregne di saggezza popolare.

La poesia, infatti, è prima di tutto motivo di riflessione, di incontro con sé stessi e con gli altri (come accennato precedentemente) d’altronde è pur vero che la poesia deve creare l’atmosfera per la giusta emozione!

Alla fine, semplificando, potremmo sintetizzare così gli scopi della poesia: riflessioni ed emozioni.

John Steinbeck aforismava: “chi scrive ha il dovere di illuminare, incoraggiare e dare sollievo alla gente che legge ”!

Io non ho questa pretesa, anche se penso da sempre che leggere, poesie in particolare, predispone l’animo a conquistare una forza che diventa sempre più reale, un’arma che potrebbe essere risolutiva soprattutto quando la lotta nell’affrontare i nostri invisibili nemici diventa tormento.

Carlo

POSTILLA * Tutto ciò che rilassa può avere effetti antistress e dunque essere usato nelle patologie determinate o che sostengono lo stress: passeggiate, ginnastica, preghiere oppure la musica soprattutto quella che fa riferimento alla nostra gioventù o a qualche bel ricordo e dunque anche la poesia aiuta il nostro sistema nervoso, la nostra mente e come se “lavasse” la nostra psiche. Usando un termine medico si dice che drena le nostre tossine facendoci sentire meglio!

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