16 Maggio 2024

Contro la Direttiva Bolkenstein: La giusta lotta per la protezione delle concessioni demaniali marittime

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di Gianfrancesco Caputo

Nel vasto panorama normativo europeo, la Direttiva Bolkenstein spicca come un faro controverso, suscitando dibattiti accesi e preoccupazioni diffuse, soprattutto per quanto riguarda le concessioni demaniali marittime, vitali per il settore turistico e ricreativo. Questa direttiva, pensata per promuovere la libera circolazione dei servizi all’interno dell’Unione Europea, ha spesso suscitato preoccupazioni per la sua presunta minaccia alla sovranità nazionale e alla tutela degli interessi locali. In particolare, le concessioni demaniali marittime si trovano ora al centro di un dibattito acceso, poiché la loro protezione e proroga sono fondamentali per la vitalità economica e turistica di numerose regioni costiere europee.
Le concessioni demaniali marittime rappresentano un’importante fonte di reddito per le comunità locali, consentendo lo sviluppo di infrastrutture turistiche e ricreative che attraggono visitatori da tutto il mondo. Tuttavia, la Direttiva Bolkenstein minaccia di compromettere questo equilibrio fragile, aprendo la strada alla privatizzazione e alla speculazione a scapito delle comunità locali e dell’ambiente marino.
Uno degli aspetti più controversi della Direttiva Bolkenstein è la sua enfasi sulla concorrenza libera e non distorta. Sebbene la concorrenza possa portare benefici in alcuni settori, nel caso delle concessioni demaniali marittime rischia di mettere a repentaglio la diversità e la qualità delle offerte turistiche. Inoltre, la liberalizzazione potrebbe favorire i grandi gruppi economici a discapito delle imprese locali, minando la ricchezza culturale e l’autenticità delle destinazioni costiere.
La proroga delle concessioni demaniali marittime è un tema di grande rilevanza, in quanto molte strutture turistiche e ricreative richiedono investimenti a lungo termine per garantire la loro sostenibilità economica e ambientale. La Direttiva Bolkenstein, tuttavia, non offre garanzie sufficienti per proteggere questi investimenti a lungo termine, lasciando le concessioni demaniali marittime vulnerabili alla perdita di valore e alla destabilizzazione economica.
Invece in riferimento a beni che, pur appartenendo al demanio marittimo, sono destinati a scopi diversi da quelli turistico-ricreativi, cioè non riguardano le specifiche fattispecie indicate, corrispondenti in sostanza alle spiagge suscettibili di insediamento di stabilimenti balneari, in riferimento a beni siffatti, non destinati ad uso turistico-ricreativo, un divieto di proroga generalizzato non si giustificherebbe né alla luce delle ragioni giustificatrici addotte dalla giurisprudenza europea (il cui riferimento tipologico è a una diversa categoria di beni, ossia quelli costieri a destinazione turistico-ricreativa) né in riferimento alla effettiva intrinseca consistenza degli stessi, che costituiscono un insieme eterogeneo definito solo negativamente (non turistico-ricreativo).
Per tutte queste ragioni, è urgente respingere la Direttiva Bolkenstein e adottare misure che garantiscano la protezione e la proroga delle concessioni demaniali marittime. Cosi come ha fatto il Comune di Mondragone, il quale ha deciso di prorogare la validità delle concessioni balneari fino al 31 dicembre 2025. Si tratta di una delle pochissime amministrazioni comunali che ha tenuto conto della proroga di un anno approvata lo scorso febbraio dal governo Meloni. A febbraio 2023 l’attuale esecutivo, con il decreto milleproroghe, ha spostato di un anno le date della legge 118/2022, modificando la scadenza delle concessioni il 31 dicembre 2024 e il termine ultimo per effettuare le gare il 31 dicembre 2025. Tuttavia, pochi giorni dopo una sentenza del Consiglio di Stato ha dichiarato invalida questa norma, ritenendola una proroga automatica ai medesimi titolari e perciò in contrasto con il diritto europeo. Nella sua sentenza in adunanza plenaria di novembre 2021, Palazzo Spada aveva ulteriormente ribadito che nessun rinvio della scadenza oltre il 31 dicembre 2023 sarebbe stato valido: anche per questo, i Comuni costieri italiani non hanno tenuto conto delle date modificate dal decreto milleproroghe, rimanendo fedeli alla stesura originale della legge 118/2022. Ha fatto eccezione, appunto, il Comune di Mondragone, che invece ha approvato una delibera per spostare la scadenza delle concessioni nel suo territorio al 31 dicembre 2025. Nello specifico, con una serie di linee di indirizzo, il Comune di Mondragone ha istruito il responsabile dell’area tecnica a valutare le difficoltà nell’espletare la procedura e, se necessario, a prorogare il termine di scadenza delle concessioni esistenti fino al 31 dicembre 2025. Fino a questa data, afferma la delibera, l’occupazione dell’area demaniale da parte dei concessionari uscenti è considerata legittima. Fonte: MondoBalneare.com
Ecco come gli enti locali dovrebbero agire, con coraggio, i comuni costieri del Golfo di Policastro avranno il coraggio che ha legittimamente avuto il Comune di Mondragone? Si adotteranno le misure adeguate a protezione delle nostre imprese balneari e delle imprese che pur non essendo balneari rendono un servizio occupando un’area demaniale marittima? Oppure prevarranno oscuri interessi estranei al benessere delle comunità locali?
Queste misure dovrebbero essere basate su principi di sostenibilità economica, sociale ed ambientale, assicurando che le comunità locali abbiano voce in capitolo nel processo decisionale e che gli investimenti a lungo termine siano adeguatamente protetti. Solo così sarà possibile preservare la bellezza e la diversità delle nostre coste, garantendo nel contempo un futuro sostenibile per il settore turistico e ricreativo europeo.

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