8 Ottobre 2024

I guai infiniti del cocco di nonno Gianni

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PASQUALE SCALDAFERRI

ella guerra perenne sull’eredità di Gianni Agnelli si registra un altro punto a favore della figlia Margherita.
La procura di Torino ha chiesto e ottenuto un sequestro di beni preventivo per 74 milioni di euro nell’ambito dell’inchiesta che ruota intorno all’eredità di Gianni Agnelli.
Il provvedimento riguarda i fratelli John, Lapo e Ginevra Elkann, il commercialista Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs Robert von Gruenigen.
Il sequestro è stato disposto dal gip del tribunale piemontese ed è finalizzato alla confisca, anche per equivalente, di beni mobili e immobili fino a 74,8 milioni.
A eseguire il decreto restrittivo è stato incaricato il nucleo di polizia economico-finanziaria di Torino della guardia di finanza.
Il fascicolo è aperto per dichiarazione fraudolenta e truffa ai danni dello Stato.
È dal 2003 che la disputa legale si è trasformata in un nauseabondo contenzioso famigliare. E ora, grazie al pool del procuratore Marco Gianoglio con i pm Bendoni e Marchetti, emergono accuse fiscali, opere d’arte scomparse, altresì indagini su società svizzere. E poiché quando si parla di Agnelli non può mancare mai il gioiello sportivo della casa, ecco che nel mirino degli investigatori non poteva non esserci il presidente della Juventus, Gianluca Ferrero, commercialista, secondo gli inquirenti reo come gli altri indagati di dichiarazione infedele, che sfocerebbe in un filone penale-fiscale-tributario.
Le preoccupazioni
dell’incipriato mendace della decadente real casa erano evidenti da mesi, direttamente proporzionali alle dichiarazioni intese a distrarre l’opinione pubblica, sfociate nella pervicace e solenne opera di “nipotuccio” smemorato.
Immemore degli incidenti (eufemismo) sesquipedali dell’azienda,.
John Elkann, figlio di Alain e Margherita Agnelli -marito e moglie dal 1975 al 1981- fratello dell’esuberante Lapo e della produttrice cinematografica Ginevra, è stato sempre più imbarazzante nelle uscite pubbliche, anche quando rilasciava interviste ai giornali amici, con i “reggimicrofono” in servizio permanente effettivo.
In una sequela di comunicazioni alle testate di cui è proprietario, l’esterrefatto principino creato in provetta, ha con smaccata improntitudine presentato la sua famiglia “capace di scelte decisive in momenti cruciali, anche nel 2003 nonostante attacchi molto duri dall’interno e dall’esterno, con il sistema bancario e finanziario che da sempre aveva beneficiato della Fiat e che in quel momento non ci ha sostenuto”.
Peccato che il damerino impomatato, amministratore delegato di Exor, società di investimento a capitale variabile, gigioneggiando dall’alto del suo sontuoso patrimonio stimato di 2,1 miliardi di dollari -che lo colloca al 1580° posto nella graduatoria di persone più ricche al mondo secondo la rivista statunitense di economia “Forbes”- tradiva una smisurata superficialità, evidentemente disinformato o scientemente malinformato, essendo all’epoca dei fatti un 27enne poco avvezzo alle questioni di famiglia.
Ben altro stile aveva il suo trisavolo Giovanni Agnelli -fondatore dell’impero l’11 luglio 1899- senatore del Regno d’Italia nella XXVI legislatura, il quale sarebbe arrossito davanti al pronipote, reticente e svagato quando fa finta di non ricordare il prestito da tre miliardi per salvare la Fiat, agli albori di questo secolo, negando il supporto ricevuto dalle banche, nonché il sostegno più che trentennale attraverso le partecipazioni statali.
Salasso che lo Stato, cioè ogni cittadino che paga le tasse, ha dovuto sobbarcarsi per sfuggire al consueto ricatto occupazionale dei maggiorenti aziendali.
Forse il senso di disorientamento, la palese confusione nel formulare un ragionamento in modo intelligibile e rapido o la mente ottenebrata scaturivano dall’inquietudine di questo ennesimo ciclone familistico-giudiziario deflagrato in queste ore, con la diàtriba che contrappone i tre germani alla mamma Margherita.
La figlia di Gianni – già esclusa dai gangli vitali dell’impero- ha impugnato il testamento della madre vedova, Marella Caracciolo, che ha indicato i tre nipoti come suoi unici eredi.
Esclusa di fatto dalla cassaforte di famiglia, la pugnace Margherita rivendica -attraverso i suoi legali- come la giurisdizione di competenza rappresenta l’aspetto dirimente della questione: Torino e non la Svizzera.
Poiché la madre è morta in Italia il 23 febbraio 2019 e vista la diversità di legislazione tra i due Paesi (in Italia è possibile impugnare il testamento, in terra elvetica no), i legali di Margherita continuano a dare battaglia per far invalidare i tre testamenti di Donna Marella.
L’ obiettivo è vincere la disputa legale per assicurarsi la “legittima”, quota spettante agli eredi diretti, ovvero il 50% dei beni.
Il tutto mentre il figlio Lapo -quello che nel 2016 si fa arrestare in America per simulazione di rapimento, reato pesantissimo negli Usa, dopo un festino a base di droga e sesso a Manhattan in compagnìa di un transessuale, nel 2020 finisce nella rete della polizia italiana per eccesso di velocità su una Ferrari e successivamente viene fermato perché trovato in possesso di cocaina- con ragionamenti annebbiati e contorti, ha provato vanamente a rincarare la dose, definendo la mamma “autodistruttiva e autolesionista, colpevole di aver diviso la famiglia in due”.
Un discorso evidentemente surrettizio e stupefacente, simile soltanto alle farneticanti affermazioni di aver subito abusi sessuali all’età di 13 anni e di essere stato mandato a studiare in un collegio di gesuiti.
Circostanza prontamente smentita dall’ordine religioso cattolico.
Insomma, un perfetto modello di spergiuro in cachemire.
Ecco perché, in attesa di ulteriori, clamorosi sviluppi giudiziari che potrebbero provocare altri movimenti tellurici nella famiglia più lacerata d’Italia, il damerino del Lingotto è sempre più scosso dalle continue e infinite fibrillazioni che segneranno anche il suo fortunato percorso professionale.
Una stagione che potrebbe vaticinare infausti scenari.
Di qui le inenarrabili castronerie, la sfrenata agitazione, le analisi taroccate, le confessioni fallaci, i vaneggiamenti intellettuali, le deliranti espressioni lessicali e i vuoti di memoria del cocco di nonno Gianni, patrocinato dai falsi storici deliberatamente prodotti dagli zerbini dell’untuoso circuito mediatico.

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