27 Luglio 2024

Rubrica “Il Taccuino di Baudelaire” di Giovanni Farzati

Comunicazione da tutti a tutti
Uliveti a rischio,  la Turchia se li tiene cari i suoi ulivi; non il confine siriano e neanche la guerra al terrorismo separatista curdo del Pkk. Questa volta le forze speciali turche si trovano impegnate nella difesa di 12 milioni di ulivi nei territori della costa egea di Balikesir ed Edremit.

Agi – La decisione è stata presa di concerto dal ministero dell’agricoltura e della Difesa e arriva all’inizio della stagione del raccolto.

Proprio in questo momento dell’anno infatti si moltiplicano i casi di furto nelle immense distese di alberi di ulivo di un territorio al confine tra due province; un’area che può vantarsi di contribuire con il 10% alla considerevole produzione nazionale turca. Una produzione che l’anno scorso ha polverizzato il record di 263 mila tonnellate del 2017/2018 con un nuovo primato di ben 421 mila tonnellate. Risultato, o meglio frutti, di una strategia in ambito agricolo che ha fatto salire il numero di alberi di ulivo nel Paese dai 90 milioni del 2002 ai 192 milioni attuali e ha portato la Turchia al secondo posto al mondo per produzione.

L’area al confine tra Edremit e Balikesir non è nuova a furti di questo tipo in questo periodo, tuttavia quest’anno il numero di denunce è moltiplicato e la gendarmeria, competente nelle aree rurali, ha chiesto aiuto. Sono infatti notevoli le difficoltà nel controllo di una distesa di alberi tanto vasta. Da qui la decisione di dispiegare le forze speciali, impegnate in turni di pattugliamento 24 ore su 24 e in un monitoraggio del territorio che comprende l’utilizzo di droni e telecamere a rilevazione termica che consentono il controllo notturno.

Metodi che l’esercito turco ha utilizzato in contesti di difesa della sicurezza nazionale e nella protezione dei confini, messi al servizio stavolta dell’agricoltura. Una decisione drastica che arriva dopo un altro provvedimento a sorpresa: lo scorso agosto il governo turco ha sospeso l’export di olio d’oliva fino a fine novembre. Una decisione che il governo turco pare intenzionato a prorogare. Ulteriore prova di quanto le olive siano diventate un bene prezioso e un fattore importante per l’andamento della zoppicante economia turca, vittima di un’inflazione cavalcante.

Raccolta olive
In base a quanto reso noto dal ministero del Commercio di Ankara, a partire dall’inizio di giugno il prezzo per i prodotti derivati dalle olive in Turchia ha subito un aumento del 102%. Un dato che impressiona, alla luce del fatto che in Turchia nell’ultimo anno la produzione di olio d’oliva ha fatto registrare un incremento del 62%. Il crollo delle precipitazioni soprattutto in Italia e Spagna ha però fatto aumentare vertiginosamente la domanda nei confronti dell’olio e delle olive turche e di conseguenza causato un’impennata nei prezzi all’interno del Paese.

Il ministero del Commercio turco ha inoltre sottolineato la preoccupazione legata al fatto che Spagna e Italia rimettano in vendita come proprio l’olio turco, dopo averlo lavorato e imbottigliato. Secondo l’International Olive Council la mancanza di piogge avrebbe abbassato la produzione di olio d’oliva di Spagna e Italia del 20% nel biennio 2022-2023. Una circostanza che ha favorito l’export dei prodotti turchi, aumentato tra novembre e luglio scorso del 240% (136 mila tonnellate). Aumento dei prezzi che ha spinto il governo a prendere queste decisioni senza precedenti.

L’editoriale di noantri

Si chiama Nell Steimberg; del Chicago Sun Times; alla domanda: quando finirà il conflitto tra Israele e Hamas; ha risposto: ” forse andrà avanti per 50 o 100 anni, un ciclo infinito, siamo ancora nella fase dello stock e del dolore”; speriamo che questa previsione sia totalmente sbagliata.

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