27 Luglio 2024

di Stefano Cazzato

Si può anche non essere d’accordo con le conclusioni di questo libro, soprattutto se il la prospettiva di chi legge è quella del credente, e non solo del credente istituzionale, ma di chi professa una fede sincera, personale, sostenuta da una sua particolare visione

del mondo. Ma certo è che questo è uno studio importante, accorto, multidisciplinare, su un tema controverso, e proprio perché di un tema controverso si tratta è bene sentire con attenzione tutte le voci.

Del resto c’è una lunga tradizione di pensiero laico e agnostico, nemico del fanatismo e dell’integralismo, entro cui questa voce, (quella di Roberto Sabatini, sociologo di lungo corso con all’attivo molte ricerche sul campo) si inserisce. Per ribadire la necessità di emanciparsi dal sacro dopo secoli di dipendenza.

“La sclerosi dei comandamenti divini, delle leggi calate dall’alto dai poteri forti, degli obblighi imposti con la forza, con la violenza, con l’arroganza, ha superato il suo tempo – scrive Sabatini – e invaso epoche in cui da tempo avrebbe potuto essere eliminata”.

A una parte decostruttiva, condotta con toni argomentativi, il libro ne accompagna una propositiva a partire dalla quale non credenti, credenti e credenti di diverse religioni possono provare, nonostante le differenze, a costruire un dialogo produttivo.

Ed è la parte, che ritorna con insistenza in molte pagine del libro, in cui l’autore tratta la questione della possibile autonomia della morale dalla religione che possiamo così sintetizzare: si può fare il bene anche senza avere una fede; si può lavorare per il progresso dell’uomo anche a partire da un’etica senza Dio.

“Uno sguardo anche distratto alla storia complessiva della nostra specie sarebbe sufficiente per rendersi conto dell’indipendenza della morale dalla religione, della indispensabilità sociale della prima e della sua maggiore universalità: ci sono persone che non credono in nessuna manifestazione del soprannaturale ma, tranne una minoranza patologica di psicopatici, non ci sono categorie umane prive di sensibilità, empatia e riflessione etica.”

E’ questa empatia che, per dirla con Nietzsche, il filosofo della morte di Dio, ci rende uomini, molto uomini.

Roberto Sabatini, Umano, molto umano, Dalla dipendenza all’emancipazione dal sacro, Tempesta, pp. 461, euro 22.00

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