27 Luglio 2024

Quella volta che il Giro d’Italia fece tappa a Sala Consilina

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Quella volta che il Giro d’Italia fece tappa a Sala Consilina

Lettera aperta ad un campione del passato

Gentile Giuseppe Saronni,

siamo un gruppo di persone che vivono a Sala Consilina, in provincia di Salerno. È con piacere che le scriviamo questa lettera: con essa intendiamo manifestarle la nostra stima ed la nostra gratitudine per ciò che lei durante la sua luminosa carriera di ciclista ha rappresentato per noi, adolescenti dei primi anni ’80 del secolo scorso. Eravamo ragazzi semplici, forse ingenui, di certo sognatori. Riuscivamo ad accontentarci di poco e a fantasticare per niente. Chiedevamo timidamente e nutrivamo riconoscenza nei riguardi di chi ci donava qualcosa.

Se è vero che lo sport è una metafora della vita e, in quanto tale, formidabile esempio di crescita e formazione, non abbiamo alcuna esitazione a dirle di essere stati educati ai valori più alti e nobili tifando per lei che lottava con lealtà e che non mollava mai; che rispettava i suoi avversari e che manifestava in ogni occasione la calma dei forti.


L’ex campione di ciclismo Giuseppe Saronni

È passato molto tempo da allora, ma nella nostra mente risuona ancora chiara l’inconfondibile voce del telecronista Adriano De Zan, cantore delle sue gesta in un periodo nel quale i pochi eventi sportivi trasmessi in televisione avevano un fascino particolare, a differenza di ciò che capita oggi dove le logiche degli sponsor e degli ascolti hanno determinato un’inflazione dell’offerta, proposto format nuovi ed indirizzato diversamente le scelte dei telespettatori. Con questo non vogliamo cadere nella trappola di sterili sentimentalismi, ci limitiamo a riportare la nostra personale esperienza ricordando quant’era bella l’attesa delle corse nelle quali lei gareggiava; la sottile eccitazione che avevamo seduti davanti alla TV accesa e la partecipazione con la quale seguivamo i suoi duelli con il rivale storico Francesco Moser.

In quegli anni il nostro paese iniziava a trasformarsi e ad ingrandirsi. Nascevano palazzi, aprivano negozi e si insediavano uffici a scapito dell’agricoltura che da sempre aveva rappresentato la principale fonte di sostentamento per la gente del luogo. Noi ragazzi eravamo spettatori e attori di questo cambiamento; vivevamo in uno scenario che mutava e nel quale credevamo fosse racchiuso il mondo intero. Poche erano le cose capaci di spingerci a guardare oltre, al di là delle alte montagne che delimitano la nostra valle e che sembrava limitassero anche i nostri pensieri. E tra queste poche cose c’erano gli eventi sportivi che, con i loro protagonisti, sollecitavano conoscenze e curiosità, accendevano fantasie e entusiasmi. Per noi lei era l’eroe di una favola. Ci appassionavamo alle sue imprese; ne condividevamo le emozioni e persino la fatica. Tutto ci sembrava bello e promettente. Il resto non ci interessava, ed in fondo era giusto così. Perché eravamo felici.


Scorcio di Sala Consilina agli inizi degli anni Ottanta

Impossibile perciò dimenticare quella volta che il Giro d’Italia giunse a Sala Consilina, trasferendosi da Potenza e diretto a Cosenza. Correva l’anno 1981. Eravamo nell’albergo dove avevamo saputo che lei alloggiava insieme alla sua squadra. Eravamo venuti apposta per incontrarla e la fortuna ci fu propizia. Imbruniva, era quasi ora di cena. Ad un certo punto nella hall la porta dell’ascensore si aprì e lei ci comparve davanti. La salutammo, lei ci rispose e questo bastò a farci rimanere senza parole, come se vederla di persona avesse reso più concreti e realizzabili anche gli altri sogni che avevamo; come se avesse legittimato ogni speranza che custodivamo nei nostri cuori, mentre il mondo finalmente si apriva in modo completo e definitivo a scenari nuovi e pieni di sorprese.

Se siamo diventati uomini migliori lo dobbiamo anche alla sua umanità e all’esempio che ci ha dato. Di questo, oggi come sempre, le siamo profondamente grati.

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