29 Marzo 2024

E hanno la sfacciataggine di parlare ancora?

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Di Pasquale Scaldaferri

Il grande Paolo Ziliani, con un inconfutabile articolo, spiega come sono stati vinti tutti gli scudetti juventini dal 2012 al 2020. Non abbiamo tempo, altrimenti ricorderemmo gli altri misfatti perpetrati dal dopoguerra ad oggi.

D’ acchito rimembriamo il 1973: Milan depredato all’Olimpico contro la Lazio, con un gol regolarissimo di Chiarugi, annullato dall’arbitro Concetto Lo Bello, ribattezzato allo “Zaccheria” di Foggia, in una delle sue scomposte esibizioni, con l’epiteto “Duce Duce”. Quel Milan del Paròn Nereo Rocco doveva espiare il coraggio delle idee, la libertà di pensiero e la guerra al già incancrenito sistema-Juve di un uomo perbene, classe cristallina, il più grande calciatore italiano di quel tempo: Gianni Rivera.
1981, i famigerati centimetri di Turone. La Roma di Liedholm espugna il campo della Juventus, ma la rete del libero giallorosso viene annullata da Bergamo di Livorno, venticinque anni dopo coinvolto nella calciopoli juventina, insieme con il suo “compagno di merende” Pairetto di Torino. 1982: la meravigliosa Fiorentina di Picchio De Sisti è a un passo dal traguardo scudetto, ma a Cagliari viene stroncata dal gol regolarissimo non concesso a Ciccio Graziani. Anche in quella occasione lo scudetto fu donato al team del sedicente avvocato, per la gioia dei belanti “reggimicrofono” e dei mistificatori tanto al chilo.
Sul campionato 1998 è stata scritta una letteratura inerente all’ ignominioso comportamento dello scarso arbitro Ceccarini di Livorno, che ebbe l’ardire di non concedere un sacrosanto rigore a Ronaldo -quello vero, non il “truccato” portoghese- per assegnarne uno alla squadra bianconera sul ribaltamento dell’azione, tra lo sconcerto generale e l’indignata disapprovazione di un galantuomo del calcio, gentleman della panchina: Gigi Simoni.
Grazie al bravissimo Paolo Ziliani che ci ha offerto questa ennesima pagina con i soliti attori protagonisti della formidabile e irraggiungibile società di calcio più perdente d’ Europa.

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