27 Luglio 2024

Editoriale di Francesco Sampogna

Erano le 19:34 del 23 novembre 1980 quando un terremoto di magnitudo 6.9 sconvolse la vita di migliaia di persone.

Era una tranquilla domenica sera. In tv la differita di Inter – Juventus. All’improvviso un boato, poi il buio.

La terra tremava, era impazzita, le pareti di casa sembravano toccarsi; più di un minuto di terrore, la gente stordita era in strada, tutti a correre.

Erano le 19.34 del 23 novembre 1980

Dopo oltre 42 anni, si aspetta ancora la completa ricostruzione arenata nella burocrazia.

Una data segnata dalla tragedia, dalla catastrofe – 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti.

La Campania, il Cilento, il Vallo di Diano, parte della Basilicata e soprattutto l’Irpinia erano in ginocchio, disarmati dinanzi a cotanta ferocia dettata dalla natura.

Il titolo del Mattino di Napoli del 26 novembre, ben tre giorni dopo il terremoto,è rimasto emblematico, un simbolo, diventato un opera d’arte, come qualcuno l’ha definito, con il grido FATE PRESTO in prima pagina.

Per novanta interminabili secondi la terra tremò senza pietà. Morirono bambini, anziani, donne, uomini. Ma non morì la speranza dei tanti soccorritori, che dopo il drammatico ma duro appello in tv del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, si recarono nelle zone colpite dal sisma.

Lo stesso Presidente, anzi come a me piace definirlo “IL PRESIDENTE”, Sandro Pertini si recò immediatamente sul posto, per rendersi conto delle conseguenze prodotte: dal suo elicottero osservò un mare di macerie che si estendeva per chilometri, lì dove prima sorgevano case, scuole, chiese ed edifici pubblici. Un paesaggio spettrale rotto dalle urla di madri che chiamavano i figli e dalle comunicazioni tra i soccorritori alla disperata ricerca di sopravvissuti.

La comunità che ha pagato il prezzo di sangue più alto è stata quella di Sant’Angelo dei Lombardi: 482 vittime e il 90% del tessuto urbano raso al suolo. Un paese sparito d’un colpo come tanti altri.

Immediato il via alla ricostruzione, sin dalla primavera del 1981, ma si aprirà per la storia di queste terre e della nazione tutta un altro amaro capitolo. Una pioggia di miliardi di vecchie lire, versata dalle casse dello Stato, verrà intercettata dalla meschina volontà di speculazione di un’ampia parte della politica, in combutta con la criminalità organizzata locale. Passarono i mesi, gli anni, la speranza era animata dalle promesse e dal fiume di denaro che arrivava per la ricostruzione ma, ahimè, scivolava via come un’anguilla a chi cerca di pescare a mani nude in un torrente.

Dopo oltre 40 anni, siamo ancora a guardare l’orizzonte, aspettando la completa ricostruzione che si è arenata nella burocrazia di un’Italia sconfitta ancora una volta dalla sua politica. In ultimo un intervento recentissimo del ex presidente della Provincia Strianese: «La capacita che abbiamo avuto di risollevarci da quel terribile momento ci deve guidare a rialzarci da un’altra ferita profonda: una pandemia che ha fatto vittime innocenti, che ha distrutto un tessuto sociale ed economico, sulla quale quindi siamo chiamati tutti a intervenire con grande responsabilità. Come siamo ripartiti dopo il terremoto del 1980 così dobbiamo ripartire ora. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) affida a Province e Comuni il compito di programmare e gestire gli interventi che verranno finanziati per i territori. Ognuno di noi con il proprio ruolo, è chiamato in causa. Dobbiamo lavorare tutti compatti non solo per tutelare la salute pubblica dei nostri cittadini, ma per il futuro e il bene comune di donne e uomini, di lavoratori e famiglie. Abbiamo superato un terremoto terribile che ha segnato la nostra storiaconclude Strianesesono fiducioso che sapremo ricostruire e risollevarci anche dalla pandemia, a sostegno delle nostre comunità. Noi come Provincia di Salerno ci siamo»

Saranno, di certo numerose le iniziative che oggi ricorderanno, in lungo e in largo sui territori che ancora piangono i loro morti, che colpì la Campania e la Basilicata . I ripetuti movimenti sismici di quel 23 novembre 1980 provocarono con la distruzione di tanti piccoli ma vitali paesi, dei veri e propri presepi dell’Alta Irpinia, del Salernitano e della provincia di Potenza, circa tremila vittime, oltre 10mila feriti e il crollo di circa 80mila immobili nei 37 Comuni del cosiddetto “cratere” e il danneggiamento grave di circa 278mila edifici.

Un disastro umano, sociale, economico, produttivo immane e agghiacciante che fece urlare “IL PRESIDENTE” Pertini: “Fate Presto!”.

Sono state realizzate insieme alla ricostruzione abitativa, opere importanti come, il recupero delle piazze, degli edifici pubblici, di castelli, abbazie, ville, di musei e opere d’arte, di realizzazioni culturali e sociali di avanguardia. Ma è mancata una cosa importante, oltre a quella di essere riusciti a ridare un identità a paesi e cittadini che rischiavano di scomparire, è mancata l’industrializzazione e lo sviluppo. Una ulteriore occasione perduta per il Mezzogiorno. Ma non era un progetto in mano ai sindaci. Anzi. Oggi alla luce di tutto, va detto chiaro e forte che se oggi si è potuto sottolineare un risultato significativo nella ricostruzione del sociale è per merito essenziale dei sindaci e degli Amministratori. Amministratori che dal primo momento, scesi sul campo nei giorni disperati post-sisma sono stati in grado a far fronte alla faticosa impresa di avviare e realizzare “work in progress” la ricostruzione urbanistica e sociale di intere comunità che avevano perso tutto, meno che la speranza e l’amore per la proprie terra e le proprie origini. Grazi ai vari Sindaci che sono stati in campo con passione, determinazione e sacrifici che hanno combattuto contro i governi che si sono susseguiti, contro le continue burocrazie, con i finanziamenti insufficienti elargiti col contagocce, contro la Legge di Stabilità, contro le continue incomprensioni e le difficoltà trovate nel Parlamento e nei governi, tutti, oltre poi ai silenzi e indifferenza. Già in occasione del venticinquennale il risultato che colpì positivamente i sindaci italiani e volontari di tutta Italia che La Lega delle autonomie Campania invitò a visitare i Paesi del terremoto ricostruiti. Non credevano alla realtà, offuscati dalle notizie sull’Irpinia Gate relativa alle opere pubbliche e infrastrutture e decise, finanziate e governate dai commissari straordinari e non dai sindaci e dalle Amministrazioni locali. Quegli interventi sono stati tutti fatturati e liquidati.

Dal web:

Non è stato così per la ricostruzione “civile”.

Un esempio: gli ultimi stanziamenti sono stati adottati con le Finanziarie del 2007 e del 2008; il riparto del Ministero è del 2010; la delibera del Cipe , la numero 45 è del 2012! Tra finanziamenti e effettiva disponibilità delle risorse da parte dei Comuni, intercorrono dai 14 ai 20 anni. È una delle ragioni per cui la Ricostruzione è ancora incompleta .

Non sono bastati 42 anni…

Uno scandalo e un paradosso di marca italiana: i terremoti infiniti, senza tempo. Sono venti anni, infatti, che è immutato il dato del 94% finanziato e del 6% ancora da finanziare. Incredibile ma è la verità.

Importante per chiudere questa fase senza fine, l’impegno della Regione Campania.

È da sottolineare, infatti, per obiettività culturale, politica e di informazione, che l’iniziativa del Presidente De Luca di costituire una Commissione di pochi sindaci e ex amministratori “esperti” della Ricostruzione, per accertare e definire esigenze, modalità e tempi per completare la Ricostruzione, ha determinato una svolta e positivi risultati. Un contributo qualificato e appassionato da volontari generosi e disinteressati protagonisti della difficile ricostruzione in Campania.

Uno scandalo e un paradosso di marca italiana: i terremoti infiniti, senza tempo.

Riusciremo a scrivere: Fine!

Non ho voluto pubblicare foto della ricostruzione, ne delle opere fatte, ne tantomeno momenti che rievocano quel tragico vissuto di un popolo quello del nostro sud ma dell’intero popolo italiano, perchè sia un monito, alla macchina del soccorso, per dimostrare che dove c’è l’aiuto, il soccorso si salvano vite umane. Ma il monito principale va alla “POLITICA” alla politica scritta in maiuscolo, che faccia gli interessi dei cittadini, del popolo e che porti a compimento ciò che è stato iniziato sul sangue umano dei cittadini che in meno di 90sec. hanno trovato la morte, hanno perso il sogno di una vita, una casa, una famiglia… La politca cominci a dare delle risposte serie e certe e scriviamo FIne a tanti capitoli di storie di tragedia umana scritta, letta e riletta ma che ancora non ha avuto il suo degno epilogo….

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