Nuova direttiva del Parlamento Europeo contro le querele temerarie per proteggere i diritti umani dalle persecuzioni giudiziarie
di Pietro Cusati detto Pierino
Fine alla pratica intimidatoria che costituisce un attacco diretto alla libertà della stampa e all’indipendenza dei media,via libera alla nuova direttiva europea contro le querele temerarie volte a silenziare la stampa e minacciare la partecipazione pubblica. La direttiva chiede che sia uniformata in tutta l’Ue la definizione di ‘querele temerarie transfrontaliere e ne chiede l’archiviazione anticipata se la causa risulta palesemente infondata. Per aiutare i giudici a riconoscere il fenomeno chiede più formazione e regole chiare sulle competenze territoriali. Gli eurodeputati chiedono di imputare al ricorrente le spese processuali, compresa la rappresentanza legale dell’accusato, nonché il risarcimento dei danni. Messo al bando la possibilità di preferire la giurisdizione di un Paese in cui le loro possibilità di successo sono maggiori. Il testo dell’europarlamento chiede che le decisioni di un Paese terzo in procedimenti giudicati infondati non siano riconosciute nei Paesi Ue. Le nuove norme prevedono che tutti gli Stati membri dovranno anche istituire dei veri e propri sportelli ai quali giornalisti e attivisti vittime di persecuzione giudiziaria potranno rivolgersi per ricevere supporto psicologico e finanziario.Questi sportelli dovranno anche stilare un registro di tutte le cause giudiziarie aperte così da vedere chi a livello europeo abusa di tale pratica. Approvato con 546 voti favorevoli, 47 contrari e 31 astensioni, il sostegno al testo si è dimostrato trasversale a tutti i gruppi dell’Eurocamera. Soddisfazione del relatore Tiemo Wolken, Tedesco,che ha dichiarato: “Questa direttiva aiuterà a impedire alle persone di ricorrere ai tribunali per intimidire e dissuadere giornalisti e attivisti dal rendere pubbliche le informazioni evitando anche il fenomeno dell’autocensura”. La norma entrerà in vigore 20 giorni dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale Ue e i Paesi avranno al massimo due anni per recepirla nei loro ordinamenti nazionali.