3 Dicembre 2024

Il ritratto – Manna, un cilentano per rifondare il Napoli di DeLa

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di PASQUALE SCALDAFERRI

Dei cilentani con stigmate lucane possiede la dedizione al lavoro e lo spirito di servizio. Il suo mantra è chiaro e indefettibile: impegno e abnegazione. Quando si pone un obiettivo riesce sempre a raggiungerlo. Giovanni Manna, 36 anni, è stato il primo colpo di mercato del Napoli per la stagione 2024-2025.

Il presidente Aurelio De Laurentiis -quanto a intuito mai secondo a nessuno- è andato a prenderlo direttamente alla Continassa.

Ingaggiato come direttore dell’area sportiva, non tanto per fare uno sgarbo alla Juventus che gli aveva sottratto Cristiano Giuntoli -juventino e architetto della squadra Campione d’Italia ’23- bensì per il suo ricco e variegato curriculum, in giacenza da mesi sulla scrivania del patron azzurro.

Spulciata e vivisezionata, letta e approfondita, la scheda anagrafica e curricolare di Manna è diventata la mappa prioritaria per indicare agli azzurri la rotta verso nuovi successi.

Giovanni Manna nasce nel 1988 a Vallo della Lucania, ma la famiglia è di Gioi Cilento, pittoresco paese dei campanili (in cui svetta il più alto del comprensorio, della maestosità di 36 metri accanto alla chiesa di Sant’Eustachio), reso celebre per la sua posizione soavemente adagiato sulla collina da cui è possibile ammirare Capri e le isole Eolie, ma anche per aver dato i natali al pittore Mario Romano, esponente della rete creativa salernitana, dotato di mirabolante estro, fantasia cromatica e cosmopolitismo culturale che trova sublime espressione attraverso l’arte sacra.

Giovanni Manna è un vero self-made-man: un nome che sembra proprio inscritto nel destino della città partenopea. Il direttore sportivo cilentano, infatti, è stato preceduto da un illustre omonimo: giurista e politico italiano, senatore del Regno d’Italia per tre anni fino alla sua morte il 23 luglio 1865. 

Componente del gruppo di intellettuali napoletani e liberale ante litteram, nonché ministro sia nel Regno delle Due Sicilie che nel Regno d’Italia. Da giurista è passato alla storia per aver elaborato in Italia il primo libro di Diritto Amministrativo in cui risalta la celebre frase: “I governi passano, l’amministrazione resta“. In sintesi, una distinzione netta tra politica e amministrazione. La prima, veloce e transitoria, la seconda coesa e stabile.

Quella che dovrà cercare di adottare il manager gioiese nella costruzione di una formazione capace di infiammare nuovamente il pubblico del Maradona e la moltitudine di napoletani sparsi in Italia e all’estero. L’uomo venuto dal Cilento è tra i maggiori artefici dal 2019 della Next Gen, in qualità di responsabile Primavera bianconera.

Una brillante carriera iniziata in Romagna (Club Manager a Forlì) nella stagione 2013-2014, l’anno successivo team manager con il Chiasso. Ma il capolavoro lo compie a Lugano dove, promosso direttore sportivo, costruisce una squadra che si classifica al terzo posto del campionato svizzero, guadagnando la qualificazione all’Europa League.

Approdato alla corte della Vecchia Signora cinque anni fa come responsabile della Primavera, è promosso manager della Juventus U23.  

Il percorso è costellato di successi a ripetizione, edificati su fondamenta solide.

Metodi operativi all’avanguardia che porteranno la seconda squadra bianconera a sperare nell’approdo in serie B, sogno infranto nel playoff di serie C 2021/2022 ai Quarti di finale contro il Padova di Massimo Oddo, poi sconfitto in finale dal Palermo allenato da Silvio Baldini.

Ora il sobrio e riservato Giovanni Manna ha davanti a sé la prima sfida nell’attico del calcio italiano. Lavorare sodo per riportare il Napoli nell’élite calcistica è il primo capitolo del suo volume tinto d’azzurro. Rigenerare un ambiente frastornato dalla surreale stagione post-scudetto, la grande scommessa da trasformare nell’esaltante bellezza. Giovanni Manna non ama i proclami, ma da cilentano doc -naturale proiezione di un terra gravida di fatica e sudore- ha già raggiunto un traguardo straordinario.

Quando ha compreso che Aurelio De Laurentiis gli avrebbe affidato il timone dell’area sportiva, ha iniziato a lavorare alacremente, senza sgomitare -come è nel costume e nel dna di quel popolo- ispirando la guida tecnica a un top player della panchina: Antonio Conte. Dopo l’annuncio e la firma sul contratto del mister salentino, la settimana prossima il solenne matrimonio sarà celebrato in una cornice regale.

Tra atmosfere principesche, sensazioni benauguranti, obiettivi mai celati e un’aromatica spruzzata di saggezza, equilibrio e competenza del Cilento.

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