27 Luglio 2024

di Pasquale Martucci

Quando nel Cilento si osservano realtà che si organizzano e si uniscono in rete per affermare i loro prodotti e le proprie attività, è sempre una notizia importante. Se poi queste realtà si creano naturalmente, e vedono protagonisti soprattutto giovani che trovano nella continuità della loro azione la missione, siamo in presenza di una novità di tutto rilievo.

È il caso di “Rareche”, che significa radici, e che riconduce al lavoro della terra e alla manualità, ripristinando e tramandando antiche tradizioni contadine. È il più grande mercato rurale naturale del Cilento, nato da qualche anno, fatto di agricoltura e artigianato sostenibile e naturale, che presenta idee, creatività, identità, etica, cultura, convivialità, per comprendere il proprio passato ed acquisire una maggiore consapevolezza del proprio futuro.

L’iniziativa è unica in Campania: a Vallo della Lucania si svolge il sabato quando molti agricoltori e artigiani convergono per promuovere il loro lavoro. Sono diverse le realtà che da San Mauro Cilento a Rofrano, da Camerota  a Cicerale espongono prodotti di qualità. Sono coinvolte aziende importanti, e singoli coltivatori ed artigiani che intendono recuperare una specificità: in questo mercato si trova verdura fresca, erbe spontanee, fichi, pomodori, castagne, biscotti, vari tipi di paste e farine, olii, vino, marmellate e confetture, liquori, zafferano, miele, canapa, cosmetica, cesti, vestiti, collane, gioielli.

“Rareche” è un luogo di incontro, dove si instaurano relazioni e si scambiano informazioni: si programmano attività, si creano economie circolari e di prossimità. Evoca, come già sostenuto, le radici che costituiscono la sua identità ancorata a qualcosa che ha a che fare con l’origine, il principio, la causa. Se la radice affonda nel terreno e prospera e si diffonde con solidità, e se la stessa riguarda il contatto diretto con la terra, tutto ciò implica assenza di manipolazione ed esige rispetto perché il coltivare è avere cultura dei luoghi, del territorio. Il principio è che l’uomo si misura con l’esistente, con la terra che gli si rende disponibile: si instaura una relazione circolare tra soggetto e oggetto, dove è la terra a determinare le scelte opportune al suo trattamento, che devono risultare perciò adeguate alla sua natura.

Andrea Rinaldi (cofondatore di “Rareche”) descrive questa iniziativa che comincia quando matura la consapevolezza di un modello economico basato sul localismo, ossia l’abitudine alimentare di consumare i frutti della propria terra, opponendosi al predominio di un capitalismo consumistico. C’è un ritorno al concetto di vicinanza uomo/natura, ed allora occorre produrre secondo modelli sostenibili. Sono coinvolti i soggetti/produttori che, recuperando il senso delle tradizioni della famiglia e del territorio, rappresentano quell’identità che si evolve ma che al tempo si consolida e resiste, permettendo di investire nella terra e di consolidare le radici. Si coniugano tradizioni e innovazione, con le nuove tecnologie che la ricerca mette a disposizione. Dando identità ed economia alla propria attività, questi giovani coltivano e concretizzano in realtà le loro idee: hanno scelto di lavorare a contatto con la terra ed hanno maturato una consapevole idea di vita in libertà, in comunità e in armonia con la natura.

Sembra di individuare una identità che è evolutiva, partendo da una linea univoca e fondante, un’identità di base; poi ci sono aggiustamenti e ancoraggi a ciò che è precedente, con cambiamenti lenti che hanno avuto bisogno di tempo per affermarsi.

L’indicazione è una nuova cultura evolutiva o meglio culture evolutive, che servono per volgere lo sguardo alla conoscenza, riflettendo sulla necessità di acquisire una nuova consapevolezza, utilizzando la modernità tecnologica, i servizi e le possibilità territoriali per esaltarne le ricchezze, nella logica dello sviluppo sostenibile.

In tal senso, “Rareche” offre un rapporto diretto tra il consumatore e il produttore, che a sua volta, è sempre disponibile a fornire personalmente informazioni dettagliate sul prodotto che sta proponendo, dunque un dialogo e una relazione. Questo processo è un po’ come formare la coscienza del consumatore, facendo comprendere i danni del metodo di produzione predominante, quello convenzionale, esponendo le ragioni per cui si deve necessariamente sostenere l’economia locale.

Per associarsi, i soggetti coinvolti condividono “meccanismi di garanzia partecipativa”, che si basa su una valutazione scaturita dai pareri di persone esperte: i criteri riguardano i concetti di tutela ambientale, la produzione sostenibile, una filiera corta. Tutto ciò va nella direzione di un modello di consumo differente, meno impattante, sia a livello ambientale che sociale.

Qualcosa si sta muovendo dunque in questa direzione, per la valorizzazione delle risorse tradizionali e renderle meglio fruibili in chiave moderna, attraverso un ruolo attivo di soggetti che si confrontano e vivono il loro contesto di riferimento.

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