27 Luglio 2024

GLI ANZIANI: UN PATRIMONIO CULTURALE, STORICO, AFFETTIVO, SOCIALE ED ECONOMICO

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di Nazzareno Melillo

Il Privilegio di essere anziani

La figura degli anziani è fondamentale nella crescita delle nuove generazioni: essi rappresentano delle vere e proprie sentinelle vigili non solo verso i giovani, ma anche nei confronti del mondo contemporaneo.

Questi “vecchietti” che profumano d’umanità non sono certo da rottamare, come vorrebbe qualche esponente del “nuovo satanismo politico”, anzi bisognerebbe averli sempre a portata di mano, perché quello che fanno è indispensabile persino per la crescita economica del Paese: sono una iniezione di fiduciae di speranza per il territorio. Possiamo definirli testimoni credibili in grado di garantire il passaggio da una generazione tradizionale ad una postmoderna, in quanto rappresentano quelle travi portanti che non mollano, che sostengono gli elementi più importanti, impedendo il crollo e la disgregazione. Soprattutto, sono gli unici in grado di regalare alle nuove generazioni il dono più prezioso della vita: IL TEMPO. Già il tempo: la linfa vitale che passa da una generazione all’altra, il traghettatore che riesce ad unire le due sponde della società: la memoria dei vecchi e la freschezza dei giovani, creando così una “diade” vincente, capace di fondere “storia e cultura” con “colori e speranza”. Ognuno fa la sua parte e dona un pezzo di sé: gli anziani donano le loro storie, la loro esperienza, la loro pazienza, il loro tempo; i giovani il loro entusiasmo, la loro curiosità, la loro visione del mondo, la loro giovinezza. 

Passando al concreto, vado a riassumere qualche altro aspetto ascrivibile alla risorsa “anziano” nella nostra società:

  1. Pagano tutte le tasse ancor prima di ricevere la pensione, questo perché la pensione è considerata al pari di un reddito da lavoro dipendente e di conseguenza, così come per lo stipendio, la si sottopone ad una serie di tassazioni. Va da sé che, ogni mese, una buona parte del cedolino viene “trattenuta” dal Fisco, rendendo l’importo ancora più esiguo di quanto non lo sia già. In relazione a tanto, è necessario ricordare a chi non lo sa o l’ha scordato che i pensionati l’assegno vitalizio percepito l’hanno accumulato mese dopo mese ed anno dopo anno con un “contributo” (tassa) trattenuto dallo stipendio e versato all’INPS. A questo proposito, è appena il caso di osservare che, come esiste il reato di “anatocismo bancario” (interessi su interessi), per “analogia giudiziaria” dovrebbe reggere anche il reato di “anatocismo fiscale o tributario”, per evitare che lo Stato faccia pagare al pensionato “tasse su tasse già pagate”.
  2. Se vivono in famiglia rappresentano una risorsa economica vitale per quella famiglia ed in più diventano anche “nonni badanti” per i nipotini.
  3. Circa il 32% dei pensionati impiegano parte degli emolumenti in creazione di nuovi posti di lavoro (badanti, infermieri, governanti, domestici, ecc.).
  4. Circa il 18% sono ospiti di case di cura, quindi incrementano l’economia di quel settore.
  5. Sono i maggiori utenti fruitori delle ASL e degli Ospedali, pertanto incrementano l’occupazione e l’economia nel settore pubblico sanitario ripagando “sensibilmente” il costo della spesa pubblica.
  6. Avendo più tempo libero, si dedicano con capacità e prontezza al volontariato per la produzione di servizi sociali utili alla collettività.

Ma la vera risorsa del pensionato è quella “economica”, mi spingo di più: il pensionato è addirittura il futuro dei nostri giovani e spiego anche il perché. I pensionati spendono più dell’87% dei loro emolumenti, questo significa che ci sono + CONSUMI, e se ci sono + consumi significa che c’è + PRODUZIONE, e se c’è + produzione significa che ci sono + POSTI DI LAVORO (o si rafforzano quelli esistenti), e se ci sono + posti di lavoro significa che c’è + GETTITO FISCALE (Erario), e se c’è + gettito fiscale significa che ci sono + RISORSE SOCIALI DA INVESTIRE NEL BENESSERE COLLETTIVO.

In effetti, la spesa fatta dai pensionati (consumi) rappresenta circa il 16,8% del nostro Prodotto Interno Lordo (PIL), per cui, se da un momento all’altro questa spesa (consumi) si fermasse, si causerebbe un “infarto” alla microeconomia (economia reale e di mercato). Difatti, diminuendo drasticamente i consumi si avrebbero la chiusura di decina di migliaia di piccole e medie imprese con la scomparsa di centinaia di migliaia di posti di lavoro e conseguente crescita della “povertà assoluta”.

Per questo, oggi più di prima, è necessario rivalutare il ruolo dei pensionati partendo dalla considerazione che essi rappresentano, tra l’altro, il carburante per dare vigore al motore dell’economia reale di un territorio e di una Nazione.

Nazzareno Melillo

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