28 Marzo 2024

L’Angolo Letterario di Alfonso Fortunato

D’abitudine la mattina, zi Peppe si portava nello spazio antistante la casa, dove seduto tranquillamente a un tavolino, si compiaceva del sorgere del sole. Era il punto giusto, per osservare lo spettacolo di un nuovo giorno: i raggi di un medaglione rosso, sollevandosi, coloravano d’oro i due seni delle montagne. L’apparizione gli procurava una sensazione di stordimento, quasi come una vertigine. Lo sguardo, scendendo in basso fino all’inizio del paese, aspettava di cogliere il primo battito del mattino: una imposta di una finestra che si schiudeva, il fumo dei comignoli che si dissolveva sui tetti, insomma la vita di un nuovo giorno. L’aria si impregnava dell’odore del profumo del pane appena sfornato, che spinto dal vento inebriava le sue narici.

Era il momento di scendere, per fare quattro chiacchiere con il fornaio, che lo accoglieva allegramente con il suo pane ancora caldo, avvolto nel tovagliolo per non scottarsi, mentre cercava di sistemare le ultime panelle nelle cesti,

«Buongiorno, zi Pè, ecco!»

Anche Elia era solito passare da quelle parti, per portare al pascolo le pecore. Dondolando la testa, si avvicinava con un cenno della mano, e mostrando un sorriso beffardo sotto il cappello di paglia, annunciava: «Zi Pè, con i numeri della maga, don Michele ha fatto cinquina!»

Giorni prima, in paese era arrivata una medium, dal nome madame Todier.

Famosa in Francia e Inghilterra, così recitavano i manifesti attaccati sui muri: «Dotata di poteri paranormali, capace di mettere in contatto, durante la seduta spiritica, i vivi con i parenti defunti». Però qualcuno mormorava che avesse un passato di pochi successi e qualche abbaglio.

Don Michele, attirato più dall’avvenenza della chiromante che dall’occulto, aveva voluto verificare personalmente da vicino. Di fronte alla medium dalla pelle olivastra e occhi scuri evidenziati di nero, era rimasto impacciato e senza parole.

Lui, appartenente a una nobile famiglia, in gioventù aveva perso al gioco l’intero patrimonio; e, adesso, quello della moglie non bastava più a ripagare i suoi continui debiti. Era un bell’uomo, elegante e di modi raffinati, sulla cinquantina, che non smetteva di guardare gli occhi della maga.

Lei aveva notato nell’ insistenza dello sguardo un animo trepidante, e insospettita dal suo comportamento insolito aveva domandato: «Ci conosciamo?» «No, madame, però somigliate tanto alla mia defunta moglie». E così dicendo le porgeva una foto tolta dal portafoglio.

Effettivamente, più che somigliare, sembravano due gocce d’acqua.

Seduto di fronte alla veggente, don Michele aveva incominciato a raccontare la sua vita senza tralasciare la morte della moglie per malattia, che lo faceva ancora piangere come un ragazzino.

La maga, commossa, gli si era avvicinata per consolarlo. L’uomo, d’istinto, chiamandola Elena, le aveva cinto la vita e poggiato la testa sul grembo. La chiromante sorpresa e compiaciuta gli aveva chiesto: «Cosa posso fare per te?» «Vorrei un contatto con la mia povera moglie». Ma dopo tanti tentativi vani di quella giornata, don Michele, dubbioso, si preparava a lasciare la casa.

La maga si giustificava dando la colpa all’entità, restia a manifestarsi, e rivelando la volontà di organizzare un incontro successivo. Prima di congedarlo, gli aveva raccomandato di giocare i numeri al Lotto, con il patto che in caso di vincita la metà toccasse alla medium.

Il giorno seguente, passando vicino al banco del Lotto, il vedovo era rimasto di stucco: i numeri che la maga gli aveva indicato di giocare erano usciti disposti proprio nella sequenza che gli aveva consigliato.

La notizia si era diffusa rapidamente in tutto il paese, e una folla di gente si era messa in fila per essere ricevuta nella casa dove si regalava la fortuna.

Don Michele, seduto davanti il bar, aspettava pazientemente che terminasse tutta quella processione, per farle una proposta diversa dall’accordo. La maga si stava preparando a sistemare le sedie vuote. La stanza appena illuminata, le faceva risaltare i lineamenti, quando compariva don Michele.

Con il cappello in mano, inchinandosi notava lo stesso sguardo della moglie e le chiedeva: «Sei pronta, possiamo avviarci verso il luogo dell’appuntamento?» All’una di notte, nella casa di zi Peppe, la piccola fiamma di un mozzicone di candela posta al centro del tavolo evidenziava visi delusi.

I partecipanti alla seduta spiritica tenevano le mani unite in una catena da diverse ore, senza che accadesse nulla.

Il fallimento del primo incontro aveva obbligato la medium, a svolgere la seduta in casa dell’anziano mago e richiedere la sua esperienza. Zi Peppe, alzava e abbassava gli occhi, sbadigliava più volte e ridomandava con voce bassa e monotona: «Elena ci sei?»

Anche questa riunione stava rivelandosi una delusione e don Michele spazientito chiedeva di smettere.

Aldo, il fratello di Elena, invece, inquieto desiderava parlare con la sorella del lascito dei beni.

«Zitti! Sento una presenza» aveva quasi urlato zi Peppe.

Il mago aveva incominciato a sudare, l’entità non voleva manifestarsi perché offesa con il marito per le corna. Prima di scomparire, mormorava qualcosa appena percepibile: «… felici…».

Il vedovo, attraversato da un brivido di freddo, aveva compreso e stringendo la mano forte alla medium cercava di rassicurarla. Aldo, preso dalla foga di chiedere dei beni, aveva spezzato la catena. Si udiva un tonfo.

Zi Peppe giaceva per terra paonazzo.

La medium, cercando di sollevargli la testa, alterata si era scagliata contro Aldo gridando: «Credi che sia uno scherzo?… basta! La seduta è finita»

I due cognati si erano avviati verso la porta, chiedendo perdono: «Scusateci… davvero, ci dispiace!»

Teodora Artate, in arte madame Todier, era stata salvata da neonata proprio da zi Peppe. Un grosso serpente la stava soffocando nella culla e solo il suo intervento aveva scongiurato il peggio; perciò, era stata avviata alla pratica della magia. Tenendo sottobraccio il maestro, lo aveva accompagnato davanti casa per riprendersi.

Seduto all’aria aperta, rifletteva, e aspettando una risposta da Teodora, le chiedeva: «Adesso cosa vuoi fare, lascerai il paese?»

«Ho ricevuto da parte di Michele la proposta di vivere insieme. Con la vincita possiamo ricominciare una nuova vita … è giunto il momento di smettere».

Così cambiava la vita della sua ‘vecchia bimba’ salvata in gioventù, in arte madame Todier.

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