27 Luglio 2024

Se un giorno i marziani… Cronaca di un incontro ravvicinato del terzo tipo

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di Pasquale Tuozzo

Mi sono spesso domandato cosa accadrebbe se un bel giorno i marziani sbarcassero sulla Terra a bordo dei loro dischi volanti, quelli con le lucine accese, silenziosissimi e capaci di percorrere gli spazi siderali in tempi che nemmeno ci immaginiamo. Non solo: mi sono pure domandato cosa accadrebbe se gli extraterrestri di cui sopra arrivassero animati da propositi all’apparenza bellicosi nei confronti della razza umana. “Va be,’” mi direte voi “hanno girato tanti film sull’argomento e scritto una montagna di libri. Dov’è la novità?” Certo, giusto, vero.

Ma c’è una terza domanda che mi sono posto ed è la seguente: e se lo sbarco avvenisse in una zona martoriata da una guerra? Purtroppo di posti del genere sulla Terra ce ne sono tanti, troppi. Da sempre. Dunque, mi sono immaginato la scena: mentre i due eserciti si fronteggiano nelle strade di una città semidistrutta, tra colonne di fumo che si alzano a causa dei bombardamenti e soldati abbattuti come birilli da invisibili cecchini, ecco che all’improvviso un bagliore accecante squarcia la tetra atmosfera che grava su cose e persone. Le ostilità si interrompono, gli ultimi proiettili sibilano prima di perdersi nel vuoto, gli sguardi dei soldati si alzano al cielo dove si materializza un disco volante fermo a pochi metri dal suolo. Si apre un portellone dal quale discende una pedana e compaiono gli extraterrestri. Come sono? Non importa le fattezze che hanno. Possono essere grigi, dalle grandi orecchie a punta, rettiliani. Ciò che conta è l’espressione che traspare chiara ed inequivocabile dai loro profili alieni: lascia intendere di non essere venuti a fare una gita fuori porta. No, proprio no.

I generali dei due eserciti allora escono dai bunker con le uniformi lucide e le mostrine in bella vista, mentre i soldati lasciano cadere a terra bombe e fucili perché capiscono subito che i loro strumenti di morte non servono più a niente. Hanno davanti un nemico ben più attrezzato per poter sperare di farla franca. E così si ritrovano quasi senza accorgersene gli uni accanto agli altri nel bel mezzo di quello che fino a poco prima era stato il campo di battaglia dove si erano fronteggiati senza esclusione di colpi. Si guardano esterrefatti temendo una fine imminente. A quel punto cosa succede? Succede che capiscono una cosa talmente elementare da non averla mai pensata prima, e cioè che si trovano su una stessa barca che sembra stia per essere colpita ed affondata. Caspita, mica l’avevano capito prima di trovarsi su quella barca?! Ci stavano sopra tutti, nessuno escluso. Ma tant’è…

Gli alieni, fermi in cima alla rampa, sembrano però tentennare. Eppure possono prendersela la Terra, basterebbe davvero poco se lo volessero. È un pianeta bellissimo dove le stagioni si susseguono in un ciclo perfetto ed ogni volta emozionante. Sono abituati a viaggiare in lungo e in largo tra le galassie, sanno che di pianeti simili ce ne sono pochi. L’esitazione che li blocca nasce dal fatto che hanno raggiunto un livello di conoscenza e di consapevolezza molto superiore rispetto a quello nostro. Loro le guerre le hanno superate, dimenticate da un pezzo. Forse non le hanno nemmeno mai fatte. Non hanno mai ammazzato i loro simili giustificandosi dietro falsi ideali o motivazioni di facciata. Perché, diciamoci la verità, le guerre nascono soltanto da interessi economici o dalla sete di potere di pochi a scapito di tanti.

Nel frattempo non si sente volare una mosca, a parte il fischio del vento prodotto dallo spostamento d’aria dopo il quasi atterraggio del disco volante. Tra gli umani inizia a serpeggiare un sospetto. Vuoi vedere che c’è stato equivoco? Vuoi vedere che l’iniziale atteggiamento ostile degli extraterrestri altro non era che un misto di ribrezzo e rimprovero per ciò che stavano osservando? Una delle teorie relative alla nostra comparsa sulla Terra sostiene che siamo frutto di un esperimento fatto da esseri più evoluti di altri pianeti. Presupponendo la validità di questa ipotesi, magari erano proprio quegli alieni lì gli artefici di quell’esperimento. Nulla di più probabile. Erano passati a controllare ed hanno subito capito di aver fatto un misero buco nell’acqua. Come assaliti da un profondo senso di frustrazione, muovono le teste e sembrano comunicarsi qualcosa a livello telepatico. Poi si girano e rientrano nel disco volante che riparte silenzioso come era arrivato.

Passa un minuto o forse un’ora, e soltanto alla fine soldati e generali se lo domandano. Ciò che hanno visto e pensato è stato tutto vero, e dunque devono seriamente riflettere sul senso delle loro azioni? Oppure sono stati vittime di un’allucinazione collettiva, e dunque possono mettere da parte strane idee, riprendere bombe e fucili da terra e tornare a combattersi? Impossibile dire cosa decidano. Il finale di questa storia è aperto. Anzi: spalancato. L’uomo, prima che un animale razionale è un animale imprevedibile. Nel bene e nel male. Ai posteri l’ardua sentenza. E, si sa, la speranza è sempre l’ultima a morire.

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