27 Luglio 2024

I Ricordi” a cura di Pasquale Scaldaferri

Dieci anni fa -febbraio 2013- nella breve ma intensa direzione del mensile “I Corsivi” pubblicai un rapporto shock sulle criticità della superstrada Bussentina, l’arteria di importanza strategica per l’assetto socio economico del comprensorio meridionale della provincia salernitana, corridoio nevralgico che collega il golfo di Policastro con il Vallo di Diano e l’autostrada del Mediterraneo, già Salerno-Reggio Calabria.
Con la consulenza del compianto geologo, Franco Ortolani, responsabile del Dipartimento Pianificazione e Scienza del Territorio dell’Università “Federico II” di Napoli, furono evidenziate le ciclopiche anomalie che avrebbero provocato seri pericoli per la sicurezza degli automobilisti.
Nella storia di copertina si parlò di erosione che col tempo avrebbe compromesso la stabilità del rilevato della superstrada “Bussentina”.


Il professore Ortolani, con dovizia di particolari, sollecitava l’intervento immediato dell’ente gestore “senza attendere l’evoluzione che sicuramente causerà danni e interruzione”.
Ma dopo due lustri la situazione è ancora più drammatica, al punto da spingere un operoso e sagace amministratore, Giampiero Nuzzo, sindaco di Caselle in Pittari, a non perdere altro tempo e promuovere un tavolo istituzionale per risolvere definitivamente le immanenti criticità.
La notizia non è ufficiale, ma sembra quasi certa: la superstrada, dopo l’estate 2023 rimarrà chiusa due anni per consentire lavori strutturali su tre piloni tra gli svincoli di Caselle in Pittari e Sicilì di Morigerati. Si cercano tracciati alternativi, anche se al momento l’unica via percorribile è la vecchia statale 517 chiusa da quasi 20 anni a causa di una frana.
Con l’auspicio che sia l’Anas che gli altri attori in campo possano dare il loro contributo di idee e di concretezza. Sperando che l’iniziativa intrapresa dal primo cittadino del ridente borgo dell’entroterra cilentano non sia vana e non venga ostacolata dalle solite prefiche e da smunti ciarlatani, che già nel 2013 parlarono di inutili allarmismi.

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