14 Ottobre 2024

Mario Fortunato: da Cronista di Strada del 28/09/2022

Il caso di Atena Lucana: due stazioni chiuse e due linee ferroviarie abbandonate

In Italia, c’è un immenso patrimonio abbandonato. Due milioni di edifici, sette milioni di case vuote per svariati motivi, ventimila fabbriche e circa 1500 stazioni ferroviarie dismesse lungo le linee soppresse o ancora in funzione. Versano in stato di abbandono ospedali, vecchie industrie, discoteche, cinema e teatri. La lunga lista annovera magnifici castelli e romantiche ville. Nella Capitale si parla di un milione di metri quadri in stato di abbandono: dal 2006, rimane in disuso anche la vecchia Fiera di Roma.

La politica dovrebbe farsi carico di recuperare una così grande ricchezza da poter destinare alle nuove generazioni. Per un feeling affettivo, il viaggio alla scoperta di tali luoghi comincia dalle strade ferrate.

Emblematico il caso di Atena Lucana, la più antica cittadina del Vallo di Diano, con due stazioni in stato di abbandono: Atena Lucana FS e Atena FCL (Ferrovie Calabre Lucane). La prima serviva la linea Sicignano-Lagonegro, 78 km e 15 fermate: Castelluccio, Galdo, Petina, Auletta, Pertosa, Polla, Atena, Sala Consilina, Sassano-Teggiano, Padula, Montesano, Buonabitacolo, Casalbuono, Casaletto Spartano, Lagonegro. Inaugurata il 25 maggio 1892, la linea fu chiusa nel 1986 e i treni sostituiti dai pullman. L’altra, Atena FLC, era il terminale delle Ferrovie Calabro Lucane: una linea di 26 km, con le fermate di Atena Lucana, Pozzi, Brienza, Pioppeta, Pergola, Tempa Cappitelli, Cappuccini, Marsico Nuovo. Aperta il 28 ottobre 1931, fu dismessa nel 1966: 35 anni dopo la sua inaugurazione!

La curiosità

Il progetto iniziale (opere inserite nella Legge Baccarini del 1879) prevedeva il proseguimento lungo la Valle del Noce e la connessione con la linea Tirrenica Meridionale a Castrocucco, tra Praia a Mare e Martea. Ma seguendo la sorte di altre opere da realizzare nell’antico Regno delle Due Sicile, il programma iniziale non fu mai completato!

Dando un’occhiata alle carte, salta agli occhi che il nuovo tracciato dell’AV Salerno-Reggio Calabria presenta similarità a quello del 1879: dal Vallo di Diano proseguimento per Lagonegro, discesa al mare e connessione con la linea storica tra Castrocucco e Praia a Mare.

Percorso preferito all’altra alternativa che dal Vallo di Diano si riallaccerebbe alla vecchia linea tra Policastro e Sapri per proseguire verso Maratea-Praia. Ipotesi, quest’ultima, ritenuta più idonea (vedasi relazione del Prof. Pasquale Colonna dell’Università degli Studi di Bari) per: equità nella distribuzione dei futuri benefici; inclusività (collegherebbe direttamente anche le località costiere di Palinuro, Marina di Camerota, Scario, Policastro, Capitello, Villammare, Sapri, che in estate ospitano un paio di milione di vacanzieri!); più economica e in sintonia con il PNRR che persegue l’utilizzo dell’energia pulita.

Le perplessità

Nonostante le richieste inoltrate dal Comitato 1987, dalle istituzioni e dagli organi d’informazione, dopo oltre un anno, nessuna delle Autorità interessate ha ritenuto dare una risposta chiara sui motivi della scelta di tale ipotesi, che escluderebbe, tra l’altro, la storica stazione di Sapri da sempre scalo di primo livello delle Ferrovie nazionali.

Ricorsi storici

La legge speciale per la Basilicata, approvata nel 1904, prevedeva un collegamento ferroviario tra le stazioni di Atena Lucana e di Bari, passando per Matera, Pisticci e la Valle dell’Agri. Un progetto che aveva l’obiettivo di collegare le regioni Campania, Basilicata e Puglia. Purtroppo, non fu realizzato neanche il proseguimento della linea Marsico NuovoMontalbano Jonico: 109 km, con transito da Moliterno, San Martino d’Agri, Guardia Perticara e Sant’Arcangelo.

Altro esempio delle tante infrastrutture rimaste nelle carte. Opere che avrebbero potuto cambiare le sorti del Sud Italia! Veri e propri schiaffi in faccia per chi continua a piagnucolare nei confronti della malasorte. Bisognerebbe, invece, fare un mea culpa dei motivi per cui non si riesce ad ottenere la realizzazione dei progetti: quantomeno di quelli ufficialmente approvati.

Il paradosso

Si lasciano linee in stato di abbandono (la Sicignano-Lagonegro non è stata mai ufficialmente soppressa) e si trasportano i passeggeri con mezzi altamente inquinanti: secondo le ultime ricerche, un bus inquina quanto 300 auto!

Prossima tappa

Prossimamente ‘Cronista di strada’ farà tappa a Consonno, per raccontarvi l’incredibile storia della ‘città dei balocchi’: costruita per diventare una sorte di “Las Vegas” della Brianza, oggi è borgo fantasma nelle Prealpi Lombarde.

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