19 Aprile 2024

di Sampogna Francesco

Alfredo De Marsico, “il Maestro dei Maestri” era il Maestro in virtù della stima e dell’autorevolezza che aveva saputo conquistarsi come docente universitario, come politico e soprattutto come avvocato. Maestro, però, era solo il più noto degli appellativi: c’era chi lo definiva “il Mago della parola” o “il Demostene del XX secolo” e chi (è il caso del grande Eduardo De Filippo) nel corso di un incontro a Bari ebbe a definirlo “un grande Maestro sulla scena della vita”. Per tutti Alfredo De Marsico era il Maestro in virtù della stima e dell’autorevolezza che aveva saputo conquistarsi come docente universitario, come politico e soprattutto come avvocato. Maestro, però, era solo il più noto degli appellativi: c’era chi lo definiva “il Mago della parola” o “il Demostene del XX secolo” e chi (è il caso del grande Eduardo De Filippo) nel corso di un incontro a Bari ebbe a definirlo “un grande Maestro sulla scena della vita”.

Quando il passaparola annunciava la presenza di De Marsico a Sala Consilina in tribunale l’aula era stracolma e le sue arringhe venivano seguito nel silenzio più assoluto.

Alfredo De Marsico

Nacque a Sala il 24 maggio 1888 da Alfonso, archivista della Sottoprefettura, e da Emilia Rossi. In occasione delle elezioni politiche del 1897 il padre fu invitato dal sottoprefetto a votare per il candidato al Parlamento Emilio Giampietro; avendo quegli rifiutato, perché orientato a votare per Giovanni Camera, fu trasferito subito dopo a Rossano Calabro, dove, in compenso, il figlio Alfredo poté frequentare il ginnasio, che a Sala sarà istituito nel 1908; continuò poi le ultime due classi del ginnasio e il liceo ad Avellino. Qui si rivelò brillante oratore e letterato, quando pronunciò, a soli diciassette anni, un discorso per il monumento a Francesco De Sanctis; molti altri ne terrà nel corso della vita, pubblicati in Discorsi e scritti. Si laureò a Napoli nel 1909 a ventuno anni con la pubblicazione della tesi su La compra-vendita di cosa futura. Nel 1915 uscì il suo primo libro sul diritto penale, La rappresentanza nel diritto processuale penale. Conoscitore profondo della lingua tedesca, ma anche di quelle inglese, francese e russa, curò la rubrica di letteratura tedesca sulla rivista «Scuola positiva» di Enrico Ferri. Favorevole al fascismo, nel quale vedeva il garante dell’ordine, fu eletto deputato nel 1924 e si fece promotore di alcune riforme legislative. Alla Camera fece parte di varie commissioni. Dal 1939 al ’43 fu membro del Consiglio delle Corporazioni delle Professioni e delle Arti, in rappresentanza degli avvocati e procuratori e presidente della provincia di Avellino. «Liberale del fascismo», come lo definiva Mussolini, si oppose all’introduzione della pena di morte e sperava in un passaggio del Fascismo a una fase di liberalizzazione. Pubblicò anche una Riforma della legislazione (1935). Guardasigilli dal 5 febbraio al 25 luglio 1943, fu estensore dell’ordine del giorno «Grandi», che accelerò la caduta di Mussolini e del regime fascista, con la conseguente condanna a morte in contumacia il 10 gennaio 1944 nel processo di Verona e l’allontanamento per quattro mesi dall’attività forense. Fedele alla monarchia come espressione dell’Italia unita, fu senatore per il partito monarchico nella circoscrizione di Sala Consilina-Avellino, dal 1953 al ’58, durante la seconda legislatura. Agl’inizi degli anni Settanta condusse una campagna giornalistica contro la politicizzazione della magistratura e contro il terrorismo.

Libero docente di Diritto e Procedura penale nell’Università di Roma dal 1915, vinse poi la cattedra nella medesima disciplina a Camerino (1922), a Cagliari (1926), a Bari (1926), a Bologna (1931); fu a Napoli (1935) come ordinario di Diritto processuale penale e ritornò a Roma come ordinario di Diritto penale, la cui cattedra ricoprì fino al 1963. Come avvocato fu considerato uno dei principi del foro italiani; fu presidente dell’Ordine degli Avvocati e Procuratori di Napoli. Raccolse le sue Arringhe, a partire dal1928, in cinque volumi. Altre opere degne di essere ricordate, di natura letteraria oltre che giuridica, sono Voci e volti di ieri (Laterza, 1948), Penalisti italiani (1960). Antonietta Stecchi De Bellis, sua grande ammiratrice, curò altre pubblicazioni del o sul maestro: Toghe d’Italia (1979), Pensieri su Alfredo De Marsico, Incantesimo della parola ed il volume celebrativo Alfredo De Marsico (1987), nonché Il sole tramonta sul tavolo di questa Corte di Assise (1989). Morì a Napoli l’8 agosto 1985. 

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