19 Aprile 2024

da “Cronista di Strada” di Mario Fortunato

‘Cronista di strada’ – il foglio indipendente che veste gli abiti del postino per dare voce alla gente

Il nome Italia e la sua prima capitale

La storia si costruisce con i gesti e le azioni. Si racconta con le parole e si cementata con i simboli.

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di Mario Fortunato da Cronista di Strada del 11 ottobre 2022

Dal libro ‘PIANTO DI PRIMAVERA’ (pagine 139, 140, 141) dedicato alle vittime della pandemia. Il penultimo capitolo, ‘I rintocchi che toccano il cuore’, ha ricevuto la Menzione speciale al Concorso Letterario ‘Lettere al tempo della pandemia. I contributi ricavati dalla distribuzione del volume saranno devoluti in beneficenza.

Corfinio

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In omaggio alla nostra Patria, continuamente offesa da atti criminali e di vergognosa intolleranza, a bordo della navicella ToVi 2.0, volo tra le Valli dell’Abruzzo dove è stata scritta la prima volta la parola: ITALIA. Corfinio è un borgo dal fascino antico, a 345 metri dal livello del mare. Dista pochi chilometri da Sulmona ed è ricco di monumenti di notevole interesse storico e architettonico: in particolare, una lapide che tutti dovremmo visitare (prima foto in alto a sx).

La storia di Corfinio riveste una grande importanza perché è stata la prima capitale della Lega Italica nel corso della Guerra sociale (tra il 91-88 a.C.). Rivolta che vide opposti ai Romani alcuni Popoli Italici che abitavano la dorsale Appenninica, dell’Umbria fino alla Calabria. Durante l’insurrezione fu costituita un’Assemblea che elesse due consoli (uno dei Marsi e l’altro dei Sanniti) e 500 senatori.

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Per essere autonomi, i governanti del nuovo Stato decisero di coniare una moneta, creando un fondo statale con il dono delle fedi e il sacrificio delle scrofe. Nella moneta erano raffigurate un volto femminile con una corona di alloro in testa, e la scritta: ITALIA. Capitale fu nominata: Corfinium, oggi Corfinio. È la prima volta che compare ufficialmente la parola: Italia.

Con l’avanzare del grande esercito dei Romani, la capitale fu trasferita prima a Bovianum attuale Bojano (Molise), e, infine, ad Isernia. Alla sua caduta (88 a.C.) Corfinium venne chiamata Pentima e poi Valva; fino al 1928, quando prese il nome di Corfinio.

Personaggi, eventi e piatti tipici

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Una gita nella Valle Peligna è consigliata anche alle Scuole. Gli studenti avranno la possibilità di calpestare i luoghi che hanno coniato la parola ITALIA e di visitare la vicina Città di Sulmona, nota per aver dato i natali al poeta latino Publio Ovidio Nasone: cantore dell’amore e delle Metamorfosi. Nella patria dei confetti è anche possibile ammirare un magnifico centro storico e assistere ad eventi affascinanti come la Giostra Cavalleresca. Una rievocazione storica di epoca rinascimentale che ha luogo l’ultimo fine settimana di luglio.

A tavola è possibile degustare: il brodetto alla vastese, i calamaretti a crudo, i cardi in brodo, chicocche e patate, ciabotta, cicerchiata, frittata di alici, sformato di patate con salsicce e altri piatti tipici.

Curiosità

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Tra gli studiosi si è dibattuto sulle origini del nome Italia, dato che questa parola ricorre anche in Calabria, nell’epoca dell’VIII secolo a.C. Termine che deriverebbe dall’etrusco “italós”: toro, come è raffigurato nella moneta che incorna la lupa romana.


La Città dei Balocchi

di Mario Fortunato da “Cronista di Strada” del 07 ottobre 2022

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La piccola ‘Las Vegas della Brianza’ costruita negli Anni Sessanta quando tutto sembrava possibile. L’uomo non si poneva limiti e osava sfidare anche il creato. La storia di Consonno antico villaggio delle Prealpi Lombarde, oggi un paese spettrale tra i luoghi abbandonati più famosi d’Italia.

I luoghi

Agli inizi del ‘900, Consonno era un villaggio abitato da circa 300 persone. Situato a 634 metri sul livello dal mare, dal 1928 far parte del Comune di Olginate, in provincia di Lecco.

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Il personaggio e la storia

La magnifica posizione (ai suoi piedi i laghi Annone e Garlate) e la vicinanza con Milano – lo fecero rientrare nelle mira dell’imprenditore Mario Bagno – Conte di Valle dell’Olmo – deciso a realizzare un vero e proprio ‘paese dei balocchi’.

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Nel 1962, il villaggio di proprietà delle famiglie Aghilieri e Verga venne acquistato per la cifra di 22.500.000. Le case furono rase al suolo, e, in pochissimo tempo, edificati, tra l’altro: un lussuoso Hotel, ristoranti, una balera, uno dei primi centri commerciali e un minareto. Delle vecchie costruzioni sarebbero rimaste in piedi la chiesa di San Maurizio, la casa del custude e il cimitero. L’idea ebbe successo e l’unica strada era sempre stracolma di veicoli. Memorabili le serate danzanti con la presenza dei vip del tempo, tra cui: i Dik Dik, Celentano, i Profeti, Milva e Pippo Baudo.All’entrata del paese, gli ospiti venivano ricevuti da personaggi in costumi medievali. Consonno entrò presto nei sogni della gente. L’euforia e il sensazionalismo degli anni d’oro lo facevano immaginare come il paese più bello del mondo. Veniva denominato: ‘Disneyland della Lombardia, ‘Las Vegas della Brianza’, ‘Paese dei Balocchi del Lario’. Le ambizioni dell’essere umano, non di rado, travalicano l’impossibile. Si volle spianare parte della collina difronte, per migliorare la vista sul ‘Resegone’ (la montagna citata nei ‘Promessi Sposi’). Proprio questo intervento avrebbe creato squilibri geologici che contribuiranno a decretare la fine del progetto.

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Le acque torenziali del 1966 provocano i primi smottamenti, ma il Conte non si arrende. Una nuova devastante frana, nel 1976, blocca ancora la strada per Olginate. La Città dei Balocchi resta completamente isolata. Improvvisamente, tutto si ferma!Negli anni 80 il Conte tenterà un rilancio della sua ‘creatura’, ma le attrazioni tanto amate negli ‘anni del boom’ non vanno più di moda, forse anche per la crisi economica che colpisce il Paese. Il grande Hotel viene trasformato in una casa di riposo per anziani che verrà chiusa definitivamente nel 2007. Mario Bagno muore nel 1995 e Consonno diventa un paese fantasma.

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Un’Associazione denominata ‘Gli Amici di Consonno’, formata da ex abitanti del borgo e dai loro figli, cerca di tenere in vita l’antico villaggio con delle belle iniziative che hanno luogo soprattutto in primavera e in estate. Da tempo si discute di come recuperare il paese, ma fino ad oggi la vecchia ‘Las Vegas della Brianza’ rimane un luogo abbandonato.

Per non dimenticare

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Ci è piaciuto raccontare la storia di Consonno. Una vicenda che dovrebbe servire da monito a chi crede di poter fare ciò che vuole. Dovremmo, invece, più spesso ricordarci che siamo ospiti di un meraviglioso Pianeta che va rispettato. Si possono realizzare anche i sogni, ma non bisogna urtare troppo la collera del creato, perché, come osservava il filosofo e saggista inglese Francis Bacon: “Alla natura si comanda solo ubbidendole”.

Alla scoperta dei luoghi abbandonati

1 ora ago Francesco Sampogna

Mario Fortunato: da Cronista di Strada del 28/09/2022

Il caso di Atena Lucana: due stazioni chiuse e due linee ferroviarie abbandonate

In Italia, c’è un immenso patrimonio abbandonato. Due milioni di edifici, sette milioni di case vuote per svariati motivi, ventimila fabbriche e circa 1500 stazioni ferroviarie dismesse lungo le linee soppresse o ancora in funzione. Versano in stato di abbandono ospedali, vecchie industrie, discoteche, cinema e teatri. La lunga lista annovera magnifici castelli e romantiche ville. Nella Capitale si parla di un milione di metri quadri in stato di abbandono: dal 2006, rimane in disuso anche la vecchia Fiera di Roma.

La politica dovrebbe farsi carico di recuperare una così grande ricchezza da poter destinare alle nuove generazioni. Per un feeling affettivo, il viaggio alla scoperta di tali luoghi comincia dalle strade ferrate.

Emblematico il caso di Atena Lucana, la più antica cittadina del Vallo di Diano, con due stazioni in stato di abbandono: Atena Lucana FS e Atena FCL (Ferrovie Calabre Lucane). La prima serviva la linea Sicignano-Lagonegro, 78 km e 15 fermate: Castelluccio, Galdo, Petina, Auletta, Pertosa, Polla, Atena, Sala Consilina, Sassano-Teggiano, Padula, Montesano, Buonabitacolo, Casalbuono, Casaletto Spartano, Lagonegro. Inaugurata il 25 maggio 1892, la linea fu chiusa nel 1986 e i treni sostituiti dai pullman. L’altra, Atena FLC, era il terminale delle Ferrovie Calabro Lucane: una linea di 26 km, con le fermate di Atena Lucana, Pozzi, Brienza, Pioppeta, Pergola, Tempa Cappitelli, Cappuccini, Marsico Nuovo. Aperta il 28 ottobre 1931, fu dismessa nel 1966: 35 anni dopo la sua inaugurazione!

La curiosità

Il progetto iniziale (opere inserite nella Legge Baccarini del 1879) prevedeva il proseguimento lungo la Valle del Noce e la connessione con la linea Tirrenica Meridionale a Castrocucco, tra Praia a Mare e Martea. Ma seguendo la sorte di altre opere da realizzare nell’antico Regno delle Due Sicile, il programma iniziale non fu mai completato!

Dando un’occhiata alle carte, salta agli occhi che il nuovo tracciato dell’AV Salerno-Reggio Calabria presenta similarità a quello del 1879: dal Vallo di Diano proseguimento per Lagonegro, discesa al mare e connessione con la linea storica tra Castrocucco e Praia a Mare.

Percorso preferito all’altra alternativa che dal Vallo di Diano si riallaccerebbe alla vecchia linea tra Policastro e Sapri per proseguire verso Maratea-Praia. Ipotesi, quest’ultima, ritenuta più idonea (vedasi relazione del Prof. Pasquale Colonna dell’Università degli Studi di Bari) per: equità nella distribuzione dei futuri benefici; inclusività (collegherebbe direttamente anche le località costiere di Palinuro, Marina di Camerota, Scario, Policastro, Capitello, Villammare, Sapri, che in estate ospitano un paio di milione di vacanzieri!); più economica e in sintonia con il PNRR che persegue l’utilizzo dell’energia pulita.

Le perplessità

Nonostante le richieste inoltrate dal Comitato 1987, dalle istituzioni e dagli organi d’informazione, dopo oltre un anno, nessuna delle Autorità interessate ha ritenuto dare una risposta chiara sui motivi della scelta di tale ipotesi, che escluderebbe, tra l’altro, la storica stazione di Sapri da sempre scalo di primo livello delle Ferrovie nazionali.

Ricorsi storici

La legge speciale per la Basilicata, approvata nel 1904, prevedeva un collegamento ferroviario tra le stazioni di Atena Lucana e di Bari, passando per Matera, Pisticci e la Valle dell’Agri. Un progetto che aveva l’obiettivo di collegare le regioni Campania, Basilicata e Puglia. Purtroppo, non fu realizzato neanche il proseguimento della linea Marsico NuovoMontalbano Jonico: 109 km, con transito da Moliterno, San Martino d’Agri, Guardia Perticara e Sant’Arcangelo.

Altro esempio delle tante infrastrutture rimaste nelle carte. Opere che avrebbero potuto cambiare le sorti del Sud Italia! Veri e propri schiaffi in faccia per chi continua a piagnucolare nei confronti della malasorte. Bisognerebbe, invece, fare un mea culpa dei motivi per cui non si riesce ad ottenere la realizzazione dei progetti: quantomeno di quelli ufficialmente approvati.

Il paradosso

Si lasciano linee in stato di abbandono (la Sicignano-Lagonegro non è stata mai ufficialmente soppressa) e si trasportano i passeggeri con mezzi altamente inquinanti: secondo le ultime ricerche, un bus inquina quanto 300 auto!

Prossima tappa

Prossimamente ‘Cronista di strada’ farà tappa a Consonno, per raccontarvi l’incredibile storia della ‘città dei balocchi’: costruita per diventare una sorte di “Las Vegas” della Brianza, oggi è borgo fantasma nelle Prealpi Lombarde.

25 Aprile: Viva la liberta!

di Mario Fortunato da Cronista di Strada del 25 aprile 2022

L’inno dei partigiani che lottarono per liberare l’italia dal nazifascismo diventa la canzone della Resistenza Ucraina.

In omaggio alla fierezza e al coraggio dei fratelli di Andrij Sevchenko, ‘Cronista di strada’ pubblica le versioni italiane di ‘Bella Ciao’ e la cover di Khrystyna Solovyi dal titolo “La rabbia ucraina” (in ucraino Українська лють).

È dedicata alle forze armate, agli eroi e a coloro che combattono per la propria terra”. La giovane cantante ucraina nel video reperibile su YouTube è accompagnata dal chitarrista Olexii Moros.

Bella Ciao

Una mattina mi son svegliato

O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao

Una mattina mi son svegliato

E ho trovato l’invasor

O partigiano portami via

O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao

O partigiano portami via

Che mi sento di morir

E se io muoio da partigiano

O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao

E se io muoio da partigiano

Tu mi devi seppellir

E seppellire lassù in montagna

O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao

E seppellire lassù in montagna

Sotto l’ombra di un bel fior

Tutte le genti che passeranno

O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao

Tutte le genti che passeranno

Mi diranno: “Che bel fior”

E questo è il fiore del partigiano

O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao

E questo è il fiore del partigiano

Morto per la libertà

E questo è il fiore del partigiano.

Il testo in italiano di

La rabbia ucraina”

“Una mattina presto, senza preavviso

La terra iniziò a tremare e il sangue ci fece ribollire

Missili che scendevano, carri armati senza fine

Il vecchio fiume Dnepr ruggì con rabbia

Missili che scendevano, carri armati senza fine

Il vecchio fiume Dnepr ruggì con rabbia

Nessuno lo pensava, nessuno se lo aspettava

Quello che poteva essere la vera rabbia del popolo ucraino

I nemici maledetti senza pietà li distruggiamo

Quei nemici maledetti che la nostra terra invadono

I nemici maledetti senza pietà li distruggiamo

Quei nemici maledetti che la nostra terra invadono

Le nostre difese hanno i migliori ragazzi

Solo veri eroi combattono nell’esercito ucraino

E i javelin (lanciarazzi anticarro, ndr) e i bayraktar (droni militari, ndr)

combattono per l’Ucraina e uccidono i russi

E i javelin e i bayraktar

combattono per l’Ucraina e uccidono i russi

E il nostro potente popolo, la gente dell’Ucraina

Ha già unito il mondo intero contro i russi

E molto presto li sconfiggeremo

Presto li distruggeremo

E conquisteremo la nostra libertà

E ci sarà di nuovo la pace

Presto li distruggeremo

E conquisteremo la nostra libertà

E ci sarà di nuovo la pace”.

“È meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature” (Sandro Pert)


Auguri a tutte le Mamme

di Mario Fortunato da Cronista di Strada – Festa della mamma 2022

“La Festa della Mamma, in Italia si festeggia la seconda domenica di maggio. È stata celebrata, per la prima volta (nel 1908 in America), su iniziativa di Anna Jarvis, per ricordare sua madre, ed ufficializzata, nel 1914, dal presidente Thomas Woodrow Wilson; il garofano bianco (fiore preferito da mamma Reeves) è diventato il simbolo della giornata. La chiesa di Grafton, nel West Virginia, dove fu celebrata la prima messa, è diventata, dal 5 ottobre 1962, Santuario della Festa della Mamma internazionale, in omaggio a tutte le mamme. In Italia, si celebra, per la prima volta, nel 1956, per volontà del senatore e sindaco di Bordighera Raul Zaccari” (pag. 36 e 37 – Il Secolo della Luna).

I Luoghi

West Virginia (America) – Il luogo in cui Anna Jarvis, il 10 maggio 1908, tre anni dopo la morte di sua madre, Ann Reeves Jarvis, organizza la prima cerimonia per ricordare tutte le madri. La chiesa è considerata, dal 1992, un punto di riferimento storico nazionale. Si trova lungo Main Street nel centro di Grafton, contea di Taylor, West Virginia. Meta di turisti, è molto richiesta per la celebrazioni di matrimoni.

Anna Marie Jarvis, nata nel 1864 in Virginia. Nona di undici bambini, di cui sette morti prematuramente. Il suo luogo di nascita, noto come Anna Jarvis House, dal 1979 è stato inserito nel Registro Nazionale dei luoghi storici. Donna di successo presso la Fidelity Mutual Life Insurance Company, come primo editor di letteratura e pubblicità femminile dell’agenzia.

Ann Reeves Jarvis (1832-1905), promotrice di campagne di sensibilizzazione sulla mortalità infantile, organizza incontri e picnic per creare amicizie tra le mamme dei Nordisti e dei Sudisti.

Julia Ward Howe, nel 1870, pubblica il manifesto pe riportare la pace tra gli Stati americani.

Storia

Greci e latini festeggiavano, in primavera, la maternità e la fertilità delle divinità femminili. I festeggiamenti erano finalizzati ad esaltare la fecondità della terra dopo il letargo invernale.

In Italia, la prima celebrazione della Festa della Mamma risale al 1956, grazie al senatore e sindaco di Bordighera Raul Zaccari. Ma, come evidenziato in un’intervista da Claudia Mattalucci, ricercatrice del Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa” dell’Università degli Studi Milano-Bicocca di Milano, già nell’epoca fascista veniva dedicata una giornata alla maternità ‘ufficiale’. Denominata la ‘Giornata della madre e del fanciullo’, ebbe luogo la prima volta il 24 dicembre 1933. Nata per accrescere la natalità, premiava le mamme più prolifiche d’Italia.

Don Otello Migliosi, parroco a Tordibetto di Assisi, il 12 maggio del 1957, celebra ufficialmente la prima funzione religiosa in onore delle madri. Il sacerdote è ricordato con il ‘Premio don Otello Migliosi’ indetto dalle scuole sul tema della maternità e dell’accoglienza della vita. Era rimasto orfano della mamma quando non aveva ancora cinque anni.

Curiosità sulla Festa della Mamma

In Italia è istituzionalizzata, in Senato, nel 1958.

Il presidente Franklin Delano Roosevelt, nel 1934, le dedica un francobollo ufficiale con annullo; le Poste Italiane numerosi annulli filatelici e una speciale cartolina da collezione.

I fiori sono al primo posto tra i regali, seguiti dai gioielli e dai cioccolatini.

Una ricorrenza che fa registrare il maggior numero di telefonate: circa 22 milioni di chiamate!

Sarebbero i figli maschi a spendere di più (il 35%) per acquistare il regalo per la mamma.

Nella quasi totalità delle lingue parlate in tutto il mondo, la parola madre inizia con la lettera ‘M’.

La data della festa moderna è ballerina: in Italia si festeggia la seconda domenica di maggio, in Egitto il 21 marzo, in Thailandia il 12 agosto, in Norvegia la seconda domenica di febbraio e in Argentina la seconda domenica di ottobre.

L’ostetrica Maria Pollacci di Pedavena, ai piedi delle Dolomiti bellunesi, non ha avuto figli, ma ha aiutato a venire al mondo quasi 8.000 bambini. Il suo primo parto nel 1945. Nel corso della sua lunghissima attività come ‘mammana’ ha fatto nascere tantissimi neonati in giro per mezza Italia del Nord, tra Emilia e Friuli, Veneto e Trentino. Notti insonne, apprensioni e viaggi avventurosi affrontati anche a piedi per brindare al miracolo di una nuova vita.

La mamma con più figli vive in Uganda, si chiama Mariam Nabatanzi, ha 38 figli e ha poco più di 40 anni. Avrebbe messo al mondo il primo figlio all’età di 13 anni. Ha partorito per 5 volte due gemelli, in 4 occasioni tre gemelli e 5 volte quattro gemelli.

Il primato della donna più prolifica appartiene a Valentina Vassilyeva. Avrebbe partorito 69 figli. Vissuta tra il 1707 e il 1765, in Russia, la donna avrebbe avuto plurimi parti gemellari: 16 gravidanze gemellari, 7 gravidanze trigemine e 4 gravidanze quadrigemine, per un totale di 27 travagli.

La mamma con più figli in Italia vive in Piemonte. Anna Caruso risiede nel piccolo paesino di Gifflenga, comune di 112 abitanti. Vedova del suo marito Rocco Piscopo continua ad abitare nella vecchia casa vicino alla chiesa. Ultraottantenne ha avuto 22 figli su 25 parti portati a termine. Solo 16 di essi sono ancora in vita.

Gita fuori porta

Per chi non può permettersi di volare al Santuario nel West Virginia, proponiamo alcuni itinerari tra romanticismo e culto religioso.

  • Il Giardino di Ninfa, a Sermoneta, in provincia di Latina. Passeggiando fra antiche rovine medievali e la natura incontaminata si ha la sensazione di trovarsi in un posto incantato: il Giardino più bello del mondo, lo ha definito il New York Times. Meritano una visita il borgo di Sermoneta e la Città di Latina: la vecchia Littoria, edificata nel 1932.
  • Isola Madre, a Stresa, in Piemonte. La più grande dell’arcipelago delle Borromee sul Lago Maggiore. Offre una vista di giardini ricchi di rose e di altre specie rare. Accanto alla loggia del Kashimir, nel Palazzo cinquecentesco sono custoditi gli arredi di Casa Borromeo.
  • Parco Villa Trecci, Montepulciano (SI). Tra i magnifici giardini è possibile ammirare anche le rose dedicate a Mariangela Melato e a Rita Levi di Montalcini (rosa floribunde), premiata con la Rosa D’oro al Concorso di Ginevra.
  • Il Roseto della Pace, a Induno Olona (VA). Il roseto realizzato all’interno del Poliparco “Le Rivette” ospita quasi 6500 piante: circa 612 varietà di rose diverse e gli ibridi di Tè.
  • Giardino della Rosa di Ronzone (TN). Una tavolozza di colori a mille metri d’altezza, in Alta Val di Non. Il roseto con più di 500 varietà di fiori, rappresenta una buona occasione per conoscere le numerose specie perenni distribuite in 33 diverse aiuole.
  • La Rocca di Angera, in provincia di Varese. Sul Lago Maggiore è possibile ammirare il Giardino dei Principi con le rose più antiche (la rosa gallica, alba, centifolia, damascena) e i fiori medievali per eccellenza, come il gladiolo e l’iris.
  • Il Museo della Rosa Nascente, nel Castello di Gropparello in provincia di Piacenza. Un posto magico nel meraviglioso mondo delle rose e delle orchidee selvatiche. Il maniero fu donato nell’anno 808 da Carlo Magno al vescovo Giuliano II. Nella suggestiva tenuta si trovano anche il Parco delle Fiabe e la Locanda del Castello.
  • Castello di San Pelagio Due Carrare, in Veneto. Un percorso misterioso lungo i labirinti del “Minotauro” e del “Forse che sì forse che no”; tra il profumo denso delle rose e delle erbe aromatiche e i luoghi più segreti del Castello di San Pelagio.
  • Santuario della Madonna del Bosco a Imbersago, in provincia di Lecco. Prezioso monumento ottagonale del barocco lombardo, sorge sulla Valle dell’Adda, dove tre pastorelli il 9 maggio 1617 videro la Grande Signora “tra luci e splendori celestiali e armoniose melodie”. Il tempio domina la Scala Santa di 349 gradini. In cima alla scalinata, sorge la maestosa statua in bronzo di Papa Giovanni XXIII. Tra i più noti luoghi di culto in Lombardia, deve la sua fama al ‘Papa Buono’ che lo elevò a Basilica. “Tutti i Santuari di Maria mi sono cari, tanti ne visitai… Ma ricordo con particolare affetto il Santuario della Madonna del Bosco, perché fu il sorriso della mia infanzia, la custodia e l’incoraggiamento della mia vocazione sacerdotale…”
  • Terminata la visita al Santuario, si potrà scegliere di continuare l’escursione a bordo del traghetto leonardesco sull’Adda. Una fedele riproduzione dell’imbarcazione progettata da Leonardo, che, assicurata a un cavo teso tra le due sponde, permette di attraversare il fiume e giungere alla riva opposta, a Villa d’Adda.
  • Luogo ricco di suggestioni religiose è Tordibetto di Assisi dove è nata, in Italia, la festa liturgica dedicata alle mammea. Non possono mancare una visita alla Basilica – considerata uno dei più importanti luoghi di culto nel mondo – una passeggiata tra i suggestivi vicoli della Città di San Francesco, una preghiera nella chiesa di Santa Chiara e una sosta nell’unico Parco della Mamma in Italia, in cui si trova la statua della maternità.

Cucina

Rigatoni con la pajata, bucatini alla carbonara, coratella ecoda alla vaccinara nel Lazio; risotto al barolo, pollo ripieno di verdure e Margheritine di Stresa in Piemonte; pici alle briciole, pollo alla cacciatore, filetto al vino nobile di Montepulciano, coniglio alla Valdichiana in porchetta, funghi locali e vino locale a Montepulciano; pisarei e fasò, tortelli con la coda ricotta e spinaci, stracotto di manzo, polenta e cavall in provincia di Piacenza; la polenta cumedada, risotto con filetto di persico,ravioli al ripieno di trota, casseuola, brasato di manzo e polenta e gorgonzola in Lombardia; canederli trentini, strangolapreti alla trentina, spatzle o gnocchetti tirolesi in Trentino; Brout Brusat, gnocchi di polenta col formaggio salato, fegato alla moda dei Franceschina, muset e brovada, verza con la costata di maiale in Veneto; pici alla norcina, stringozzi al tartufo nero, anguilla del Trasimeno, friccò, gallina ‘mbriaca, bruschetta con l’olio in Umbria.

Due cose al mondo non ti abbandonano mai, l’occhio di Dio che sempre ti vede e il cuore della mamma che sempre ti segue. Non importa quanto si dà ma quanto amore si mette nel dare” (Madre Teresa).


Italia in Bicicletta

di Mario Fortunato da Cronista di Strada

Il 24 agosto, la Gazzetta dello Sport annuncia l’organizzazione del Giro d’Italia. Il leader della classifica indosserà la maglia rosa, colore delle pagine del quotidiano sportivo milanese, fondato il 3 aprile 1896. Al vincitore del Giro andrà un premio di 30.000 lire. Il primo Giro d’Italia parte da Milano, il 13 maggio 1909 (alle ore 2.53), da Piazzale Loreto. Al termine delle otto tappe, vince l’italiano Luigi Ganna che, nello stesso anno, si aggiudica anche la Milano-Sanremo. Solo tre ciclisti riusciranno a vincere cinque volte il Giro: Alfredo Binda (tra il 1925 e il 1933), Fausto Coppi (1940-1953), Eddy Merckx tra il 1968 e il 1974. Il record delle vittorie di tappe appartiene al toscano Mario Cipollini (42). Binda detiene il primato delle vittorie di tappe nella stessa edizione (12 su 15 nel 1972) e di vittorie di tappe consecutive (8 nel 1929). Nel periodo post-guerra, le sfide tra Gino Bartali e Fausto Coppi scriveranno pagine indimenticabili sulle strade del Giro. Gli organizzatori della corsa rosa saranno: Armando Cougnet dal 1909 al 1949, Vincenzo Torriani dal ’48 al ’92, Carmine Castellano dal ’92 al 2004, al quale è subentrato Angelo Zomegnan, fino al 2011” (pagine 30 e 31 – Il Secolo della Luna).

Luoghi e personaggi

Otto le tappe del primo Giro d’Italia da Milano a Napoli e ritorno: Bologna, Chieti, Napoli, Roma, Firenze, Genova, Torino e l’arrivo a Milano. Vengono percorsi complessivamente 2447,9 km. La prima frazione di 397 km è vinta da Dario Beni. Terminano la corsa solo 49 corridori. La classifica viene stilata in base ai piazzamenti nelle singole tappe. Sulla vetta del podio Luigi Ganna, ma se si fosse tenuto conto del tempo di percorrenza avrebbe vinto Giovanni Rossignoli che si classifica terzo

La prima e unica donna che ha partecipato al Giro

Merita una particolare citazione Alfonsina Morini Strada: unica donna ad aver preso parte al Giro d’Italia maschile, nel 1924. Il Giro di 3613 km è vinto da Giuseppe Enrici.

La ciclista di Castelfranco Emilia (MO) finisce fuori tempo massimo, a causa del maltempo, nella tappa L’Aquila-Perugia, ma gli sarà concesso di continuare il Giro, fuori gara, fino a Milano. La sua partecipazione dimostra che anche le donne possono disputare una grande corsa a tappa. Muore a 68 anni. Una bicicletta di bronzo sulla tomba, a Cusano Milanino, ricorda e le sue imprese sportive. È stata anche l’ispiratrice della famosa canzone degli Anni 50 ‘Bellezza in bicicletta’.

Storia e curiosità

Il Giro del 2022, partito dall’Ungheria, registra la partecipazione di 176 ciclisti; nella quarta frazione ha affrontato la scalata dell’Etna per poi trasferirsi in Calabria con la tappa Palmi Scalea; dalla Riviera dei Cedri raggiungerà il cuore della Basilicata prima di proseguire verso le montagne più importanti. Festeggia il 105° percorrendo la suggestiva Costa del Golfo di Policastro (Scalea, Praia a Mare e Maratea), prima di inerpicarsi verso Lauria, il Monte Sirino, Viggiano, la Sellata e fare tappa a Potenza.

Golfo di Policastro

Merita sicuramente attenzione Maratea. «Forse in Italia non c’è paesaggio e panorama più superbi” (Indro Montanelli). Con il Cristo domina e protegge chilometri di costa variegata, spiagge uniche e il mare dalle acque cristalline. “La statua di Maratea, innalzata sulla sommità del Monte San Biagio, è alta 21,13 metri, ha un’apertura di braccia di 19 metri e la testa è alta tre metri; realizzata con cemento e scaglie di marmo di Carrara dall’artista fiorentino Bruno Innocenti, pesa 400 tonnellate…” Inaugurata nel 1965, come dimensione, è seconda solo al Cristo di Corcovado di Rio de Janeiro. (pag. 214 e 215 – Il Secolo della Luna).

Un’edizione dalle forti suggestioni storiche

Il 27 maggio, diciannovesima tappa, dalla Laguna Veneta percorre la Valle dell’Isonzo, prima di sconfinare a Kobarid (la nota Caporetto italiana), per poi scalare il Monte Kolovrat e rientrare in Italia a Cividale del Friuli. Vengono toccate località che hanno scritto la storia del nostro Paese, come Il Sentiero della Pace (primo Premio progetto Interreg d’Europa del 2020). “Nel mese di ottobre del 1917, l’Italia subisce la più grande sconfitta militare della sua storia. La rotta dell’Esercito Italiano, contro le truppe austro-ungariche (nota come la dodicesima battaglia dell’Isonzo), ha luogo dal 24 al 26 ottobre 1917. A guidare le truppe tricolori c’è il generale Luigi Cadorna che, proprio a causa della sconfitta, sarà sostituito dal generale Armando Diaz. Le truppe italiane velocemente riorganizzate dal nuovo comandante, nella successiva prima battaglia del Piave, fermano il nemico e pongono le basi per la vittoria finale. A ricordo di quella battaglia, sul colle, verrà costruito il sacrario di Sant’Antonio che custodisce le salme di 7.014 soldati italiani”. (pagine 54 e 55 Il Secolo della Luna).

Lo sapevate che…

Il Giro nasce da un’idea del giornalista della Gazzetta dello Sport Tullo Morgagni.

Le biciclette costano dai 3 ai 9mila euro.

Per gestire una squadra si spendono in media dieci milioni in un anno.

La maglia rosa venne istituita nel 1931.

Il corridore più giovane ad aggiudicarsi il Giro è stato Fausto Coppi a poco più di vent’anni; Fiorenzo Magni il più anziano, nel 1955, all’età di 34 anni; il più vecchio partecipante risulta essere Giovanni Gerbi, nel 1932 a 47 anni.

La maglia rosa rappresenta il simbolo del primato.

La maglia azzurra, come il cielo che si intravede tra le montagne, è indossata dal miglior scalatore.

La maglia ciclamino va al ciclista meglio piazzato nelle varie tappe.

La maglia bianca, simbolo di gioventù e speranza, viene portata dal giovane più bravo.

Il record di maglie rose appartiene a Eddy Merckx che ne ha collezionato 78. Girardengo, Binda, Merckx e Bugno detengono il primato di aver indossato la maglia rosa dalla prima all’ultima tappa. La città che ha ospitato più volte il Giro è Milano (144 di cui 56 partenze e 88 arrivi).

Nel 1954 il ciclista Carlo Clerici in fuga nella tappa Napoli-Aquila guadagna un vantaggio che supera la mezzora. Riesce a difendere la maglia per oltre due settimane vincendo il Giro del 1954.

Lauro Bordin, nel 1914, si rende protagonista della fuga più lunga di circa 350 km; ma la tappa Lucca-Roma di 430,3 km (partita poco dopo la mezzanotte) sarà vinta da Costante Girardengo.

I fratelli Aldo, Enzo e Francesco Moser hanno corso insieme il Giro del 1973 con la Filotex.

La cittadina trentina di Palù di Giovo, con poco più di 500 abitanti, ha dato i natali a due ciclisti vincitori del Giro: Francesco Moser (1984) e Gilberto Simone (2001 e 2003).

Due i casi di vittoria di padre e figli: Pierino e Adriano Baffi, Eddy e Axel Merckx.

Wladimiro Panizza ha corso ben 18 Giri, di cui 17 consecutivi.

Quattro gli incidenti mortali al Giro: il veneto Orfeo Ponsin di San Giorgio in Bosco (1952), lo spagnolo Manuel Sansisteban (1976), Emilio Ravasio di Carate Brianza (1986) e il belga Wouter Weylandt (2011).

Nel 2012 viene disputata l’unica edizione a squadra. Vince l’Atala composta da Luigi Ganna, Carlo Galetti, Eberardo Pavesi e Giovanni Micheletto.

Il vincitore che detiene la media più alta è il russo Denis Menchov (nel 2009 a 40, 167 di media); la media più bassa appartiene ad Alfonso Calzolari (nel 1914 a 23,374 km/h).

Il Giro ha sconfinato 15 volte in terra straniera: l’ultima era stato, nel 2018, a Gerusalemme.

Gastronomia

I piatti da degustare nelle diverse località sono squisiti e unici come la gente che ci abita. Si va dai bucatini e parmigiana alla Marateota, accompagnate da fave e cicorie e formaggio di Moliterno, della Lucania al bisato in spèo (anguilla) della Laguna Veneta; dalla grigliata mista, trote con patate e struccoli di Caporetto in Slovenia al frico (tortino con patate e formaggio) e ai Cjarsons (ravioli) del Friuli.

Accadde il 13 maggio…

Tra i principali eventi citati nel volume ‘Il Secolo della Luna’:

– Nel circuito di Silverstone prende il via la prima gara di Formula Uno vinta dall’italiano Nino Farina che, al termine della stagione, si aggiudicherà il primo Campionato del Mondo (pag. 160)

– Quasi un milione di persone protestano per le strade di Parigi. Con il più importante sciopero generale della V Repubblica inizia il cosiddetto ‘Maggio francese del 68’ (pag. 221)

– Mehmet Ali Agca tenta di assassinare Papa Giovanni Paolo II (anno 1981 a pag. 283)

– Alla prima votazione, Carlo Azelio Ciampi, viene eletto Presidente della Repubblica (pag. 355)

«Un uomo solo è al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo


La mafia attacca lo Stato

di Mario Fortunato da Cronista di Strada del 23 maggio 2022

Due attentati mettono a dura prova la legalità siciliana. Il 23 maggio, viene ammazzato il giudice Giovanni Falcone e, il 19 luglio, il giudice Paolo Emanuele Borsellino. Falcone perde la vita a Capaci (sull’autostrada che collega l’aeroporto Punta Raisi a Palermo), a bordo dell’autoblindata sulla quale viaggia con la moglie Francesca Morvillo (anche lei magistrato), fatta saltare in aria da 400 chili di tritolo sistemati nella scarpata. Restano assassinati anche gli agenti della scorta: Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro.

Borsellino, invece, è ucciso in via D’Amelio a Palermo, nei pressi della casa di sua madre, a causa dell’esplosione di una Fiat 126 imbottita di 100 chili di tritolo. Perdono la vita anche Emanuela Loi (la prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Falcone e Borsellino da anni combattevano per riportare la legalità nella loro terra. Grazie alle loro inchieste, la magistratura aveva potuto celebrare il primo maxiprocesso della storia (con oltre 400 persone giudicate), conclusosi a Palermo il 16 novembre 1987” (pag. 331 ‘Il Secolo della Luna’).

I luoghi, i personaggi, la storia

Dove gli alberi hanno i nomi degli uomini e delle donne di Stato uccisi dalla mafia”.

Sul luogo dove avvenne la strage sono state erette due Stele; a ridosso dell’autostrada è stato realizzato il ‘Giardino della Memoria’ dedicato alle vittime della lotta contro la mafia. La denominazione del Parco ‘Quarto Savona Quindici’ ricorda il nome in codice della squadra della scorta. Per ogni vittima è stato piantato un albero d’ulivo. Inaugurato nel 2017, il Parco è divenuto luogo simbolo in onore di coloro che hanno perso la vita servendo lo Stato, nonché tappa obbligata anche per le gite scolastiche. Suscita riflessione e amarezza la doverosa sosta dinanzi alla teca che custodisce i resti della ‘Croma’ colpita in pieno dall’esplosione. Oggi viene portata in giro per tutta Italia dalla vedova Tina Montinaro: come simbolo di legalità e giustizia.

Non si può passare da Capaci senza fermarsi!’

Cosa si prova a percorrere la strada per Capaci? Per prima cosa disorientamento. E se coraggio vuol dire in latino “avere cuore’, quanto cuore metteva Giovanni Falcone per la sua terra. Significa svolgere il proprio dovere sapendo controllare la paura fino al sacrificio. Ci rimane la rabbia per un mondo possibile” (Testimonianza di ‘Nino’ Fortunato, farmacista che ha visitato il luogo della tragedia con la famiglia).

Curiosità che lasciano l’amaro in bocca

-Le stragi del 1992 sarebbero state decise dopo la sentenza della Cassazione che aveva confermato gli ergastoli del Maxiprocesso di Palermo (30 gennaio 1992). In un paio di riunioni presiedute dal boss Salvatore Riina furono scelte le vittime e gli assassini. Giovanni Brusca, detto lo scannacristiani, fu preferito per coordinare la Strage di Capaci e Salvatore Biondino per uccidere Paolo Borsellino.

-Giovanni Salvatore Augusto Falcone è stato una delle personalità più importanti e prestigiose nella lotta alla mafia. All’età di tredici anni, giocando a calcio all’Oratorio, conobbe Paolo Borsellino, con cui si sarebbe ritrovato prima all’università e poi in magistratura. Uniti da sincera amicicizia, da valorose idee e da un triste destino.

L’attentato di Capaci sarebbe stato simulato nell’aprile del ’92 in contrada Rebuttone, nei pressi di Altofonde, comune di Palermo di circa 10.000 abitanti. La Fiat 126 color amaranto fatta esplodere dinanzi alla casa del giudice Borsellino fu rubata l’8 luglio e custodita in un magazzino di Brancaccio; l’11 luglio venne spostata in un garage a Corso dei Mille, dove un meccanico di fiducia riparò freni e frizione; nella stessa giornata ebbero luogo la prova del telecomando e delle trasmittenti utilizzate nell’attentato.

Antonino Caponnetto in un’intervistato rilasciata alla RAI rivelò che via D’Amelio, essendo molto stretta, veniva considerata una strada pericolosa; per tali motivi era stato chiesto alla Questura di Palermo di vietare il parcheggio di veicoli davanti alla casa dove abitava la mamma di Borsellino. La richiesta non ebbe seguito.

Il giudice Falcone, noto e apprezzato anche a livello internazionale, prima di essere assassinato era stato oggetto di vergognose critiche e “voltafaccia”: nel 1988, per la sostituzione di Antonino Caponnetto (capo dell’ufficio istruzione del Tribunale di Palermo), gli era stato prefrito il giudice Antonino Meli; “coniuga alla maggiore anzianità di ruolo, un quadro professionale apprezzabile, per cui pienamente idoneo”, scriveva la commissione del CSM, precisando: “L’uomo giusto non è pertanto quegli che si prospetta in ipotesi preliminarmente il più idoneo alla copertura di un determinato posto, volta per volta oggetto di concorso, nel quale le qualità professionali vengono commisurate anche alle specificità ambientali, ma è innanzitutto quello scelto con criteri giusti e cioè legittimi”; nel 1989, lo stesso magistrato, era sfuggito a un attentato grazie alla scorta che aveva scoperto una borsa con 58 cartucce di esplosivo; il grave episodio fu quasi messo in dubbio da esponenti politici (…questa bomba che esce fuori al momento giusto…)

-Dopo l’assassinio di Falcone, le polemiche si spostarono su Borsellino, nominato Capo della Procura Centrale Antimafia. Lo sdegno fu grande. La signora Agnese, vedova di Borsellino, rifiutò i funerali di stato e durante le esequie dei cinque uomini della scorta, a cui partecipò anche il neo Presidente della Repubblica Eugenio Scalfaro, esplosero le proteste della gente.

Ho ucciso Giovanni Falcone. Ma non era la prima volta: avevo già adoperato l’auto bomba per uccidere il giudice Rocco Chinnici e gli uomini della sua scorta. Sono responsabile del sequestro e della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, che aveva tredici anni quando fu rapito e quindici quando fu ammazzato. Ho commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti. Ancora oggi non riesco a ricordare tutti, uno per uno, i nomi di quelli che ho ucciso. Molti più di cento, di sicuro meno di duecento.» (Giovanni Brusca, dichiarazione tratta dal libro ‘Ho ucciso Giovanni Falcone’, di Saverio Lodato, Mondadori)

Arrestato nel 1996, nel 2000 gli viene riconosciuto lo status di collaboratore di giustizia. Il 31 maggio 2021 Brusca, dopo aver trascorso 25 anni in carcere, è stato liberato per aver scontato la sua pena, rimanendo sottoposto alla libertà vigilata per ulteriori 4 anni, secondo quanto stabilito dalla Corte d’Appello di Milano (da Wikipedia).

Per non dimenticare…

Da alcuni anni, per commemorare le stragi della mafia, del terrorismo, del dovere e di ogni forma di criminalità, viene organizzata la manifestazione ‘IO CI SONO’, con la ‘Corsa della memoria’ che può essere programmata in ogni parte del mondo, dal 13 al 23 maggio

“L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza” (Giovanni Falcone)

Perdonaci, Alfredino!

di Mario Fortunato da Cronista di Strada del 13 giugno 2022

Il 13 giugno 1981, a Vermicino, in provincia di Roma, dopo tre giorni di disperate prove di soccorso (trasmesse in diretta dalla televisione), muore il piccolo Alfredino Rampi. Era caduto in un pozzo artesiano nella località Selvotta, una piccola campagna nei pressi di Frascati. Ho vissuto, come tanti altri milioni di Italiani, quella tragedia, attraverso la lunga diretta televisiva; mi sono rimaste nel cuore la tristezza e la rabbia per non essere stati in grado di tirare fuori Alfredino da quel maledetto pozzo. Una tragedia tra le più brutte e commoventi del XX secolo” (pag. 284 – Il Secolo della Luna).

Per non dimenticare

La notizia giunge l’11 giugno con il TG delle 13. Un bimbo di 6 anni è caduto accidentalmente in un pozzo artesiano di 28 cm di diametro, rimanendo intrappolato a circa 40 metri di profondità. L’Italia si mobilita per cercare di tirarlo fuori e attorno al pozzo si crea una veglia di speranza. Scatta, per la prima volta, la diretta tv che cambierà il modo di fare comunicazione. La voce della madre e di un vigile del fuoco cercano di rincuorarlo attraverso un megafono. Milioni di persone restano incollate al piccolo schermo e in ogni quartiere si chiedono notizie. Alfredino viene adottato da tutti, con in testa il Presidente Sandro Pertini che giunge sul posto per far sentire la propria presenza. Una mano di uno speleologo calatosi più volte nel pozzo riesce a sfiorarlo. Sembra fatta, ma il bambino scivola ancora più giù. Al dolore si aggiunge la rabbia di non essere riusciti, un’intera nazione, a salvarlo. Alfredino rimarrà per sempre il bambino d’Italia e Vermicino una delle tragedie più brutte.

I giorni della tragedia

Il padre Ferdinando, con la moglie Franca, la nonna paterna Veja e i figli Alfredo e Riccardo di 6 e 2 anni, stanno trascorrendo un periodo di vacanza nella loro seconda casa, nei pressi di Vermicino, nel comune di Frascati, quando, verso le sette di sera, il bambino più grande finisce nel pozzo di un terreno vicino.

Dichiarato morto la mattina del 13 giugno, Alfredino verrà estratto da una squadra di minatori l’11 luglio. Dopo i funerali celebrati il 15 luglio 1981 nella Basilica di San Lorenzo fuori le mura, viene tumulato nel Cimitero Monumentale del Verano. Vi si arriva accedendo dall’ingresso principale in Piazzale del Verano, 1. Nello stesso cimitero sarà seppellito il fratello Riccardo morto nel 2015 a soli 36 anni, lasciando la moglie Roberta e le figlie Sofia ed Elisa in tenera età.

Dopo la morte di Alfredino…

Nasce la Protezione Civile

Una tragedia che mostrò tanta generosità da parte dei soccoritori, ma anche parecchia confusione, come raccontò al Presidente Pertini la madre di Alfredino. “In uno sfogo gli raccontai tutti gli errori che erano stati fatti durante i tentativi di soccorso di mio figlio. Lui annuì e ne rimase colpito. E dopo due mesi Pertini mi chiamo’ al telefono, dicendomi: ‘dopo quello che è successo, e dopo la conversazione con lei, ho deciso di istituire un ministero della Protezione Civile”. Lo stesso Presidente diede mandato a Giuseppe Zamberletti di predisporre, quale alto commissario, gli strumenti organizzativi della nuova protezione civile, per poi assumere, nel 1982, l’incarico di Ministro per il coordinamento della protezione civile.

Viene creato il Centro Alfredo Rampi

Grazie alla tenacia della mamma Franca, nel 1981, nacque anche il “Centro Alfredo Rampi”, con lo scopo di creare una nuova cultura della sicurezza e della prevenzione per difendere bambini e ragazzi da eventi come quello che aveva colpito il figlio.

Roma lo ricorda con un muraleres

Lo scorso 28 maggio, Roma ha reso omaggio al suo bimbo di 6 anni con un murales, in via Rocco da Cesinale 2 nella Garbatella, che rappresenta Alfredino con la canottiera e la sua dolcissima espressione.

I soliti imbecilli

Per dovere di cronca si riporta la deprecabile azione compiuta lo scorso 29 maggio sulla tomba Rampi, profonata con degli scarabocchi sulla lapide. “Chi ha disegnato svastiche ed insulti sulla tomba di mio figlio è un vigliacco. L’unica spiegazione è che si sia trattato di gesto di un folle o di qualcuno che voleva attirare l’attenzione”il commento della signora Franca.

Monarchia o Repubblica?

di Mario Fortunato da Cronista di Strada del 02 giugno 2022

“Dopo i risultati del referendum, tenutosi nei giorni 2 e 3 giugno, il Re Umberto II (che aveva preso il posto del padre il 9 maggio), il 13 giugno, s’imbarca per il Portogallo e scioglie i carabinieri dal loro giuramento di fedeltà. Sarà ricordato come il “re di maggio”.

Nasce l’Esercito italiano e i Carabinieri ne divengono la prima Arma.

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Esito del referendum: Repubblica 12.717.923; Monarchia 10.719.281. Il Re stravince in Campania (1.427.038 contro 435.844), nelle Puglie (954.754-465.620), in Lucania (158.210-107-653), in Sicilia (1.301.200-708.109), in Sardegna (319.557-206.098), negli Abruzzi e Molise (459.478-347.578) e nel Lazio (795.501-753.978); la Repubblica prevale, nettamente, in Lombardia (2.270.335-1.275.183), in Piemonte 1.250.070-938.945), Liguria (633.130-284.092), Venezia Tridentina escluso Bolzano (191.450-33.728), Veneto (1.403.441-954.372), Emilia (1.526.838-454.589), Toscana (1.280.815-506.167), Marche (498.607-213.621), Umbria (301.209-117.755”((pag.146 e 147- Il Secolo della Luna”.

A Rofrano, piccolo centro collinare del salernitano, solo 73 persone hanno votato per la Repubblica e 1.099 per la Monarchia; di contro, a pochi chilometri, nella stessa provincia, il centro di Pisciotta vota massicciamente Repubblica (1.617 suffragi) e solo in 217 segnano la scheda a favore dei Savoia (Il nostro Novecento di Pasquale Carelli)”.

Il nome Italia

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Il nome Italia compare la prima volta nel 90 a.C. a Corfinium: oggi Corfinio. Il borgo collinare aquilano fu la prima capitale della Lega Italica nel corso della Guerra sociale (91-88 a.C.) fra i romani e alcuni popoli italici che abitavano la dorsale Appenninica dell’Umbria fino alla Calabria. Durante la rivolta fu costituita un’Assemblea che elesse due consoli (uno dei Marsi e l’altro dei Sanniti) e 500 senatori. Per essere autonomi, i governanti del nuovo Stato decisero di coniare una moneta sulla quale veniva raffigurato un volto femminile con una corona di alloro in testa e la scritta: ITALIA (pag. 139 e 140 Pianto di Primavera).

La Festa degli Italiani

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Il 2 giugno celebra il giorno in cui gli Italiani (per la prima volta anche le donne) si recarono alle urna per scegliere tra la Monarchia e la Repubblica. Vennero eletti anche i 556 membri dell’Assembea Costituente per stilare la Costituzione. Il referendum era stato deciso dal Governo Bonomi di stanza provvisoriamente a Salerno (decreto luogotenenziale del 25 giugno 151/1944). La festa della Repubblica prevede: la parata militare tra i Fori Imperiali di Roma e il Monumento dell’Altare della Patria; il passaggio delle Freccie Tricolori; la deposizione di una corona di alloro da parte del Presidente della Repubblica in memoria dei caduti e l’esposizione delle bandiere sui balconi di ogni quartiere d’Italia. Nel 1963 fu spostata al 4 Novembre per le condizioni di salute di Papa Giovanni XXIII; nel 1976 annullata per il terribile terremoto in Friuli; tra il 1977 e il 2001, a causa della crisi economica, veniva celebrata la prima domenica di giugno. Il Presidente Carlo Azeglio Ciampi la riportò al 2 Giugno, celebrativo del giorno del voto.

I Presidenti della Repubblica

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«Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale» (articolo 87 della Costituzion).

Dodici i Presidenti succedutisi dal 1946: tre campani (tutti di Napoli), tre piemontesi, due toscani, due sardi (entrambi di Sassari), un ligure e un siciliano. Due i rieletti per il secondo mandato (Napolitano e Mattarella). Il più giovane Cossiga, a soli 57 anni.

Enrico De Nicola (Napoli, 1887-Torre del Greco 1959). Eletto provvisoriamente il 28 giugno1946 e ufficialmente l’1 gennaio 1948. Di area giolittiana, aveva votato per la monarchia. Inaugurò la prassi delle trasferte in tutta la penisola per creare l’unità nazionale.

Luigi Einaudi (Carrù-Cuneo, 1874-Roma 1961). Eletto l’11 maggio 1948. Il 31 dicembre 1949, con 188 parole in tutto, fu il primo a leggere il messaggio di fine anno del capo dello Stato agli italiani.

Giovanni Gronchi (Pontedera-Firenze, 188/-Roma, 1978). Primo democristiano a salire al Quirinale, eletto il 29 aprile 1955. Volontario della prima guerra mondiale. Fu fautore di una politica estera equidistanza tra i blocchi.

Antonio Segni (Sassari, 1891-Roma, 1972). Eletto Presidente il 6 maggio 1962 con 443 voti su 854, pari al 51,9%. Per motivi di salute si dimise dopo due anni e mezzo: il 6 dicembre 1964.

Giuseppe Saragat (Torino, 1898-Roma, 1988). Volontario della prima guerra mondiale. Primo socialdemocratico a ricoprire il prestigioso incarico di Capo di Stato. Eletto il 28 dicembre 1964. È considerato il padre della dottrina socialdemocratica italiana.

Giovanni Leone (Napoli, 1908-Roma 2011). Eletto il 24 dicembre 1971. Fu il primo presidente a procedere allo scioglimento anticipato delle Camere, nel 1972. Si dimise dall’incarico sei mesi per lo scandalo Lockheed, nonostante la sua estraneità ai fatti.

Sandro Pertini (San Giovanni di Stella-Savona, 1896-Roma1990). Eletto l’8 luglio 1978, con 832 voti su 995. Presidente partigiano, amato dagli italiani. Condannato a morte dalle SS ed evaso insieme a Saragat dal carcere di Regina Coeli.

Francesco Cossiga (Sassari, 1928-Roma 2010). Eletto, al primo scrutinio, il 24 giugno 1985. Si dimise pochi mesi della scadenza naturale. Si era laureato in Giurisprudenza a soli 19 anni e mezzo. Fu definito il Presidente picconatore.

Oscar Luigi Scalfaro (Novara, 1918-Roma 2012). Eletto il 25 maggio 1992, due giorni dopo la Strage di Capaci. Aveva votato per la monarchia. Da parlamentare era stato tra i promotori dell’abolizione della pena di morte.

Carlo Azelio Ciampi (Livorno, 1920-Roma 2016). Governatore della Banca d’Italia dal 1979 al 1993. Eletto Presidente alla prima votazione il 13 maggio 1999. È stato il fautore del risveglio di un forte sentimento per le istituzioni e per i valori Risorgimentali.

Giorgio Napolitano (Napoli, 1925). Primo comunista a salire al Quirinale. Eletto il 10 maggio 2006, è stato il primo a essere riconfermato per un secondo mandato, il 22 aprile 2013.

Sergio Mattarella (Palermo, 1941) In carica dal 3 febbraio 2015, è stato riconfermato nel 2022 per il secondo mandato, con 759 voti su 1009 elettori (75,2%).

Presidenti del Consiglio dei Ministri

Dal 1946 si sono succeduti 67 Governi, guidati da 29 Presidenti. I democristiani, De Gasperi ((8), Andreotti (7), Fanfani (6) ne hanno condotti 21. Il Presidente più longevo è stato Alcide De Gasperi rimasto in carica dal 13 luglio 1946 al 16 agosto 1953. Il governo più lungo appartiene a Silvio Berlusconi, tra il 2008 al 2011: 1287 giorni.

Curiosità e simboli

– Vinse la Monarchia in tutte le province del centro e del sud, fatta eccezione per Latina e Trapani. La Repubblica ottenne il risultato più ampio a Trento (85%; la Monarchia a Napoli (79%). Non si votò: nella provincia di Bolzano (dopo la Repubblica di Salò era stata annessa alla Germania), a Pola, Fiume e Zara che sarebbero passate alla Jugoslavia; a Trieste ritornata all’Italia nel 1954.

– In Val Canonica si trova una delle più grandi collezioni di petroglifi preistorici del mondo: incisioni rupestri, riconosciute come primo patrimonio dell’umanità in Italia dall’Unesco.

– La pianta urbana di Palmanova (UD) disegna una stella a nove punte e dall’alto offre una magnifica immagine di città fortezza.

– A Vacona (Rieti) esiste il ristorante più piccolo del mondo: si chiama “Solo per due” e può accogliere due persone.

– A Cascone Malcesine (VR), il fiume Aril di 175 metri. Ètra più corti del mondo.

– A Roma c’è lo Stato più piccolo del mondo: Città del Vaticano con una superfice di 4 km quadri.

– In Italia abbiamo 50 siti di Patrimonio Unesco: il più alto al mondo; Stromboli, l’Etna e il Vesuvio sono gli unici tre vulcani attivi in Europa; siamo il quinto Paese, tra quelli visitati, dopo la Francia, gli Stati Uniti, la Spagna e la Cina.

La nostra Nazione è la madre della pizza; la patria della macchina azionata con motore a scoppio (1884, ing. Enrico Bernardi) e della Nutella (Cuneo, 1964, Ferrero); la pasta è il piatto per eccellenza, ma i primi ad essicarla furono gli arabi. Esistono 140 tipi di pastasciutta; ogni italiano consuma 3,7 kg di caffè all’anno.

La Bandiera Nazionale Italiana

Ènata a Reggio Emilia nel 1796, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni di Lugo di Romagna. «La Bandiera della Repubblica è il tricolore Italiano: Verde, Bianco e Rosso, a tre bande verticali, di eguali dimensioni» (a 12 della Costituzione).

Inno Nazionale

Il “Canto degli Italiani”, nato nel clima di grandi speranze che preparavano l’insurrezione contro gli austriaci venne scritto, nel 1847, dall’allora ventenne patriota Goffredo Mameli e musicato più tardi, a Torino, da Michele Novaro.

Il 12 ottobre 1946, ‘Fratelli d’Italia’ è ufficialmente diventato l’Inno Nazionale della Repubblica.

L’emblema

Per creare un emblema che potesse rappresentare la nostra Repubblica, fu indetto, dal Governo De Gasperi, nell’Ottobre del 1946, un concorso vinto dal professore e artista Paolo Paschetto di Torre Pellice (TO). L’emblema della Repubblica è caratterizzato da tre elementi: la stella, la ruota dentata, i rami d’ulivo e la quercia. L’ulivo rappresenta la pace, la quercia la forza, la ruota dentata d’acciaio il lavoro; la stella è il simbolo che ha sempre caratterizzato il nostro patrimonio iconografico.

Lo Stendardo Presidenziale

È il segno distintivo della presenza del Capo dello Stato; pertanto, segue il Presidente in ogni suo spostamento. L’attuale stendardo si ispira alla bandiera italiana del 1802-1805. La sua forma quadrata, con la bordatura azzurrina, simboleggia le Forze Armate di cui il Presidente è Capo.

L’Altare della Patria

Progettato dall’architetto Giuseppe Sacconi, è situato sul Campidoglio e venne inaugurato, il 4 giugno 1911, da Vittorio Emanuele III, in occasione delle celebrazioni del cinquantenario dell’Unità d’Italia. Il Monumento Nazionale, proposto dal Presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli di Brescia, venne realizzato in marmo botticino. Dal 4 Novembre 1921, da quando accoglie le salme del Milite Ignoto, è diventato Monumento in onore ai Caduti. (Notizie tratte dal Il Secolo della Luna).

Bisogna che la Repubblica sia giusta e incorrotta, forte e umana: forte con tutti i colpevoli, umana con i deboli e i diseredati”.

(Sandro Pertini)


Sono solo disgrazie?

di Mario Fortunato da Cronista di Strada del 22 settembre 2022

Il verde nei centri urbani migliora la qualità della vita. La cura degli alberi aumenta la sicurezza. Appello ai Ministri dell’Interno e della Transizione Ecologica. I Comuni devono dotarsi di mezzi e personale per garantire salubrità e tranquillità. Un piano di gestione affidato alle Comunità Montane e il contributo delle Scuole per effettuare il censimento delle piante ad alto fusto lungo i viali e le strade urbane.

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Plaudiamo alla modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione. Provvedimenti che salvaguardando per legge l’ecosistema, la biodiversità e gli animali pongono il nostro Paese in linea con la trasformazione sostenibile tesa a salvare il Pianeta e a garantire la vita alle future generazioni.

Questa giornata storica – da annotare col pennino d’oro nell’album della tutela dei diritti – ci offre lo spunto per affrontare il delicato problema che

unisce, attraverso un sottilissimo filo, la bellezza con la sicurezza.

A ricordarcelo sono le puntuali tempeste di pioggia e di vento che procurano danni enormi alle cose e a volte, purtroppo, anche tragedie.

Sono vive le immagini del tram a Milano finito sotto un grosso albero caduto a causa del forte vento. Ma sono solo disgrazie dovute a calamità naturali o disgrazie che si potrebbero evitare?

È necessario arricchire i nostri centri urbani e i luoghi in cui viviamo di verde e di alberi, ma è ugualmente importante garantire l’assoluta tranquillità. Non si può mandare a scuola un proprio figlio con la paura che gli possa crollare addosso un grosso albero dinanzi alla scuola o su un mezzo pubblico.

  • L’albero: valore e importanza per l’essere umano; durata della sua vita. Il più antico in Svezia, il più alto in California, il più bello in Giappone.

L’albero è da considerare uno dei più grandi amici dell’essere umano. Le foglie degli alberi purificano l’aria che respiriamo perché hanno la capacità di filtrare le polveri sottili, assorbono l’anidride carbonica e ci regalano l’ossigeno senza il quale non si potrebbe vivere.

Nel mondo vengono stimati tre mila miliardi di alberi. La metà di dodici anni fa! In Italia 12 miliardi: 200 per ogni italiano (statistica calcolata dal Corpo Forestale dello Stato utilizzando apparecchiature GIS); 1.360 piante ad ettaro.

Le regioni più alberate sono: Emilia-Romagna con 1.816 per ettaro, seguita dall’Umbria (1.815) e dalle Marche (1.779). Ultime Valle D’Aosta e Sicilia rispettivamente con 708 e 760 alberi a ettaro.

Le specie più diffuse sono: il faggio con un miliardo di esemplari (le cui chiome ricoprono quasi tutti gli Appennini), il larice, il noce da frutto, il pino, il pioppo, il platano orientale, il sorbo e il tiglio.

L’albero più alto del Mondo è una sequoia Hyperion e si trova in California, nel Parco Nazionale di Redwood. Misura 115,66 metri. L’albero più alto d’Italia si troverebbe nella foresta di Vallombrosa nel Comune di Reggello, in Toscana. Si tratta di un abete Douglas di 62,45 metri, chiamato “The Italian Tree King” (Il re degli alberi italiano).

Sul Monte Ingino, a Gubbio, in Umbria, viene realizzato l’albero di Natale più grande del Mondo (dal 1991 entrato nel Guiness World Record). Ha un’altezza di 750 metri, 300 luci verdi che disegnano la sagoma della pianta; ricopre un’area di 130 mila metri quadri. L’albero più antico al Mondo si chiama Old Tjikko; è un abete rosso e si trova in Svezia. Avrebbe 9.564 anni. L’albero più vecchio d’Europa e d’Italia è l’Italus: un pino loricato del Parco del Pollino germogliato prima dell’anno Mille.

  • Ogni famiglia italiana consuma due alberi all’anno solo per la carta!

Ogni anno, nel mondo, verrebbero abbattuti oltre 15.3 miliardi di alberi per favorire l’allevamento, l’edilizia, l’agricoltura intensiva e altre attività economiche.

In Italia vengono atterrati 15 milioni di alberi per motivi industriali/commerciali. In pratica, verrebbero distrutti circa 68.000 alberi al giorno, ovvero l’equivalente a 50 campi di calcio.

Solo per l’utilizzo della carta, secondo Greenpeace, ogni famiglia italiana composta da 4 persone consuma 2 alberi ogni anno.

Uno studio del 2015 realizzato da ricercatori dello European Forest Istitute e dal Governo della Catalogna, pubblicato sulla Stampa, illustra che le tempeste di vento provocano oltre il 50 % dei danni alle piante del nostro Continente. Il volume di bosco distrutto in un anno arriva a 58 milioni di metri cubi. Poco meno del patrimonio forestale di una regione come la Campania.

  • L’età e le malattie facilitano la caduta degli alberi

La pianta è un essere vivente e come tale nasce, cresce e raggiunta una certa età muore.

Giorgio Vacchiano, ricercatore del Dipartimento di Scienze Agrarie della Statale di Milano, spiega che tra le possibili cause non c’è solo il cambiamento climatico, ma pure l’età media di molti alberi risalente a subito dopo la Seconda Guerra Mondiale (sulla soglia di 70/80 anni di vita). Infatti, l’altezza e le dimensioni rappresenterebbero una maggiore vulnerabilità.

  • Cuneo è al primo posto nella classifica per abitanti: 190 per ogni residente.

Secondo l’Istat che ogni anno svolge un’indagine sul verde urbano, in Italia ci sarebbero 3, 6 milioni di fusti tra strade e palazzi. Il dato si riferisce a capoluoghi di regione e di provincia riferiti al 2017; circa 20.000 sarebbero stati contati nella città lombarda di Monza. La città di Cuneo con 190 alberi ogni 100 abitanti occupa la prima posizione della classifica del 2021 delle città d’Italia. Al secondo posto Modena con 115 alberi per ogni 100 abitanti. Milano è la città con più alberi (450.000), Roma segue con più di 312.000, Venezia si colloca al terzo posto con oltre 300.000. Modena, Trieste e Brescia ne contano più di 100.000.

  • Gli alberi malati possono diventare un pericolo.

Gli alberi hanno necessità di essere adeguatamente curati e osservati. Se ciò non avviene per negligenza degli uomini, possono diventare un vero e proprio pericolo.

In Italia, sarebbero all’incirca dieci le persone morte all’anno per cadute di piante. Nella maggior parte dei casi ciò è riconducibile a una inadeguata o errata manutenzione affidata più delle volte a personale incompetente, al solo scopo di risparmiare.

La cura del verde richiederebbe una vera e propria scuola per gli Amministratori e i tecnici che affrontano tale problematica con superficialità e scarse conoscenze.

Una corretta osservazione della pianta può mostrare gravi malattie in corso già da tempo. I segni chiari possono essere rappresentati da: rarefazione e avvizzimento della chioma, disseccamento di rami, ritardata emissione di fogliame, clorosi (foglie giallognole), microfilia, emissione di rami epicormici lungo il fusto, fessurazione longitudinale della corteccia, produzione di essudati o di resina e necrosi di parti del fusto.

Per una corretta valutazione esistono strumenti specifici che stabiliscono anche l’eventuale pericolosità della pianta. Apparecchi che devono essere utilizzati da specialisti del settore, come il Tomografo sonico e il Resistograph, per fare la valutazione del rischio statico degli alberi presenti in luoghi frequentati dal pubblico.

  • Amore per le piante e sicurezza delle persone.

Le notizie e i dati già indicati esaltano l’esigenza di amare e difendere chi ci aiuta a respirare, ma evidenziano altresì la necessità di promuovere una vera e propria stagione della sicurezza urbana, obbligando (con normativa statale o regionale) gli Enti Comunali a dotarsi di personale e di mezzi adeguati, al fine di vigilare e curare adeguatamente il verde pubblico e soprattutto gli alberi ad alto fusto che da amici della vita possono diventare un grave pericolo.

Un albero che cade in pieno centro cittadino sulle macchine, su un tram che porta della gente, su una biblioteca o dinanzi a una scuola frequentata da bambini non ha nessuna colpa, ma può provocare una sciagura. E, simili disgrazie, non possono essere considerate solo tragedie casuali. Il vento e le tempeste fanno parte degli eventi funesti della nostra vita. Non possiamo liberarcene, ma è nostro dovere attrezzarci adeguatamente per difenderci.

Il Codice civile stabilisce comportamenti da rispettare per la piantumazione, la potatura e, persino, per la raccolta dei frutti degli alberi ai confini. La distanza dal limite stradale non dovrebbe essere inferiore alla massima altezza raggiungibile per ciascun tipo di essenza a completamento del ciclo vegetativo e, comunque, non inferiore a 6 metri dal ciglio della strada (bordo superiore della scarpata). Norma, dal 1992, prevista pure dal Codice Stradale. Regola erga omnes che dovrebbe valere per tutti e in ogni luogo.

  • Le proposte di ‘Cronista di strada’: valutazione periodica da parte degli Enti Comunali e obbligo di piantare in altri luoghi gli alberi abbattuti.

Affermando convintamente la necessità di promuovere con ogni mezzo l’ecosistema, la biodiversità e l’attenzione per il verde, occorre trovare il giusto equilibrio tra gli esseri viventi e gli esseri umani.

Si fa appello al Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani e al Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese a cercare le giuste soluzioni che possano far andare a braccetto l’equilibrio e la sicurezza.

Cronista di strada’ si permette di proporre: a favore della sicurezza delle persone e delle cose, la valutazione periodica obbligatoria con strumenti idonei da parte di personale specializzato per tutti gli alberi presenti nei luoghi di interesse pubblico (strade, piazze, viali, scuole, palazzi, case eccetera); al fine di tutelare e incrementare il verde e in particolare gli alberi, la piantumazione in altri luoghi, da parte delle ditte appaltatrici/enti, di tanti alberi quanti ne vengono abbattuti per costruire edifici, gallerie, strade, ferrovie eccetera. Obbligo da imporre ai privati che per qualsivoglia motivo debbano estirpare una pianta non malata. Un valido aiuto agli Enti preposti alla cura del verde potrebbe giungere attraverso un piano di gestione affidato alle Comunità Montane e il contributo degli Istituti Tecnici Professionali (Geometra e Agrario), se non altro per effettuare il censimento delle piante ad alto fusto lungo i viali e le strade urbane.

Viva la Natura, Viva la Vita!


I parchi che tutelano il territorio e la vita

Mario Fortunato da Cronista di Strada del 21/09/2022

I parchi dell’acqua sono infrastrutture green che tutelano il territorio e le persone che ci abitano dai cambiamenti climatici. Fungono da vere e proprie barriere in caso di forti temporali, riutilizzando l’acqua piovana a scopo ricreativo e valorizzando i luoghi che li ospitano. La Brianza con i parchi di Arcore e quello di Bernareggio – Carnate – Ronco Briantino, inaugurato lo scorso 18 settembre, si pone all’avanguardia in questo settore.

Vasche volano

In un mondo in cui il clima diventa incontrollabile – a causa degli irrefrenabili disastri ambientali perpetrati quotidianamente dall’uomo – uno dei pochi modi per difendersi è cercare di ridurne gli effetti.

Per proteggersi dalle frequenti alluvioni, rispondono a tali requisiti i ‘bacini articiali’ realizzati con lo scopo di raccogliere e mitigare le acque dei canali.

Rischio idrogeologico in Italia

Il nostro Paese è soggetto a innumerevoli rischi naturali ed antropici: in base all’ultimo rapporto Ispra il 93,9 per cento dei comuni italiani è a rischio frane, alluvioni ed erosione costiera. Complessivamente 1,3 milioni di abitanti corrono il pericolo di frane e 6,8 milioni sono a rischio alluvioni.

Pertanto, tutte le località sottoposte a rischi idreogelogici dovrebbero dotarsi di simili opere. Se ciò non sarà fatto in breve tempo, i disastri che si ripetono puntualmente non potranno considerarsi solo calamità naturali.

Il Parco dell’acqua di Bernareggio-Carnate-Ronco Briantino

Per una casuale circostanza, a pochi giorni dall’ultima disastrosa alluvione verificatasi nelle Marche, in Brianza è stato inaugurato il Parco dell’acqua che servirà i Comuni di Bernareggio-Carnate-Ronco Briantino. L’importante infrastruttura, progettata alcuni anni fa, superando la vecchia visione delle vasche interrate, aggiunge al bacino di mitigazione un magnifico spazio verde dotato di percorsi pedonali e ciclabili, canali, panchine e tavoli per il pic nic.

La struttura realizzata da BrianzAcque su una superficie di oltre 20 mila mq è costato più di 2 mln di euro, di cui circa 1,200 a carico della Regione Lombardia. Ha ottenuto il sostegno dei vari Enti Comunali e sovracomunali (tutti rappresentati nel corso dell’inaugurazione).

Ad impreziosire l’opera, il laghetto permanente alimentato dal pozzo già realizzato da BrianzAcque per irrigare il vicino campo sportivo.

Costituirà l’habitat per diverse specie di anfibi e volatili. Il Parco dell’acqua è situato all’interno del Centro sportivo CTL3. A poco più di 100 metri è possibile visitare anche l’opera in rete metallica realizzata da Eduardo Tresoldi.

Quarant’anni fa il primo progetto per il Misa

Il fiume Misa esondato nella giornata di giovedì 15 settembre, creando devastazione e morte nei comuni di Arcevia, Barbara, Ostra, Trecastelli e Senigallia, è un corso d’acqua a carattere torrentizio lungo 45 chilometri. Sfocia a Senigalia ed era esondato: nel 1940, 1955, 1976 e 2014. Il primo progetto di una cassa di espanzione che potesse mitigare gli effetti del torrente risale al 1982!

I ritardi della politica Da anni vengono richieste leggi adeguate per la messa in sicurezza del territorio. Finalmente, il 21 gennaio 2022, il Consiglio dei Ministri presieduto da Mario Draghi ha approvato il Disegno di Legge Delega per dotare l’Italia del Codice della Ricostruzione, ma l’iter legislativo non ha potuto compiere i dovuti passaggi per la definitiva approvazione in Parlamento, a causa dell’interruzione della Legislatura


L’arte della Brianza nel Pisacane di Sapri

di Mario Fortunato da Cronista di Strada del 17.09.2022

In una delle serate che, a Sapri, hanno celebrato lo ‘Sbarco dei Trecento’, magnifica protagonista anche un’opera di Eduardo Tresoldi, brianzolo di Cambiago, allievo dello storico Istituto d’Arte di Monza, apprezzato per le sue sculture ambientali in rete metalliche.

L’opera è una riproduzione dell’Arco di Trionfo che l’artista ha realizzato nell’ambito del progetto sperimentale ‘Derive’ (arte, musica e poesia) tenutosi a Sapri nel mese di luglio del 2017.

Il programma realizzato in collaborazione con la Sovrintendenza dei Beni Archeologici di Salerno, il Comune di Sapri e l’Associzuone INCIPIT, finanziato dalla Regione Campania, prevedeva, tra l’altro, un’opera temporanea consistente in una ‘vela’ istallata direttamente nel mare antistante il sito delle Camerelle.

A conclusione del progetto, l’Arco di Trionfo era stato collocato nell’orto adiacente la Cappella di Santa Croce: oggi denominato ‘Giardino dell’acqua’;dove la scultura è rimasta abbandonata, fino a quando il ‘giardino’ è stato scelto come sede del Bivacco, che, da alcuni anni, ha luogo la sera che precede il Corteo storico e lo Sbarco di Pisacane.

La sera dello scorso 29 agosto, la magnifica opera (di buone diminsioni) ha potuto, finalmente, mostrarsi in tutto il suo splendore alla vista di tantissime persone: vacanzieri e residenti, che, per la quasi totalità, ne ignoravano l’esistenza.

Gli apprezzamenti riscontrati, uniti al valore artistico, consiglierebbero di trovargli una sistemazione adeguata o quantomeno di renderla visitabile (il cancello del Giardino dell’acqua è chiuso con un lucchetto). Si potrebbe pensare a una porta d’accesso di un quartiere della Città (solo via pedonale) che, opportunamente illuminata di notte, potrebbe suscitare notevole suggestione. La scelta del luogo potrebbe avvenire attraverso un concorso realizzato in sinergia con le scuole di Sapri.

Spigolatrice docet

L’esplosione di visitatori dinanzi alla scultura della Spigolatrice velata, collocata circa un anno fa sul lungomare, dovrebbe servire da monito: le opere devono trovarsi in posti accessibili e l’arte moderna può rappresentare un grande attrattore. E il nostro territorio, che fa leva proprio sull’economia turistica, ha bisogno di queste opportunità.

Alcune opere dell’arte di Eduardo Tresoldi:

Il Collezionista di venti, Pizzo 2013; Il Gigante di Sapri (Pensieri), 2014; Incipit, Meeting del Mare a Marina di Camerota (SA), 2015; Looking for, Roskilde Music and Arts Festival – Roskilde, Danimarca, 2015; Basilica di Siponto, Parco Archeologico – Manfredonia (Foggia), 2016; Simbiosi, Arte Stella – Borgo Valsugana (Trento), 2019; Etherea, Coachella Valley Music and Arts Festival – Indio, California, 2020; Opera, Lungomare Falcomatà – Reggio Calabria, 2020; Immagine in apertura, nel campo Ctl3 a Carnate (MB), 2022.

Eduardo Tresoldi, trentacinquenne, inizia la carriera artistica come scenografo nel mondo del cinema. Le sue prime sculture rappresentano figure umane realizzate in rete metallica. Dal 2013 al 2015 realizza alcune importanti opere a Pizzo Calabro, Sapri, Marina di Camerota e in Danimarca. Raggiunge la notorietà con la ricostruzione della Basilica paleocristiana di Siponto, utilizzando 500 metri quadrati di rete elettrosaldata zincata alta 14 metri e pesante 7 tonnellate. Un’opera che gli dà la meritata notorietà. Nel 2017 viene inserito da Forbes nella lista dei più importanti artisti under-30 europei.

Una delle ultime sculture di Tresoldi è stata collocata in un campo di Carnate (MB). Una specie di voliera in perfetta simbiosi con i luoghi, dove la vegetazione e la fauna potranno svilupparsi spontaneamente ed essere visibile grazie alla trasparenza della rete metallica.


Il Sacerdote della gioia e la preghiera di Chiara

da Cronista di Strada di Mario Fortunato

Il Sacerdote della gioia e la preghiera di Chiara.

Due anime pie nella sofferenza

Don Tonino Cetrangolo, il sacerdote entrato nei cuori dei fedeli di Scario e di tutte le persone che hanno avuto il privilegio d’incontrarlo, ci ha lasciato il 14 maggio 2022.

Già sofferente di una grave malattia è morto presso il Covid Center di Agropoli dove era stato ricoverato dopo aver contratto il virus. Chiara Fortunato di Scario, anche lei affetta da una gravissima patologia, era volata in Cielo il 6 settembre 2012, all’età di 14 anni anni. Due anime pie unite dalla sofferenza e dalla fede, riposano nella stessa Cappella del Cimitero di Scario, per espressa volontà del parroco che vedeva nel cammino doloroso della sua giovane parrocchiana un esempio di autentica vita cristiana. La straordinaria storia è riportata nel volume ‘Una vita Ricordevole’ che Carmelo Fasano – ex Comandante della Polizia Municipale e Maestro in arte amanuense – dedica al parroco della gioia e del sorriso.

Don Tonino Cetrangolo, nato a Roccagloriosa il 6 gennaio 1966, da dodici anni guidava la parrocchia di Scario ed era Vicario Episcopale per l’annuncio della Catechesi della Diocesi Teggiano-Policastro. Sacerdote della gioia e della sofferenza, si dedicava con dedizione alla sua gente, senza trascurare i suoi talenti culturali e artistici (musica, teatro e pittura) che metteva a disposizione dell’attività pastorale. Grazie alle tantissime iniziative, era riuscito ad avvicinare alla vita religiosa persone di qualsiasi età, divenendo punto di riferimento per l’intera comunità.

Nel volume ‘Una vita Ricordevole’ scritto a mano e in bella grafia da Carmelo Fasano – sono contenute numerose testimonianze di autorità religiose e istituzionali, personaggi di levatura nazionale del mondo dell’arte, della cultura e della politica e di gente comune, che rendono l’esatta dimensione della figura di questo straordinario sacerdote del Signore.

Nella cospicua raccolta degli attestati di affetto e di stima, trova posto un meritato ricordo per don Pietro Greco, parroco originario di Lagonegro, per diversi anni alla guida dei fedeli di Casaletto Spartano, Fortino, Battaglia, Ispani, San Cristoforo, Capitello, Policastro Bussentino, Santa Marina, Torre Orsaia e Casalbuono. Aveva insegnato nelle Scuole Superiori a Sapri e rivestito l’incarico di economo presso la Diocesi di Teggiano-Policastro. Morto presso l’ospedale di Salerno il 12 maggio 2022, due giorni prima della scomparsa di don Tonino.

Don Pietro viene ricordato anche per la sua intelligenza e l’adesione alla politica che lo avevano portato a ricoprire ruoli importanti nella società civile. Dotato di grande senso dell’umanità, con il suo largo sorriso, era sempre pronto a dare una mano a tutti Il libro curato con bravura dall’Autore rievoca aneddoti di notevole importanza. Interessantissima e a tratti struggente, a metà volume, la testimonianza fornita da Gerardo Fortunato, insegnante di religione alle Scuole Primarie, che, oltre a ricordare le qualità umane e spirituale di don Tonino, evidenzia il forte legame di fede che univa il sacerdote alla sua figlia Chiara, scomparsa all’età di 14 anni per un male incurabile e inoperabile.

Don Tonino amava Scario e le sue bellezze naturali; sempre aperto e disponibile al dialogo e all’ascolto di tutti; attento alla formazione dei giovani cui dedicava tanta cura; sempre generoso in ogni circostanza. Era un sacerdote di grande cultura teologica e profonda conoscenza dei testi biblici. Durante la malattia di nostra figlia lo abbiamo sentito molto vicino. La sua presenza è stata di grande conforto ed è servita ad arricchire il percorso spirituale di Chiara. Qualche tempo prima della morte, don Tonino un giorno le aveva chiesto: – Vuoi essere la mia compagna spirituale?Lei, dolcemente, aveva accettato’.

Chiara era volata in Cielo alle 18.40 del 6 settembre del 2012 (esattamente dieci anni fa) alla presenza del parroco, che, pochi istanti prima che la fanciulla esalasse l’ultimo respiro, si era alzato in piedi per recitare la preghiera ‘Salve, o Regina!’: come richiestogli da una Voce interiore. Commoventi e traboccanti di fede le parole che completano il racconto.“Si può dire che è morta tra le sue mani sante. Ammirava la nostra bambina per la forza d’animo e la fede che aveva mostrato durante il lungo percorso di sofferenza al quale era stata chiamata. Aveva affrontato la malattia con serena rassegnazione, senza mai lamentarsi. Quaranta giorni prima di morire, quando la situazione stava peggiorando, Chiara, con una sola mano, scriverà faticosamente la lettera alla Madonna”.

Il sacerdote era rimasto profondamente colpito proprio dal testo della lettera.

Chiara, rispondendo all’invito del padre, aveva accettato di rivolgersi alla Madonna, ma, anziché domandare la grazia per se stessa, supplicava di proteggere i suoi cari e tutti i bambini del mondo, offrendo la sua vita a Dio e abbandonandosi completamente al Suo volere: come Gesù nel Getsemani. La preghiera riportata di seguito – scritta a poche settimane dalla morte – in cui è possibile riscontrare tratti della tecnica dell’inclusione caratteristica dei testi biblici, e con parole che si ascoltano a Medjugorje, è un grande mistero che solo il ‘Cuore di Dio’ può spiegare.

Cara Madonnina, mi chiamo Chiara e sono una ragazza di 14 anni affetta da un tumore cerebrale molto brutto e non operabile, ho già fatto molte cure, ma non sono servite a niente e ora mi rivolgo a Te, chè se mi vuoi portare in cielo a me sta bene, se sta bene anche a Te. Io non posso capire i tuoi piani . Ti chiedo solo di non farmi soffrire troppo, proteggere tutti i miei cari e di far stare bene tutti i bambini del Mondo.

Ciao Madonnina”.

Chiara – Scario, 28 luglio 2012.

La scelta del Sacerdote di essere seppellito nella Cappella dove riposa Chiara conferma l’ammirazione che provava per l’offerta della vita e l’abbandono alla volontà di Dio. Un atto che suscita sugestione religiosa e tanti interrogativi. Un gesto meraviglioso, unico e comprensibile solo alle persone che hanno il grande privilegio di sentire la forza della fede .

Grazie a Carmelo Fasano per averci regalato un libro così interessante e ricco di storie che accompagnano le nostre vite. Gratitudine anche ai sacerdoti e a tutte le persone che dedicano la propria esistenza al servizio degli altri e in soccorso dei più bisognosi.


Raduno Internazionale dell’Organetto e della Musica Popolare

da Cronista di Strada di M. Fortunato

La rassegna è prevista per la prossima estate e coinvolgerà musicisti della fisarmonica diatonica e di altri vecchi strumenti provenienti da tutto il Mondo. Una settimana di formazione musicale e di grande aggregazione che colloca San Giovanni a Piro e Bosco tra i centri d’eccellenza in Italia nella promozione dell’arte dei suoni e della tradizione.

L’idea è stata lanciata nel corso della ‘Notte Cilentana’ tenutasi sabato scorso (10 settembre 2022) a Bosco. Una serata dedicata alla musica popolare, con in prima fila l’organetto, che ha gremito la Piazza Santa Rosalia di gente e di numerosi musicisti armati del vecchio strumento a mantice giunti anche dalle vicine regioni della Basilicata e della Calabria.

In tanti, sono venuti per salutare il loro vecchio Maestro Rocco Fortunato che nel corso dell’evento ha ricevuto dal Comune di San Giovanni a Piro il ‘Premio Tradizione popolare’, per l’attività svolta a favore della formazione di tanti giovani, che hanno avuto modo di conoscere e suonare con bravura uno strumento bello e importante come l’organetto. L’Amministrazione Comunale, all’unanimità, ha deciso di tributare una targa ricordo con la seguente dedica: “A Rocco e Amici dell’OrganettoPer aver costruito una idea di comunità, valorizzando la magia della musica popolare”. Il Premio è stato consegnato dal Sindaco Ferdinando Palazzo, con la presenza del vicesindaco Pasquale Sorrentino.

Conciliando la sua attività di Capotreno delle ferroviere, presso il D.P.V. di Sapri, Rocco Fortunato ha speso, negli ultimi quarant’anni, ogni possibile energia per insegnare e promuovere la vecchia fisarmonica diatonica in ogni contrada, non solo del suo territorio. Attività che gli è valsa la conquista con i suoi allievi di numerossimi allori italiani e internazionali, e, nel 2015, il riconoscimento del Seminatore d’oro della musica popolare nazionale.

Nel corso della premiazione è stato annunciato il ‘Primo Raduno Mondiale degli Amici dell’Organetto e della Musica Popolare’,che avrà luogo a Bosco e San Giovanni a Piro nel prossimo mese di giugno. Una rassegna della durata di una settimana che coinvolgerà musicisti di ogni età (di organetto, fisarmonica e altri vecchi strumenti come la ciaramella, il fischietto, la zampogna, l’armonica a bocca, il mandolino eccetera).

Un particolare spazio sarà destinato all’organetto con l’allestimnento di una vera e propria scuola di formazione musicale internazionale, che nella serata conclusiva dovrebbe assegnare il titolo mondiale di fisarmonica diatonica organizzato in cooperazione con l’IDA (International Diatonic Alliance). Il programma che svelerà ogni dettaglio, anche per ciò che riguarda i vari premi, sarà ufficializzato nelle prossime settimane dall’Amministrazione Comunale di San Giovanni a Piro che organizza l’evento, con la collaborazione di Rocco Fortunato e gli Amici dell’Organetto.

Intanto il Maestro Rocco Fortunato, dopo l’emozione del gradito e meritato premio, ieri mattima (domenica 10 settembre) ha brindato all’uscita del suo brano ‘La vita è na fregatura’ che farà parte del nuovo album. La canzone già anticipata con un video nei giorni scorsi presenta una melodia gradevole e un testo denso di significati. Un vero e proprio invito a vivere appieno quel magnifico dono che è la vita: facendosi soffiare sulle spalle le cose brutte e alzando un buon bicchiere di vino quando è possibile trascorrere una piacevole giornata. Belle le immaggini, che vedono tra i protagonisti anche il caro Ciccio (il ciuccio), realizzate con un gruppo di amici sul Pianoro di Ciolandrea. Magnifiche le musiche realizzate da Pasquale Fortunato con il supporto degli Amici dell’Organetto.


Golfo di Policastro: promossi e bocciati

da “Cronista di Strada” di Mario Fortunato

Golfo di Policastro: Il reportage realizzato con il contributo delle vostre opinioni (un centinaio di interviste) tenta di allestire una top ten delle cose belle di questa estate, sollecitando anche i servizi da migliorare. Sono stati presi in esame: le nuove opere; i servizi (in particale, trasporti e sanità); i prezzi di alcuni prodotti; gli eventi che hanno allietato le giornate dei vacanzieri.

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La Spigolatrice

Promossa a pieni voti la Spigolatrice. La scultura velata che provoca immagini di nudo ha suscitato attenzione sin dal taglio del nastro, con dibattiti in tv e articoli sulla stampa internazionale. L’opera dello sculture Emanuele Stifano è stata realizzata grazie all’intuizione di un gruppo di persone, con in prima fila Vito Caiafa, che da tempo ne chiedevano la collocazione sul lungomare. L’Amministrazione guidata da Antonio Gentile, grazie alsupportodi Franco Di Donato – membro del direttivo della Fondazione Grande Lucania – è riuscita ad ottenere il contributo per finanziarla. La Spigolatrice velata è balzata al primo posto dei self scattati nel territorio del Golfo di Policastro. Dall’alba al tramonto, e fino alle ore piccole, gruppi di persone, coppie, ragazzi e anziani sostano dinanzi alla scultura per fare delle fote. Le posizioni più gettonate: abbracciati alla statua, tenendole la mano e sfiorando con le dita i glutei: diventato un gesto propiziatorio per chi cerca l’amore. Constatato lo straordinario fenomeno, che sta portando tantissimi visitatori nella Città di Sapri (anche con pullman provenienti da altre regioni), si dovrebbe fare qualcosa in più per migliorare la location.

La passeggiata dei sogni

Segue a ruota la pista ciclabilecreata da Villammare alle porte di Sapri. Un’opera finanziata una ventina d’anni fa, con il Patto Territoriale, dalla Comunità Montana del Bussento guidata da Romeo Esposito. Fortemente voluta dall’allora sindaco di Vibonati Vincenzo Agostino, che con coraggio aveva messo in atto una serie di espropri per riqualificare e restituire alla collettività uno dei luoghi più suggestivi del litorale del Golfo di Policastro. La pista che costeggia la spiaggia, tra la brezza e i profumi di salsedine, ogni tanto rientra parallela al marciapiedi per ritornare a lambire l’arena, tra la flora selvatica a pochi passi dal mare. Una vera e propria passeggiata dei sognilungo il litorale. Ma bisogna completarla, mancano poche centinaia di metri per portarla quantomeno fino alla Casa cantoniera, e arricchirla di piante e di attrattive che richiamino ai sogni e all’amore. Siamo sicuri che i sindaci Antonio Gentile e Manuel Borrelli (Sapri e Vibonati) riusciranno a non perdere questa magnifica occasioni.

Il viale del mare

Merita il podio il viale del mare realizzato a Policastro Bussentino tra l’ex Statale 18 e il mare. Una via angusta è stata trasformata in una comoda porta d’accesso a una delle spiagge più frequentate del litorale.

Unanimi consensi per la via Pisacane a Sapri (dalla stazione ferroviaria a piazza Marconi), ampliata e facilmente percorribile, nonché per la nuova strada dalle Capanelle al Distretto Sanitario. Sarebbe auspicabile migliorarla nell’ultimo breve tratto che crea ingorghi non più sostenibili. Policastro e Villammare entrano nella top ten anche per gli eventi estivi che hanno richiamato migliaia di persone (i The Colors, Orietta Berti e Andrea Sannino). Conservano inalterato il loro fascino: il Pisacane, Sapri Anni Sessanta, Equinozio d’Autunno e il Villammare Film Festival. Apprezzati gli incontri serali di preghiera e riflessione tenuti da don Raffaele Brusco sulla spiaggia prospiciente la seconda passeggiata e da don Enzo Morabito a Santa Croce nei giardini della Specola.

I Capelli di Venere e la Grotta della lavandaia

Si difende bene Casaletto Spartano che con i Capelli di Venere e l’Oasi del Rio Casaletto incassa ragguardevoli cifre di visitatori. La buona affluenza deve far riflettere il sindaco Concetta Amato sulla necessità d’incrementare i servizi nelle aree circostanti. Riscuotono consensi anche il nuovo sentiero realizzato a Torraca, che dal centro cittadino porta alla Grotta della lavandaia in località Curchioli-Chiai, le Grotte di Morigerati dove risorge il Bussento (inabissatosi chilometri prima nella Rupe di Caselle in Pittari, per effetto di uno dei più importanti e misteriosi fenomeni carsici d’Italia) e il belvedere del Ciolandrea a San Giovanni a Piro, dal quale è possibile allungare lo sguardo sul mare di quattro regioni: Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia (isole Eolie e il vulcano Stromboli).


Da apprrezzare le feste e le sagre che animano l’estate negli altri centri collinari; ma, forse, sarebbe il caso di unire le forze per allestire un unico grande evento itinerante su storia, tradizioni, enogastronomia e arte locale che possa coinvolgere tutti i borghi.

Alle cose buone si contrappone ciò che deve essere migliorato.

Al primo posto i servizi di trasporto che rendono difficili gli spostamenti persino da un paese all’altro, distanti pochi chilometri. Occorre pensare a una rete green: la metropolitana delle tre Regioni da Vallo della Lucania a Scalea con treni leggeri e una circolare di minibus elettrici sull’intero territorio del Golfo di Policastro; ciò per non obbligare i vacanzieri a viaggiare in macchina.

La circolazione strdale e i parcheggi

Va rivisto il sistema relativo alla circolazione dei veicoli sulla vecchia statale 18 da Sapri a Scario: creando opportune rotonde nei punti strategici e adeguati passaggi in corrispondenza dei villaggi turistici a monte della strada, che non obblighino a soste forzate ogni poche decine di metri: provocando altresì inutile e dannoso inquinamento!

Deve essere migliorata la gestione dei parcheggi, che in estate si trasformano in una specie di dazio di stampo medioevale. Un problema lamentato da Palinuro a Scalea. Le aree di sosta a pagamento devono essere proporzionati con le aree bianche, come previsto da apposite sentenze della Cassazione: per non discriminare i residente. No ai parcheggi a pagamento nelle sterpaglie, lungo le strade a intenso traffico, sugli arenili. Occorre creare aree di soste custodite e provviste di copertura. Sul litorale di Policastro Bussentino non sono stati pochi i furti perpetrati nelle auto parcheggiate nelle strisce blu. Le Amministrazioni comunali che dispongono di tantissimi posti auto nei pressi delle spiagge (come Policastro Bussentino) potrebbero pensare a una copertura con pannelli fotovoltaici: favorendo anche la produzione di energia elettrica da utilizzare nel proprio Comune.

Servizi sanitari – Distributori – Pescherie – Cani

Iservizi sanitari alcuni territori soddisfano appena la metà dei 14 punti della Carta Europea dei diritti del malato.

I distributori di benzina (soprattutto quelli che hanno in dotazione il gas) devono aumentare il personale per evitare lunghe attese sotto il sole cocente e risposte sgarbate da parte del benzinaio stressato dal superlavoro.

Le pescherie del territorio alla vista dei vacanzieri vengono colpite dalla sindrome di Paperone. Il pesce è un ottimo prodotto ma non può diventare tarfuco allorché aumenta la richiesta.

Altra nota dolente riguarda i cani. Non potendoli lasciare abbandonati nelle case di residenza, i turisti se li portano in vacanza, lasciandoli di giorno e di sera (fino a notte tardi) negli appartamenti che hanno fittato. Le povere bestiole, anche a causa di schiamazzi e rumori che giungono dalla strada (per scooter e moto sembra non esistere più l’obbligo di avere delle marmitte adeguate!?), cominciano ad abbaiare e si sa che quando abbaia uno tutti gli altri lo seguono; cosicché, in un quartiere in cui ci sono più cani si amplifica a dismisura il disagio per gli animali e anche per le persone che abitano nelle vicinanze. Lode a chi ama e si prende cura degli amici a quattro zampe, ma chi si assume tale onere deve ricordarsi sempre che vivendo in una comunità non bisogna ledere i diritti altrui: evitare di chiudere in ‘prigione’ il cane, mettere la museruola allorché si va a passeggio (la cinofobia può determinare gravi crisi di attacco di panico) e attrezzarsi di kit per evitare che le vie del centro abitato diventino deposito di escrementi.

Personaggio dell’estate

È da attribuire sicuramente al sindaco di Sapri Antonio Gentile, riconfermato nei mesi scorsi nella carica di primo cittadino con un successo straripante e protagonista nell’ultimo Pisacane, avendo avuto l’onore di indossare gli abiti dell’Eroe del Risorgimento nel corso del Corteo storico, al fianco della Spigolatrice interpretata da Federica Barra. Privilegio negli scorsi anni toccato a personaggi del calibro dell’attore Fabio Fulco.

Pinocchietto d’oro

Viene unanimante assegnato ai politici e alle autorità istituzionali, ad ogni livello, che hanno fatto poco o niente per l’inserimento del Basso Cilento nella nuova linea Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria. Dopo un anno di riunioni, dibattiti, richieste e suppliche in ogni sede e ai vari referenti della politica, il territorio non ha meritato neanche una risposta chiara sui motivi dell’esclusione. Una vera e propria presa in giro non solo per i Comitati. Qualcuno ha giustamente osservato che, in qualche circostanza, saremmo da bocciare soprattutto noialtri residenti per l’incapacità di farci ascooltare.