14 Novembre 2025

Il paradosso del silenzio: quando la difesa dell’immagine diventa censura

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Il paradosso del silenzio quando la difesa dell’immagine diventa censura

ANGELO GENTILE*

C’è qualcosa di profondamente irrazionale nel modo in cui il gruppo consiliare di Siamo Sapri ha scelto di reagire alle notizie che collegano la città a presunti fenomeni di tipo mafioso. 

Da un lato, le definisce “generiche e prive di elementi concreti”, dall’altro, chiede al Sindaco di dare seguito alla Delibera n.108/2025 per tutelare l’immagine della città per via giudiziale, di avviare campagne di comunicazione per “valorizzare la città legale, ospitale e operosa”.

Ma se le notizie sono davvero generiche, se non contengono nulla di fondato, perché chiedere misure giudiziarie e istituzionali contro di esse?

Il paradosso è evidente: si combatte un’ombra, trasformando la percezione di un’offesa in una ragione per imbavagliare la stampa.

Dietro la retorica della “tutela dell’immagine”, si intravede un riflesso condizionato che appartiene più all’emotività che alla razionalità. 

La città -e con essa una parte del suo tessuto imprenditoriale – reagisce come un corpo ferito, che non distingue più tra critica e diffamazione, tra diritto di cronaca e attacco mediatico. 

È la logica della negazione: se non se ne parla, allora il problema non esiste.

Eppure, la vera tutela della reputazione collettiva non nasce dal silenzio, ma dalla trasparenza e dalla capacità di affrontare i troppi e annosi nodi irrisolti. 

Chi chiede di “proteggere” la città dalla stampa, in realtà, vorrebbe proteggere se stesso da un confronto pubblico che teme, forse una una banale coincidenza che trasforma la difesa d’immagine in una difesa d’interessi.

È comprensibile voler preservare la buona fama di un territorio, ma non lo è affatto pretendere che lo facciano i tribunali o le velate minacce di adire le vie legali. 

Quando si invoca l’intervento politico contro la stampa, si apre la porta a un pericoloso e anacronistico scivolamento dispotico, dove la verità diventa materia amministrativa e la critica un fastidio da contenere.

La città di Sapri -che il gruppo Siamo Sapri descrive come legale e operosa- non ha bisogno di un bavaglio per essere difesa.

Ha bisogno, piuttosto, di una classe dirigente matura, capace di distinguere tra immagine e realtà, tra giornalismo e propaganda.

Solo così la reputazione potrà poggiare su basi solide: non su una narrazione controllata, ma su una verità condivisa e coraggiosamente affrontata,  senza scheletri negli armadi – costi quel che costi.

*già Responsabile Ufficio Elettorale Comune Sapri

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