Il turismo spaziale: uno sperpero inaccettabile

di Roberto Sabatini*
Mentre le riserve energetiche del pianeta continuano ad assottigliarsi, mentre la popolazione mondiale continua ad aumentare e ad aumentare anche il tenore energivoro del suo stile di vita, scienza e tecnologia avviano un nuovo capitolo di intensi e sofisticati consumi per far divertire un manipolo di miliardari e incantare l’umanità delle magnifiche sorti e progressive che la cosmonautica sembra avere a portata di mano.

Le imprese aerospaziali sono seducenti perché solleticano e in parte soddisfano il nostro antropocentrismo, ma anche l’esercizio di supremazia nazionalista che permettono; inoltre esse sembrano costituire il nostro futuro, la via maestra da percorrere in vista dell’esaurimento delle risorse di questo nostro vecchio e malridotto pianeta.
Abbiamo da poco superato il cinquantesimo compleanno del primo mitico e controverso allunaggio, impresa epica che ci fece trascorrere una notte intera svegli, in attesa dell’emozionante, avventuroso sbarco sul suolo lunare. All’epoca sembrava una priorità assoluta della NASA e un’euforica gara del mondo occidentale per superare l’Unione Sovietica in una conquista che da anni li vedeva testa a testa nell’assurda gara della leadership mondiale.
Immense risorse e giganteschi sforzi furono concentrati su questa impresa che veniva sbandierata come una fase indispensabile del progresso e della nostra sicurezza: il controllo e il dominio dello Spazio si configuravano come un risultato tanto atteso quanto necessario per la deterrenza della guerra fredda: non bastava più la supremazia nucleare, serviva anche il controllo siderale e planetario, ovviamente al servizio della pace.
Curioso e tragico destino, quello della pace, a parole tanto agognata, ma sempre sconfessata dagli sforzi che vengono fatti per perseguirla! Per noi furono primi i Romani a sentenziare che “Si vis pacem, para bellum” e, sembra, molti vi abbiano creduto, soprattutto i costruttori e i mercanti di armi, soprattutto i “guerrieri”, i militari, insomma gli “uomini veri”!
La deterrenza ha dovuto seguire lo sviluppo tecnologico e se un tempo si faceva affidamento sull’imponenza delle mura dei manieri o sulla cavalleria, oggi la sicurezza passa per il dominio dell’esosfera, percorsa da migliaia di satelliti che trasmettono, ricevono, fotografano, monitorano, localizzano, aiutano a colpire, a distruggere, a uccidere. Chi? Ma il nemico ovviamente!
La ricerca poi vedeva nella conquista della Luna uno scalino assolutamente prioritario per il nostro futuro: laboratori, impianti scientifici, nuove tecnologie, telescopi e altri strumenti per sondare le profondità siderali erano considerati tappe ineludibili della conoscenza.
Per qualche tempo, favorita anche da una convincente produzione narrativa e filmica, la Luna divenne familiare, ambito ambiente in cui sviluppare quelle esplorazioni che sul nostro pianeta sono ostacolate dall’atmosfera.
Per estensione diventò estremamente familiare anche Marte, il Pianeta Rosso, fratello terrestre per dimensioni e per certe sue interessanti caratteristiche, al punto che i probabili alieni del futuro immediato furono chiamati genericamente marziani.
La Luna restò una meta appetibile per circa 3 anni e fu meta di sei missioni Apollo che dettero modo a ben 12 astronauti di poter lasciare le loro impronte sul suolo del nostro satellite.
Poi, inspiegabilmente, nessuno ha più pensato di tornare sulla Luna! Al punto che più di qualcuno cominciò a pensare di essere stato ingannato da abili messe in scena cinematografiche e che sul nostro satellite, in realtà non era mai sceso nessuno. Insomma un obiettivo così fortemente voluto e così costosamente perseguito per decenni, cessò quasi di colpo di attrarre idee, energie e fondi!
Ci si ripensa ora, a più di mezzo secolo di distanza, quasi risvegliati da un sonno profondo e pronti per una nuova corsa allo Spazio!
Ma se in tutto questo tempo non si è fatto nulla per tornarci e impiantarvi alcunché, per quale motivo ci si prese tutta quella briga all’epoca? Solo per sorpassare i russi nella corsa spaziale? Tutti, russi inclusi, abbiamo dato il via a questa complessa e dispendiosa competizione solo per motivi di predominio?
Il sospetto è potente, ma siamo distratti dai nuovi attori in gioco: il privato sta scendendo in campo in questa gara e lo fa da posizioni finanziarie rispettabili, capaci di tenere testa agli investimenti delle nazioni più ricche. La incredibile concentrazione di capitali in sempre meno soggetti, diventati così, ultra ricchi oltre ogni immaginazione, non poteva che favorire la privatizzazione di queste costosissime iniziative.
E’ certo il caso dell’avventura spaziale avviata dal multimiliardario Musk che sperimenta prototipi inediti come lo Starship: un nuovo vettore e una nuova navicella (si fa per dire perché è in grado di trasportare un carico utile di 150 tonnellate!) riutilizzabili molte volte e di dimensioni mai raggiunte prima.
Il missile, che è stato testato nel mese di marzo 2023, è alto 120 metri e pesa 5mila tonnellate e la brevissima durata del suo volo prima della sua disintegrazione telecomandata è considerata un successo perché rientra tra le tappe che questa tecnologia dovrà superare per diventare sicura ed efficace.
E’ un vero peccato che consumi tanta energia e tanto denaro, centinaia di tonnellate di supercarburanti e qualcosa come 3 miliardi di euro a lancio!
Musk e la sua squadra non sono per niente scoraggiati da queste lunghe e costose sperimentazioni e dal loro punto di vista (e non solo dal loro!) si tratta di investimenti destinati ad avere un luminoso e redditizio futuro: un futuro che amplierà ancora la forbice tra i ricchissimi e i “dannati della Terra”, ma questo è un’ombra trascurabile, un’inevitabile effetto collaterale della inarrestabile marcia del progresso (?).
Il più recente lancio di una capsula con passeggeri esclusivamente femminili, la Blue Origin, portata per circa 11 minuti ad altezza limite (sub orbitale) dell’esosfera dalla tecnologia finanziata da Jeff Bezos, altro multimiliardario del mazzo, conferma la tendenza di mettere al servizio del lusso più costoso, la tecnologia più avanzata.
Il rapporto costi/benefici di queste imprese è del tutto fuori scala e solo una cultura dello spettacolo può considerarlo un progresso.
Peccato che non si tratti davvero di progresso. Per dirsi tale deve includere un miglioramento della qualità della vita per il maggior numero possibile di persone e non si vede in che modo lo sviluppo dell’astronautica possa riguardare la stragrande maggioranza della nostra specie! E nemmeno in tempi biblici!
Qualsiasi effettivo risultato si possa conseguire è per sua stessa natura destinato a procrastinarsi in un futuro piuttosto lontano e a concernere una ristrettissima ed elitaria fetta di persone.
Per non parlare della risibilità di questi risultati: andare oltre il nostro sistema solare è di fatto impossibile oltreché inutile perché occorrerebbero migliaia di anni di viaggio a velocità di gran lunga superiori a quelle attualmente raggiungibili solo per avvicinarsi alle stelle più vicine e ai loro improbabili pianeti.
Per tutte valga l’esempio della stella a noi più vicina, Proxima Centauri, che dista una manciata di anni luce e che anche a centomila km orari (attualmente sfioriamo la metà di questa velocità) sarebbe raggiunta in appena 40mila anni!
La propulsione a iper velocità impiegata in “Guerre stellari” è e resta una fantasia da film: gli studiosi del settore sanno bene che la velocità della luce riguarda solo la luce e le forme di energia pressoché prive di massa, come appunto i fotoni: sono le equazioni della Relatività einsteniana a sancire l’irraggiungibilità di velocità anche solo vicine a quella della luce poiché dimostrano che in quelle situazioni la massa dei corpi tende a diventare infinita.
Per buona pace dei fan della smaterializzazione dei corpi e degli oggetti per poterli trasformare in pura energia e quindi poterli trasmettere a velocità luce, questa diffusa pratica presente nei film di fantascienza è e resta una magnifica fantasia.
Ma la stessa velocità della luce sarebbe poca cosa per le distanze siderali; nemmeno la nostra Via Lattea sarebbe per noi accessibile, dal momento che la stessa luce impiega circa 100mila anni per attraversarla! Non è davvero un caso che nel citato capolavoro di George Lucas i nostri eroi (e i loro avversari!) attraversino lo spazio a velocità infinitamente superiori a quelle della luce!
Per tacere sull’effettiva utilità di trasferirsi così lontano: a prendere acqua? A estrarre minerali rarissimi? A compiere esperimenti altrimenti impossibili?
E’ più probabile che questa corsa, mascherata da turismo spaziale per gli ultra ricchi (magari stanchi di soggiorni in luoghi sempre più affollati dalla gente qualunque!), sia alla fine solo una gigantesca ricerca e sperimentazione di sempre più potenti e sofisticati sistemi d’arma per il controllo del nostro pianeta, nel quadro di una visione paranoicale del prossimo, di una proiezione sugli altri di un’aggressività e di una sete di dominio geopolitico che ognuno e soprattutto i potenti, invece cova dentro!
Se questi progressi sono limitati a questo o possono inerire solo ad una ristretta minoranza elitaria perché perseguirli con tanto spreco di risorse (queste si pagate da tutti!) e con tanta priorità su bisogni e carenze ben più urgenti e diffuse?
Al di là del fatuo compiacimento narcisistico di essere diventato un turista spaziale 10, 20 o forse 40 anni prima del “volgo”, o della discutibile soddisfazione di aver esibito un’esperienza finanziariamente inaccessibile ai comuni mortali, cosa potrebbe seriamente motivare questo costoso e gigantesco impegno? Non certo i concreti miglioramenti dei servizi, delle infrastrutture, della salute, del mondo del lavoro, dello stesso ambiente che non può che venire ulteriormente inquinato da una sperimentazione energivora e tossica come quella dei lanci astronautici!
Certo le ricadute potenzialmente positive non mancano, ma fatto salvo il mondo militare, sono estremamente indirette e se costituissero davvero un obiettivo di questo straordinario investimento allora potrebbero essere perseguite direttamente e in quanto tali!
Una base permanente sulla Luna o su Marte è oggettivamente realizzabile nell’arco di pochi decenni e potrebbe essere utile per svolgere ricerche impossibili sul nostro pianeta e anche sulle stazioni spaziali più evolute, ma anche in questo caso chi sarebbero i beneficiari delle scoperte e dei risultati scientifici di questi sforzi straordinari?
Sostenere che è stata la ricerca spaziale a consentire la scoperta o l’invenzione di materiali e strumenti sofisticati e utilizzabili anche in altri settori non ne giustifica la priorità e soprattutto non da conto del fiume di denaro e di conseguenze collaterali che questo modo di procedere richiede e determina.
Con una tale logica si potrebbe scatenare una guerra, anche di dimensioni planetarie, perché in questo frangente e contesto l’industria e la tecnologia sarebbero accelerate nel loro cammino (cosa che è davvero accaduta e che potrebbe ripetersi!)! E’ come dire che puntiamo sui terremoti e sui disastri di ogni genere e tipo per aumentare il PIL!
Comunque queste riflessioni non nascono per gettarsi contro questo sforzo in quanto tale; ma vorrebbero separare la ricerca e la tecnologia della navigazione spaziale dalla sottostante corsa verso i nuovi armamenti; quello che veramente vogliono è che la scienza si coniughi di più e più spesso all’etica, all’ambiente e alle effettive priorità della nostra specie: la salute, la pace, il benessere generale, la qualità dell’esistenza di tutti, la salvaguardia degli ecosistemi e che questi obiettivi raggiungano tutti e non solo la porzione privilegiata dell’umanità, che siano distribuiti su tutti i territori e non solo su quelli dei paesi opulenti.
Ecco, serve un diverso orientamento degli investimenti scientifici e tecnologici, al servizio dei bisogni e non degli interessi, a favore dell’umanità, non contro di essa; devono ridurre e non incrementare più la forbice che lacera la popolazione mondiale dividendola in minoranze benestanti e maggioranze disperate.
Il turismo spaziale non sembra proprio andare in questa direzione!
*Sociologo, l’ultimo suo libro è “Elogio del gender. Dominio: maschilismo e catastrofe planetaria”, Fefè editore, 2023.
