Il piacere del testo “La virtù del sapere di non sapere”

di Stefano Cazzato

Il piacere del testo rubrica a cura di Stefano Cazzato
Con un titolo che ricorda Erasmo da Rotterdam, autore del celebre Elogio della follia, Gianrico Carofiglio capovolge il luogo comune della verità come esclusivo prodotto dell’indagine conoscitiva e promuove l’errore come strategia euristica della ricerca e della conoscenza.

A dispetto del titolo paradossale, si tratta però di un libro molto colto, che spazia dal diritto alla filosofia, dalla psicologia alla medicina, dalla matematica alla letteratura, dal cinema alla tecnologia, per ribadire, in fondo, il vecchio principio socratico del so di non sapere, della coscienza dei limiti, della fallibilità umana, del dubbio come pratica metodica non solo del conoscere, ma anche dell’agire e del vivere.
Del resto se sapessimo tutto, oltre ogni ragionevole dubbio, se venissimo a capo una volta per tutte dei segreti dell’universo naturale e umano, perderemmo una delle molle fondamentali della scoperta che, come insegnava Aristotele, è lo stupore nei confronti dell’ignoto, la meraviglia per ciò che non sappiamo e che ci sprona, appunto, a cercare. A cercare per sapere di più e per sapere meglio, ma con la consapevolezza che nessuna acquisizione sarà mai definitiva.
Ma il libro è molto interessante, oltre che per la ricchezza dei contenuti e per la grande chiarezza divulgativa, anche per il nesso che propone tra sapere e democrazia che si tengono a vicenda: la democrazia garantisce la libertà di ricerca, la libertà di ricerca nutre la democrazia del confronto tramite la ragione; una ragione chiamata non a pontificare e a demarcare ma a congetturare e sperimentare nel segno di quella originaria “imperfezione” che caratterizza la condizione umana.
Molto interessante, in tal senso, il capitolo 9 (Gli errori rendono amabili) che si apre con Karl Popper la cui epistemologia falsificazionista ha dato all’errore una valenza teorica e procedurale. Il che non significa che ogni ogni errore sia di per sé positivo, per quanto umano. Ci sono errori ed errori. “Non bisogno però baloccarsi con l’illusione – tipica dei numerosi manuali di autoaiuto che affollano gli scaffali delle librerie – che tutti gli errori e tutti i fallimenti siano opportunità di crescita”. Ci dicono che siamo imperfetti, ma alcuni sarebbe stato meglio non farli.

G. Carofiglio, Elogio dell’ignoranza e dell’errore, Einaudi, 2024, pp. 96, Euro 12.50
Questo libro sembra davvero ricco di spunti e riflessioni profonde. La connessione tra sapere e democrazia è un tema affascinante, ma non sarebbe più utile concentrarsi su come applicare concretamente questi principi nella società moderna? Il capitolo sugli errori mi ha colpito, ma non sono del tutto d’accordo con l’idea che alcuni errori siano inevitabili. Non credi che un approccio più proattivo potrebbe limitare quelli dannosi? La citazione di Popper è interessante, ma non rischia di ridurre la complessità della conoscenza a un semplice processo di falsificazione? Infine, come si potrebbe tradurre questo sapere teorico in azioni pratiche che migliorino la vita quotidiana delle persone? Cosa ne pensi della divisione tra errore umano e errore evitabile?