13 Giugno 2025
l'intervento - Bandiere blu, molti dubbi e qualche chiarimento

Bandiere blu, molti dubbi e qualche chiarimento

di LIA AMATO*

Le bandiere blu vengono assegnate in Italia dalla sezione italiana della FEE, (fondazione per l’educazione ambientale, in italiano), un’associazione privata di promozione ambientale internazionale con sede in Danimarca, no profit, e sono ufficialmente gratuite, ma la loro assegnazione e i criteri adottati hanno suscitato e suscitano da anni forti critiche.

In effetti inizialmente e fino a dopo il 2010 si basava sull’autoreferenzialità dei dati forniti dai sindaci nella scheda di partecipazione che la FEE invia ai comuni, poiché nessuno controllava la veridicità di quanto veniva dichiarato, anche se una giuria italiana controllava poi la documentazione che successivamente veniva allegata.

Le critiche avranno portato a modifiche dei criteri di controllo, ma ancora quattro anni fa, una prestigiosa località del Cilento “abbonata”, almeno e non solo per gli approdi turistici alla bandiera blu, inaugurò un depuratore difettoso, non collaudato e lo stesso giorno dell’ inaugurazione le acque in mare erano in condizioni tali da renderlo non balneabile.

Il depuratore rimase per anni quasi fermo, sui fanghi crebbe l’erba a dismisura e per tre anni la località non ebbe la bandiera blu, ricomparsa quest’anno in troppe località del Cilento.

In merito va anche chiarito, ma i comuni si guardano bene dal farlo, che la bandiera blu viene assegnata a specifiche spiagge del comune, ecco perché c’è discrepanza fra il numero dei comuni e il più elevato numero delle bandiere blu.

I criteri danno troppa importanza all’antropizzazione della spiaggia e dunque ai servizi per il turista, inclusi bagni e spogliatoi (in pratica alle concessioni, anche se non detto esplicitamente) anche se il prioritario dovrebbe essere l’eccellenza delle acque, ma se bastasse quello la Sardegna non sarebbe stata ignorata ed ora è ancora fanalino di coda nell’assegnazione di questo riconoscimento, invece molte bandiere hanno ricevuto nel tempo la Liguria (prima da moltissimi anni per numero di bandiere) e le Marche, che in pratica non hanno più un ambiente naturale costiero e marino (cioè dune, vegetazione e biodiversità costiera e subacquea)

Il paradosso è anche nella valutazione della balneabilità del mare sia fatta con criteri opinabili, anche se nell’anno precedente il comune deve avere avuto acque eccellenti: basta effettuare i prelievi lontano dai corsi d’acqua e dagli scarichi e in giornate lontane dalle piogge per avere risultati facilmente smentibili se i prelievi venissero fatti alla foce dei corsi d’acqua o dopo una pioggia poderosa.

In effetti lo scopo di questa bandiera, assegnabile alle località turistiche cherispettino criterirelativi alla gestione sostenibile del territorio è proprio nel termine “località turistiche”: più che strumento di promozione all’educazione ambientale è strumento di promozione turistica, dunque di speculazione economica, è un “affare” che hanno ben capito i comuni della Liguria che oltre al primato delle bandiere blu hanno il triste primato delle bandiere nere assegnate da Legambiente per abusi edilizi fin su spiaggia e azioni dannose per l’ambiente.

Codacons, Aduc, Adoc (associazioni di consumatori), Legambiente, Greenpeace ed altre associazioni ambientaliste criticano i criteri di valutazione adottati, più orientati al turismo, cioè all’antropizzazione e alla monetizzazione che al delicato ambiente costiero e al negativo impatto ambientale delle infrastrutture, che spesso è acuito proprio dal riconoscimento, che potrebbe aumentare la pressione turistica con ulteriori conseguenze negative sull’ambiente naturale.

Viene anche fortemente criticata l’assenza di verifiche indipendenti sui dati forniti dalle località candidate, il che potrebbe favorire la manipolazione dei risultati.

In conclusione vale ancora il motto : ”Il mare è sporco, puliamolo con una bella bandiera blu”!

*Attivista Ambientalista

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