Il nuovo Pontefice

Leone XIV: <<Pace disarmata e disarmante>>

PASQUALE SCALDAFERRI
L’elezione del primo Papa americano rappresenta un segno di continuità con il magistero di Francesco, pur nelle naturali e differenti diversità di due spiccate personalità.
Per sette volte il nuovo vescovo di Roma, affacciandosi alla Loggia delle Benedizioni, pronuncia la parola Pace , aggiungendo La Pace sia con tutti voi, nel Cristo risorto , un saluto cristiano ma anche laico, che fotografa la profondità del pensiero universale di Robert Francis Prevost .
Nel rispetto di una legittima prosecuzione dell’opera di Bergoglio che lo ha nominato responsabile del dicastero dei vescovi, creandolo cardinale il 30 settembre 2023, Leone XIV indica la strada da percorrere per un mondo più umano.

<< Dobbiamo cercare insieme come essere una Chiesa missionaria, che costruisce ponti, dialogo, sempre aperta a ricevere, come questa piazza con le braccia aperte, tutti coloro che hanno bisogno della nostra carità, della presenza, del dialogo, dell’amore>>.
Per la prima volta nella storia moderna, un Papa sceglie di leggere il suo discorso e non di andare a braccio.
Nell’ inaugurale benedizione Urbi et Orbi , Leone XIV imprime da subito un tangibile tratto distintivo per la chiesa del Duemila.
Già nel nome intende raccogliere l’eredità di Leone XIII, papa capace di realizzare cospicue riforme sociali e culturali. Ma il pontefice statunitense rispecchia anche la ricchezza delle sue radici famigliari (padre italo-francese e mamma spagnola) a cui si aggiunge la fluente conoscenza di 6 lingue -più il latino- che ne tracciano il profilo di un autentico evangelizzatore cosmopolita.
L’ augurio incondizionato per la pace, espresso come speranza e forte monito, per evitare catastrofi inenarrabili, sarà una missione non solo religiosa, bensì geo-politica.
L’ autorità spirituale di Leone XIV, ma anche la conoscenza filosofica e la sapienza culturale, potranno conferire un aureo peso specifico al suo pontificato.
Il 267° successore di Pietro, incarna un rinnovato percorso per la Chiesa, abbattendo vetusti stereotipi e divisioni anacronistiche tra conservatori e progressisti.
Il primo figlio di Sant’Agostino è pronto a lavorare per una pace umile e perseverante, come ha sottolineato nell’emozionato intervento, al debutto dopo l’annuncio Habemus Papam .
La scelta di Prevost di chiamarsi Leone XIV si deve leggere come una chiara attenzione verso sfide sociali ed economiche in un’epoca turbolenta e di guerra mondiale a pezzi , secondo la sofferta e inconfutabile definizione di papa Francesco.
Far rientrare, dunque, l’attività pastorale anche nell’ambito socio-politico.
Non un’invasione di campo, ma un equilibrato confronto a più voci per ricostruire una società slabbrata e frammentata, aggressiva, cinica, incline alla secolarizzazione e ad un immanente, imprevedibile nichilismo.
Nell’ideale fil rouge con il pensiero di Leone XIII, papa Prevost sembra indicare la rotta ai pellegrini e alla Chiesa del millennio, attraverso la Rerum Novarum , la più famosa tra le 86 encicliche redatte da papa Pecci.
Una svolta nella chiesa cattolica, pronta ad affrontare itinerari di modernità e che spinse i vaticanisti a ribattezzare Leone XIII con l’appellativo di “papa dei lavoratori”.
Promulgata il 15 maggio 1891, è ancora oggi simbolo e fondamenta della moderna dottrina sociale della Chiesa.
Ma se il nuovo Pontefice intende contribuire ad evitare la disintegrazione dell’umanità e sanare le continue controversie dogmatiche, i conflitti perenni e la disumanizzazione globalizzata, dovrà ispirarsi a un altro suo illustre predecessore: Leone Magno, noto per aver affrontato Attila, capo degli Unni e convincerlo -armato solo della croce papale- a non marciare su Roma e ritirarsi oltre il Danubio.
Una chiesa sinodale, che cammina alla ricerca di pace, giustizia, carità, sempre vicina a coloro che soffrono, deve saper vincere anche le contrapposizioni più insidiose e dolorose.
Il Papa appena eletto, lascia intuire che è pronto a perseguire l’obiettivo e imboccare la via del confronto -pur persuaso della drammaticità palese e latente- attraverso il dialogo e la fede con i tanti Attila di questa epoca belligerante.
Partendo da Trump, passando per Putin, arrivando a Netanyahu e al genocidio di Gaza.