Caraffa (CZ) – La “fokaggina” il fuoco sacro
Di Francesco Sampogna
Non può essere Natale se non è Natale per tutti. Gli abitanti del piccolo comune di Caraffa, comunità arbereshe, si ritrovano ogni anno intorno al fuoco sacro, fokaggina, per riscaldare i cuori e rinsaldare il senso di comunità
A Caraffa di Catanzaro, piccola comunità tra le colline dell’entroterra calabrese, la notte della vigilia chiama a raccolta gli abitanti del borgo nella piazza principale. Tutti insieme, sotto le stelle, si affidando ad un grande falò, la “Fokaggina”, il compito di riscaldare i cuori ed unire il paese nel segno della condivisione, della convivialità e della partecipazione.
Quella della “Fokaggina” non è soltanto una semplice tradizione che si rinnova nel piccolo centro di origine albanese. Una sorta di appuntamento rituale a cui prendere parte per non tradire un’abitudine che va avanti da decenni. Natale diventa un’occasione da vivere assieme per ritrovarsi nei racconti e nelle emozioni impigliate nella rete dei ricordi. È grazie allo sforzo di numerosi volontari che, per tanti anni, è stata preparata e allestita la “Fokaggina”. Giovani e anziani raggiungevano le pendici alberate per tagliare la legna da portare in piazza Skanderbeg, mentre i grossi tronchi venivano trasportati con un carro. Oggi il falò, anche in virtù delle nuove normative, ha visto ridurre il proprio volume. Eppure le sue fiamme continuano a riscaldare cuori ed animi. Attorno alla “Fokaggina”, nella notte della vigilia, canti e balli della tradizione calabrese e arbëreshë simbolo della felicità, circondati dalle note degli organetti e degli zufoli, gli abitanti erano soliti giocare a “Passeru passau”. – Una simpatica competizione che consisteva in una serie di domande poste da un “capo” e di risposte che i concorrenti dovevano dare entro un tempo stabilito. – Il tutto si svolgeva ricorrendo alla parlata arbëreshë.
La comunità di Caraffa, fondata più di cinque secoli fa da un gruppo di soldati albanesi, conserva ancora oggi usi, tradizioni e costumi ereditati dalla Terra delle aquile. Un patrimonio culturale, storico e linguistico che, anche a Natale, fa un’espressione di bellezza.